Sostenibilità

Cambiamenti climatici, 250 città americane contro Trump

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I sindaci delle metropoli americane si incontrano a Miami e lanciano la sfida al Presidente: per noi i cambiamenti climatici sono una realtà, provvederemo da soli per accelerare gli interventi di sostenibilità ambientale”. Bloomberg regala alla città della Florida 200 milioni di dollari per azioni di resilienza.

I rappresentanti istituzionali di 250 città degli Stati Uniti si sono ritrovati alla US Conference of Mayors in Florida, a Miami Beach, per chiedere a Washington di cambiare rotta sul tema dei cambiamenti climatici.

Il nuovo Presidente USA, Donald Trump, ha infatti sin da subito affermato perentoriamente di non credere alla teoria del climate change insomma, spingendo anzi l’acceleratore sui combustibili fossili come gas, carbone e petrolio.

Un messaggio forte a cui un numero crescente di autorità pubbliche americane vuole rispondere in maniera altrettanto determinata ma di segno opposto: investire in fonti energetiche rinnovabili disinvestendo progressivamente su quelle fossili; provvedere ad un piano nazionale di resilienza economica e finanziaria; porre le basi per una nuova e più competitiva low carbon economy; puntare sulle smart cities.

Ed è quello che i sindaci e i rappresentanti di 250 amministrazioni pubbliche degli Stati Uniti hanno dichiarato oggi a Miami: l’obiettivo da raggiungere è un’economia al 100% sostenibile grazie alle tecnologie pulite e all’energia da fonti rinnovabili

Non è necessario attendere che il nostro Presidente cambi idea sui cambiamenti climatici – ha dichiarato in apertura di lavori il sindaco di New Orleans, Mitch Landrieututti voi qui avete la stessa idea riguardo le sfide che ci attendono e le soluzioni da adottare. I cambiamenti climatici sono reali e riguardano tutti noi, se il Governo ritarderà i provvedimenti necessari per ridurre le emissioni di CO2 e investire in rinnovabili, le città stesse provvederanno di loro iniziativa a muoversi sulla strada della sostenibilità”.

Nonostante il Governatore della Florida, il repubblicatno Jim Scott, abbia vietato l’utilizzo dell’espressione cambiamenti climatici, Miami si trova a fare i conti con un problema antico, ma quanto attuale, perché accresciuto in potenza e frequenza: l’alta marea.

Quando c’è la luna piena i cittadini di Miami, più che di licantropi, hanno paura delle maree e della loro durata ed intensità. A novembre 2016 la King Tide (l’alta marea) è durata per oltre due settimane, con problemi di vario tipo ad affliggere la cittadinanza: esondazione di fogne, inquinamento delle acque potabili, morte della vegetazione, viabilità interrotta, criticità igienica, infrastrutture e abitazioni danneggiate.

Si stima che solo a Miami (ma l’area metropolitana è ben più grande e comprende diversi Comuni limitrofi) i cambiamenti climatici si abbatteranno sul 12,5% delle case e questo a causa dell’innalzamento del livello del mare di circa due centimetri l’anno.

E mentre l’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg ha annunciato che metterà a disposizione della città 200 milioni di dollari del suo patrimonio personale (più un bando nazionale da 17 milioni di dollari per i progetti smart city di resilienza), in Florida si continuano a contare i danni provocati dal mare e si tratta di centinaia di milioni di dollari (senza contare la svalutazione di ogni attività economica nella regione).