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Caccia 6G, la Difesa europea e le strategie di Francia, Germania e Italia

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Il progetto franco-tedesco fa fuori l’Italia: Guido Crosetto (AIAD) “un accordo anti italiano e noi possiamo entrare nel progetto britannico del caccia di nuova generazione Tempest, ma il Governo deve investire di più nella Difesa”.

Entro 20 anni l’Europa dovrà avere il suo nuovo ed efficacissimo aere da combattimento di sesta generazione (6G). L’obiettivo è mantenere il livello competitivo con gli Stati Uniti e l’ultima versione Lockheed Martin dello stealth.

La corsa al nuovo modello di caccia europeo è partita a luglio 2017 con l’annuncio congiunto di Francia e Germania, rispettivamente con il Presidente Emmanuel Macron e la cancelliera Angela Merkel, di voler costruire il nuovo caccia da combattimento made in Euche, come spiegato dal magazine online Analisi Difesa, prenderà il posto dell’Eurofighter Typhoon e del Dassault Rafale, velivoli concepiti negli anni Ottanta del secolo scorso che comunque continueranno ad operare per altri 30 anni almeno.

Il nuovo caccia europeo è concepito all’interno del Future Air Combat System, o FCAS, e sarà doppia versione, “con o senza pilota, manned e unmanned”, e un primo prototipo potrebbe vedere la luce attorno al 2035-2040.

Il FCAS è una piattaforma per lo sviluppo di innovativi sistemi di armamento di aerei militari, anche definiti Next Generation Weapon System (NGWS).

Sull’argomento è tornato in questi giorni Guido Crosetto, deputato di Fratelli d’Italia e qui in veste di Presidente dell’AIAD, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza, presente in Confindustria.

Crosetto, che di Difesa se ne intende, visto che è stato dal 2008 al 2011 sottosegretario di Stato del Ministero della Difesa nel Governo Berlusconi IV, ha visto in questa alleanza franco-tedesca un attacco all’Italia e allo stesso tempo uno sgarbo all’Unione europea.

L’accordo sulla nuova versione del caccia da combattimento europeo tra Germania e Francia lascia tutti gli altri ai margini e, poiché l’unico altro paese con pari capacità industriali è l’Italia, l’accordo è chiaramente contro l’Italia”, ha riferito Crosetto a defensenews.com.

Il coordinatore di FdI ha inoltre affermato: “Francia e Germania hanno cercato di coinvolgerci per caso in questo progetto? Non mi sembra proprio. Inoltre, se due grandi Paesi europei stringono accordi su queste tematiche, come dovrebbero reagire gli altri partner dell’Unione? In questo modo – ha precisato Crosetto – il rischio evidente è un indebolimento dell’Unione stessa su un argomento poi strategico, come quello della Difesa”.

Tornando al caccia europeo di sesta generazione, il primo progetto di studio è stato commissionato da Francia e Germania ad Airbus e Dassault, per un costo di 65 milioni di euro.

L’Italia, secondo Crosetto, dovrebbe guardare alla Gran Bretagna e non badare troppo all’affare Brexit: “L’Italia potrebbe tranquillamente seguire il Regno Unito nel progetto Tempest”.

Posizione condivisa anche dall’attuale Sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa, Angelo Tofalo, che in occasione di Cybertech Europe 2018, secondo quanto riportato da agenzianova, ha affermato: “E’ doveroso per l’Italia entrare subito nel programma del progetto del caccia Tempest “per mettersi in prima linea”.

Per partecipare al progetto britannico di caccia 6G Tempest, l’Italia potrebbe far affidamento ai centri di ricerca Leonardo sull’Isola: “la Brexit non sarà che un problema burocratico e amministrativo, la relazione tra i due Paesi rimarrà ottima”.

Ovviamente, Francia e Germania fanno il loro gioco all’interno di una strategia di Difesa europea molto rilevante, in termini di investimenti e tecnologie in ballo, all’Italia spetta la prossima mossa e anche su questo Crosetto lancia la sfida: “Il Governo italiano deve investire maggiormente nel settore della Difesa, per renderlo più competitivo e in grado di pesare di più a Bruxelles quando si destinano risorse per il settore”.