cosa fare subito?

Cambiamento climatico, tra 15 anni potremmo avere l’Artico senza ghiaccio?

di Elena Potitò |

Lo afferma la nuova ricerca pubblicata dal giornale Nature Climate Change. Lo afferma la nuova ricerca pubblicata dal giornale Nature Climate Change. Cosa fare subito? E cosa sostengono gli altri esperti.

A causa del riscaldamento globale, il Mar Glaciale Artico potrebbe avere dei periodi estivi privi di ghiaccio già a partire dal 2035. È quanto afferma una nuova ricerca pubblicata dal giornale Nature Climate Change, la quale annuncia che l’ultima versione del modello climatico HadGEM3 è in grado di simulare le condizioni artiche dell’ultimo periodo interglaciale, il più caldo degli ultimi 130.000 anni. Essendo il primo modello a riportare le caratteristiche di quest’era climatica, è anche il primo a poter cogliere con precisione quale sarà l’aspetto dell’Artico con temperature elevate. 

La prima estate ice-free?

Sviluppare un modello innovativo e capace di prevedere la prima estate ice-free è un obiettivo al quale la comunità scientifica aspirava da tempo, e HadGEM3 è stato il primo a raggiungerlo.

La scadenza suggerita dal team di ricerca, relativa al 2035, è una delle più pessimistiche proposte fino ad oggi. 

L’aspetto più grave della previsione dell’estate senza ghiaccio risiede nel fatto che ciò che accade nell’Artico non influenza solo l’equilibrio di quella zona, bensì quello di tutto il globo.  Infatti, l’Artide gioca un ruolo fondamentale nel regolare l’andamento meteorologico e la circolazione oceanica del nostro pianeta.

Dal 1980 la banchisa artica è in continua e significativa diminuzione. Negli ultimi 40 anni si è sciolta del 40% e il suo spessore medio si è dimezzato. Inoltre, nel 2019 il livello minimo del ghiaccio è stato il secondo più basso mai registrato, dopo quello del 2012

Le cause

I motivi di questa accelerazione sono molto complessi, ma secondo la comunità scientifica uno degli aspetti fondamentali alla base dello scioglimento è l’interazione tra l’atmosfera, il ghiaccio e l’oceano. 

Il bianco della banchisa riflette la luce, al contrario dell’oceano che, con il suo colore blu scuro, tende ad assorbire i raggi solari, contribuendo alla diminuzione dei ghiacci. Di conseguenza, la decrescita della superficie coperta dalla banchisa innesca un circolo vizioso nel quale una quantità sempre maggiore di radiazione solare viene trattenuta dal mare, accelerando così il processo di riscaldamento. Come afferma Jeremy Wilkinson, fisico esperto di ghiaccio marino della British Antarctic Survey, “…Se si vogliono comprendere le dinamiche della banchisa, è necessario anche capire quelle dell’oceano e dell’atmosfera. Bisogna concepirle come un pacchetto completo”. 

Che cos’è l’effetto Albedo?

Questa interazione, che si può riassumere nella capacità della materia di riflettere i raggi solari, è fondamentale per scoprire il futuro dell’Artico e del pianeta, e si chiama Effetto Albedo. La riflettività è diminuita inoltre dai laghetti di fusione, delle pozze d’acqua che si formano sul ghiaccio e che spesso non sono riportati dai modelli climatici meno innovativi.

Il team di ricerca di HadGEM3 ha paragonato il panorama climatico attuale a quello dell’era interglaciale, che non era mai stato riprodotto a causa dei limiti tecnologici degli strumenti utilizzati fino ad ora. Al contrario, l’attendibilità di questo nuovo modello, secondo gli autori del report, è molto alta: è infatti stata riscontrata una compatibilità del 95% tra questo modello e le osservazioni relative all’epoca interglaciale. 

Inoltre, HadGEM3 presenta una elevata Equilibrium Climate Sensitivity (ECS) rispetto ai modelli precedenti, un parametro che indica l’aumento di temperatura a seguito di un ipotetico raddoppio di concentrazione di Co2 nell’atmosfera. Oltre a ciò, esso è in grado di rappresentare con maggiore precisione gli scambi termici tra oceano ed atmosfera e le proprietà di riscaldamento e raffreddamento dei principali gas serra.

Il progresso delle previsioni proposte da HadGEM3 risiede anche nella maggiore capacità di riproduzione degli stagni di fusione della banchisa. Infatti, più questi ultimi si formano, più velocemente il ghiaccio si scioglierà, accelerando l’avvicinamento al punto di non ritorno. Infatti le simulazioni mostrano come, una volta che la banchisa si scioglie del tutto nei mesi di agosto e settembre, non è più in grado di rigenerarsi negli anni successivi.

Non tutti gli esperti condividono le previsioni relative al 2035

Nonostante l’attendibilità dello studio, è in corso un dibattito sul tema. Infatti non tutti gli esperti condividono le previsioni relative al 2035, proprio perché il team di ricerca simula temperature ed emissioni di gas maggiori rispetto agli scenari finora considerati.

A sostenere questa tesi Mark Serreze, direttore del National Snow and Ice Data Center della University of Colorado, afferma che la scadenza proposta è “…possibile, ma forse un pò eccessiva”. Considerando che l’innalzamento della temperatura dipenderà anche dai comportamenti dell’uomo e da quanto questi cambieranno nel prossimo futuro, secondo Serreze sarebbe più realistico prevedere lo scioglimento totale dei ghiacci a partire dal 2040. Le incongruenze con la realtà che qualsiasi modello potrà riscontrare saranno dovute all’imprevedibilità della quantità di emissioni che l’uomo produrrà nei prossimi anni. Uno studio pubblicato nel 2016 aveva già anticipato in maniera più approssimativa rispetto ai modelli più recenti, che la prima estate ice-free potrebbe verificarsi tra il 2032 e il 2053 oppure tra il 2043 e il 2053 a seconda del livello di emissioni di gas serra (elevato nel primo caso, medio nel secondo). Ad esempio, secondo uno studio del 2018, un grande successo potrebbe essere raggiunto se la comunità internazionale rispettasse l’Accordo di Parigi, limitando il riscaldamento globale a 1.5० e rimandando la prima estate senza ghiaccio al 2065.

Zackary Labe, esperto del Mar Glaciale Artico e ricercatore al Colorado State University’s Department of Atmospheric Science, è della stessa idea di Serreze e fa inoltre presente che lo studio di HadGEM3 non prende in considerazione le fluttuazioni climatiche.

Marika Holland, scienziata della University Corporation for Atmospheric Research (UCAR afferma: “…un’estate in cui l’Artico sarà privo di ghiaccio rappresenta solamente un ulteriore momento critico, che sottolineerà la drammaticità della situazione. Tuttavia, a mio parere i cambiamenti attuali sono già da considerare drammatici e senza precedenti, e non bisogna abbassare la guardia”. 

Convenzionalmente, si prevede che il ghiaccio dell’Artico sarà assente durante il periodo estivo quando la temperatura globale supererà di 2 gradi Celsius quella dell’epoca preindustriale del 1800, attualmente oltrepassata di 1.2 gradi.  

Lo scioglimento del ghiaccio marino provocherebbe lo scompenso di molti ecosistemi- costringendo diversi animali a dover cambiare stile di vita (già attualmente gli orsi polari devono percorrere distanze maggiori per trovare cibo) e numerose specie si estingueranno. Inoltre, non solo le popolazioni indigene risentiranno degli enormi cambiamenti – non potendo più usufruire del ghiaccio per spostarsi o per cacciare – ma anche per il resto dell’umanità le conseguenze indirette saranno disastrose, più di quelle che si stanno già verificando, come siccità e calamità naturali di ogni tipo. 

Come afferma Serreze: “…sono sempre più dell’idea che l’influenza dell’Artico si spinga oltre l’Artico stesso, comprendendo l’economia e la geopolitica – lo sfruttamento di petrolio e gas naturali, la pesca, il trasporto marittimo e la militarizzazione della regione”.  

Al di là di quale sarà l’anno preciso in cui la banchisa si scioglierà, un punto solo mette d’accordo tutti gli esperti: al fine di rimandare la scadenza ed attutire le conseguenze del riscaldamento, questo tema deve destare una notevole preoccupazione non solo all’interno della comunità scientifica, ma soprattutto di quella internazionale, che deve agire al più presto.