Il Rapporto

Cani e gatti in città, pubblicato il IV Rapporto nazionale

di |

I soldi ci sono, ma sono scarsi i servizi di qualità per gli animali e ancora meno le informazioni utili ai cittadini che si prendono cura di cani e gatti dando una mano a Comuni e Aziende sanitarie. Il nuovo Rapporto di Legambiente è un’istantanea della città degli animali da un punto di vista delle strutture e dei servizi, ma anche di ciò che non funziona e di quanto ancora manca da fare per una vera ‘pet city’.

È in costante aumento il numero di animali, domestici e selvatici, che vive assieme a noi in città: dai tradizionali cani e gatti agli insoliti cinghiali e le sempre più numerose volpi. Succede a Roma, a Milano, a Bologna, a Napoli, a Palermo e in tante altre città di questo Paese e del resto d’Europa.

Legambiente ha reso noto il suo IV RapportoAnimali in città sui servizi erogati e le attività pianificate dei Comuni e delle Aziende sanitarie locali a favore di questi animali ‘urbanizzati’, con il patrocinio del ministero della Salute, l’Anci, la federazione nazionale ordine dei medici veterinari (Fnovi), l’associazione nazionale medici veterinari (Anmvi) e l’ente nazionale cinofilia italiana (Enci).

Uno studio dedicato alla comprensione del benessere degli animali nelle città italiane e alla conoscenza delle strutture ad essi dedicate. Hanno risposto al questionario inviato da Legambiente 85 Comuni capoluogo di provincia (il 77% del campione) e 74 aziende sanitarie locali (il 56% del campione atteso).

Con  il IV rapporto nazionale Animali in Città – ha spiegato la direttrice generale di Legambiente, Rossella Muroni -, vorremmo dare un concretissimo contributo alla crescita della corretta gestione dei milioni di amici a quattro zampe e dell’effettivo rispetto del loro benessere. Per far ciò,  è evidente che le politiche del settore in Italia devono saper passare da una fase pioneristica, dove solo alcune realtà hanno saputo costruire esperienze positive ad una in cui tali esperienze diventino patrimonio diffuso e pratica viva in tutto il Paese“.

Snocciolando i dati, sono pochissimi gli enti in grado di assicurare servizi di qualità agli animali e corrette informazioni ai cittadini che se ne prendono cura: appena il 35% delle città del campione raggiunge un punteggio sufficiente, (Modena, Ferrara e Verona buono, solo Terni e Prato ottimo).

Riguardo le Aziende sanitarie, raggiungono una performance sufficiente 22 aziende su 74, pari al 30% del campione, mentre hanno una performance buona il 17,5% del campione. Solo una, Napoli 1 Centro, raggiunge una performance ottima.

In termini di costi, la spesa pubblica dichiarata dagli 85 Comuni capoluogo per esempio, assomma a 27,1 milioni di euro/anno nel 2013, con un costo medio di 1,74 euro/cittadino. La spesa a carico delle aziende sanitarie locali è stimabile, per il 2013, intorno ai 152 milioni euro/anno, con un costo medio di 2,5 euro/cittadino.

Preoccupa il fatto che solo due terzi dei Comuni dichiari di sapere quante e quali siano le strutture autorizzate (77,6%). La gran parte degli attuali costi è dovuta proprio alla gestione dei cani presso i canili rifugio (circa 85 milioni di euro), strutture indispensabili per il modello attuale, ma oggettivamente fallimentari rispetto ad obiettivi credibili tanto di benessere animale che di contenimento dei costi a carico delle pubbliche amministrazioni.

Più alto, ovviamente, il numero denunciato dalle Aziende sanitarie (il 96% conosce le strutture), ma non tutte effettuano i necessari controlli (89%) su canili sanitari, gattili sanitari, canili rifugio, colonie feline, aree per cani, pensioni, allevamenti, campi di educazione e altre strutture.

Tra le città più amiche dei gatti troviamo Roma (4.415 colonie e 55.725 gatti), Torino (1.424 colonie e 26.000 gatti), Napoli (1.242 colonie e 12.008 gatti) e Milano (700 colonie e 7.000 gatti).

Una buona qualità della vita degli amici animali non può prescindere dalla presenza di spazi dedicati. Il 50,5% dei Comuni ha dichiarato di avere spazi aperti dedicati agli animali d’affezione: 422 aree dedicate ai cani.

Pochissimi i Comuni che hanno adottato un regolamento (4,7%) per facilitare, con agevolazioni fiscali o sostegni economici la sterilizzazione di cani e gatti, o contrastare, con oneri fiscali, l’attuale incontrollata popolazione riproduttiva canina e felina.

Tra le aziende sanitarie, ben il 75,67% del campione, dichiara di effettuare azioni di prevenzione del randagismo canino tramite sterilizzazione delle popolazioni di cani e gatti.