Il Rapporto

Car sharing, gli iscritti in Italia crescono del 70% e superano il milione nel 2016

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Gode di ottima salute il mercato dei servizi di car sharing nel nostro Paese: raggiunti 1.080.000 iscritti. Boom a Milano e Roma con 500 mila utilizzatori. Criticità: manca una definizione normativa chiara, ancora si aspetta l’inserimento nel Codice della Strada, necessari più veicoli elettrici nelle flotte.

Il 2016 per il mercato dell’auto condivisa è stato un anno di crescita sostenuta. Si è registrato non solo un deciso sviluppo del business in sé, ma anche del numero di operatori presenti sul mercato, con l’ingresso o il consolidamento di player di fatto non presenti nel 2015.

Alla fine dello scorso anno, secondo il 16° Rapporto Aniasa, l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustri, il mercato del car sharing in Italia ha raggiunto quota 1.080.000 iscrizioni alle diverse società fornitrici del servizio. Di questi, poco più della metà è costituita da utenti realmente attivi, con almeno 1 noleggio effettuato nella seconda metà dell’anno.

Il car sharing

Per ragioni di business e turismo, ogni giorno 17.000 persone utilizzano servizi di car sharing.

Nel 2016 sono stati registrati 6.270.000 noleggi nelle città censite. Numeri impressionanti, che testimoniano la vitalità di un comparto in forte trasformazione ed espansione. Il confronto con il 2015 ne conferma il buono stato di salute, con un aumento del 70% di iscritti e un incremento del 35% di noleggi e flotta veicoli.

Milano e Roma si confermano, anche per caratteristiche strutturali, città d’elezione dell’auto condivisa. Le due metropoli rappresentano infatti circa l’80% del business complessivo, seguite da Torino e Firenze. Gli utenti iscritti a Milano e Roma sono 900 mila, di cui 500 mila attivi, per quasi 4.850.000 noleggi su una flotta complessiva di 4.500 veicoli.

In termini di profilo di utilizzo, è cresciuta in maniera rilevante la durata media del noleggio, che è passata dai 27 minuti del 2015 ai 32 minuti medi del 2016. La distanza percorsa è più o meno la stessa, ma cresce il tempo di percorrenza, dato che dimostra quanto le nostre strade siano sempre più congestionate: “Prendendo a riferimento il tempo necessario per percorrere un singolo km, nel 2016 gli utilizzatori di car sharing hanno impiegato in media circa 4,4 minuti (circa 14 km/h di velocità media), il 15% in più rispetto ai 3,8 minuti (circa 16 km/h di velocità media) impiegati nel 2015”.

L’utente medio del servizio di car sharing in Italia ha un profilo prettamente maschile (65% del totale degli utilizzatori) ed in buona misura appartenente alla fascia 26-45 anni, che rappresenta quasi il 60% del totale degli utenti. Non mancano però gli utilizzatori molto giovani, con la fascia 18-25 anni che vale circa il 22% del totale, e quella degli utenti “senior”, che pesa comunque più del 10% complessivo.

Criticità

Secondo il Rapporto, manca una definizione di “vehicle sharing che debba necessariamente ricomprendere, sotto il profilo normativo, una categoria più ampia e diversificata, non limitandosi alla sola autovettura (ci sono anche scooter, van e furgoni, bici elettriche).

Nonostante il servizio si sia ormai consolidato da tempo nelle nostre città, altri temi da affrontare riguardano il variegato panorama contrattuale e normativo che presenta scenari differenti, a seconda delle città in cui si opera: “Il comparto necessita di una puntuale cornice normativa di riferimento che elimini le attuali incertezze, consentendo al mercato uno sviluppo virtuoso”.

Si attende ancora il riconoscimento di questa tipologia di veicoli all’interno del Codice della Strada, soprattutto per la semplificazione delle procedure riguardanti l’accertamento della titolarità alla guida e le modalità di eventuale rivalsa tra il conducente e l’azienda che eroga il servizio di sharing nei casi di sanzioni amministrative (multe, rimozioni forzate).

Lo studio evidenzia come il rapporto tra persona ed automobile stia modificandosi e come il passaggio da possesso ad uso sia sempre più generalizzato, dando nuovi spazi e valori al coniugato concetto della condivisione.

Un passo in avanti verso una sempre maggiore diffusione del servizio potrebbe compiersi con l’inclusione del vehicle sharing tra i servizi di pubblica utilità, con conseguente accesso a un regime fiscale agevolato al 10% ovvero con l’introduzione di un “bonus rottamazione” da spendere in servizi di sharing per i cittadini che decidono di allontanarsi dall’auto di proprietà.

A livello territoriale, infine, è necessario un potenziamento delle infrastrutture, prevedendo, tra l’altro, parcheggi dedicati e di interscambio modale presso i POI – Point Of Interest (stazioni ferroviarie, luoghi turistici, università, ospedali, teatri, centri commerciali, ecc.). In tale quadro assume chiara rilevanza ambientale la possibilità di utilizzare veicoli ad alimentazione elettrica, specialmente nei centri storici.