bastone e carota

Busia (Anac) loda l’E-procurament obbligatorio da gennaio 2024. Tutto il ciclo di vita del contratto pubblico sarà digitale

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Chi non rientra negli standard di digitalizzazione non potrà più effettuare gare e appalti. Una rivoluzione per migliaia di stazioni appaltanti.

Ha usato il bastone e la carota l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) per analizzare, nella sua relazione annuale al Parlamento, il nuovo Codice appalti, il decreto sul Ponte dello Stretto e l’E-procurament. Partiamo da quest’ultimo.

Digitalizzazione dei contratti pubblici

L’E-procurament sarà obbligatorio dal 1° gennaio 2024: ossia tutto il ciclo di vita del contratto pubblico, dalla programmazione dell’opera alla sua esecuzione finale, diventerà digitalizzato. Chi non rientrerà negli standard di digitalizzazione, non potrà più effettuare gare e appalti (non verrà rilasciato il CIG – Codice Identificativo Gara).

Il cambiamento digitale non riguarda solo il singolo aspetto della gara quanto, piuttosto, l’intero processo: che va da tutto ciò che attiene alla fase di programmazione sino al pagamento dell’ultima fattura relativa al contratto. La sfida è quella di gestire l’intero ciclo di vita digitalmente, in modalità ‘nativa’.

Busia: “Semplificare e velocizzare le varie fasi del ciclo di vita dei contratti con maggiore trasparenza”

“L’obiettivo è di semplificare e velocizzare le varie fasi del ciclo di vita dei contratti”, ha spiegato il Presidente di Anac Giuseppe Busia“Offrire qualità e tempestività dei dati raccolti, maggiore trasparenza e condivisione delle informazioni, attuare il principio dell’unicità dell’invio (cioè, ridurre la burocrazia inutile), e garantire un monitoraggio tempestivo del mercato con la prevenzione di fenomeni distorsivi e corruttivi”, ha aggiunto. 

I vantaggi della Banca Dati Anac 

Già oggi la Banca Anac collega i dodici enti certificanti il possesso dei requisiti necessari per ogni appalto (Agenzia entrate – regolarità fiscale, Inps Inail Casse edili – regolarità contributiva, Ministero Giustizia – casellario giudiziario, Ministero Interno – Certificazioni Antimafia, ecc.), creando un unico strumento, il fascicolo virtuale dell’operatore economico che certifica i documenti rapidamente e senza inutili duplicazioni. 

Questo sta cambiando il ruolo di Anac, ha spiegato l’Autorità, si sta trasformando da vigile che multa quando commetti eccesso di velocità, a tutor che ti affianca e di aiuta a non sbagliare, creando interconnessione fra le diverse banche dati. 

Attraverso la Banca dati nazionale dei contratti pubblici di Anac, tutte le informazioni e le attività riguardanti gli appalti passano attraverso piattaforme telematiche interoperabili e confluiscono sul portale dell’Autorità, con l’acquisizione diretta dei dati. 

“La Banca dati Anac”, ha aggiunto il Presidente Giuseppe Busia, “mette in campo una garanzia fondamentale per il cittadino, interconnettendo gli operatori del settore e le amministrazioni, creando un sistema unico di raccolta delle informazioni, da quelle del casellario giudiziario alle attestazioni di regolarità fiscale rilasciate dall’agenzia delle entrate, a quelle di regolarità contributiva rilasciate dall’Inps. In tal modo viene semplificata la vita delle persone, delle aziende e delle amministrazioni, e nello stesso tempo si dispone di un’arma fondamentale per combattere il malaffare e la corruzione”. 

L’Autorità, nel corso del 2022, ha avviato una serie di interventi di sviluppo volti a rendere operativi, entro la fine del 2023, tutti i nuovi servizi IT necessari per attuare la completa digitalizzazione del ciclo di vita degli appalti e, in particolare: 

  • la Piattaforma Appalti (PA), deputata sia al monitoraggio degli appalti, sia all’erogazione di servizi per le piattaforme di negoziazione; 
  • l’evoluzione del Fascicolo Virtuale dell’Operatore Economico (Fvoe) per garantire la piena attuazione del nuovo Codice dei contratti e la piena integrazione dello stesso nell’ambito dell’ecosistema di e-procurement; 
  • la piattaforma per la pubblicazione a valore legale degli avvisi e degli esiti di gara, sia a livello nazionale, sia a livello europeo con la comunicazione dei dati al sistema TED (Tenders Electronic Daily) (entra in vigore primo novembre 2023) 
  • l’Anagrafe degli Operatori Economici (AOE); 
  • i servizi IT per la gestione della nuova Anagrafe Unica delle Stazioni Appaltanti (AUSA) e della qualificazione delle stazioni appaltanti; 
  • i servizi IT per la gestione degli adempimenti in materia di trasparenza dei dati degli appalti

Una rivoluzione per migliaia di stazioni appaltanti

Così, entro il prossimo 31 dicembre, le stazioni appaltanti dovranno utilizzare piattaforme telematiche interoperabili con le banche dati Anac e l’inserimento documentale cederà il passo alla creazione di documenti nativi digitali e all’acquisizione diretta dei dati.

Un vero salto di qualità nell’operare della pubblica amministrazione, che vedrà coinvolte migliaia di stazioni appaltanti: 

  • 39.000 RUP (il Responsabile del procedimento gare di un appalto)
  • 57.000 operatori economici, 
  • oltre alle SOA e agli enti certificatori.

Pnrr, finanziati meno del 14% degli investimenti complessivi

E veniamo ora al Pnrr. Secondo la Terza relazione sullo stato di attuazione, al 28 febbraio 2023, ha fatto notare il presidente di Anac al Parlamento, gli investimenti finanziati con le risorse del Piano si sono fermati a circa 25 miliardi di euro, meno del 14% dell’ammontare complessivo previsto. E parte significativa di questi ha potuto essere realizzata in quanto già avviata prima dell’approvazione del Piano.

“Trasparenza e controllabilità”, ha ammonito Busia, “sono indispensabili anche per evitare che le tante risorse ad esso legate, indubbiamente oggetto di appetiti della criminalità e del malaffare, finiscano in mani sbagliate, con un danno che andrebbe ben al di là della perdita materiale dei fondi”.

“Non si può gestire ciò che non si può misurare”. Busia citato l’assunto dell’economista Peter Drucker vale anche nella lotta alla corruzione. Per prevenirla e combatterla, serve conoscerla e anche misurarla. 

La Piattaforma unica della trasparenza

Essere informati e consapevoli dell’attività della pubblica amministrazione rende protagonisti attivi della vita pubblica, controllori efficaci del corretto utilizzo delle risorse, sostenitori fiduciosi delle istituzioni.

Proprio per questo, a dieci anni dal decreto legislativo n. 33 del 2013, Anac ha voluto lanciare l’idea della creazione di una Piattaforma unica della trasparenza, che ha trovato spazio in alcuni interventi normativi e che sta progressivamente realizzando.

Grazie ad essa, e all’interconnessione con altre banche dati pubbliche, le amministrazioni saranno sollevate da diversi adempimenti, con risparmi economici e gestionali. Al contempo, i cittadini, a parità di dati disponibili, avranno a disposizione molte più informazioni, confrontando efficacemente l’azione di diversi enti. Infine, le stesse amministrazioni trarranno vantaggio da tale confronto, nel segno della diffusione delle migliori pratiche e della creazione di nuove sinergie.

“Insomma”, ha detto Busia, “non sarà solo uno strumento per assicurare risparmi e semplificazioni, e neanche solo per accrescere la conoscibilità dell’a- gire pubblico, ma anche un vero volano di miglioramento gestionale e innovazione amministrativa”.

Nuovo Codice Appalti, Anac: “Attenti alle deroghe, scorciatoie rischiose”

Sul nuovo Codice Appalti, Busia ha ripetuto: “La deroga non può diventare regola, senza smarrire il suo significato e senza aprire a rischi ulteriori. Nel tempo in cui, grazie all’impiego delle piattaforme di approvvigionamento digitale e all’uso di procedure automatizzate, è possibile ottenere rilevantissime semplificazioni e notevoli risparmi di tempo, accrescendo anche trasparenza e concorrenza, sorprende che per velocizzare le procedure si ricorra a scorciatoie certamente meno efficienti, e foriere di rischi. Tra queste, l’innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti, specie per servizi e forniture, o l’eliminazione di avvisi e bandi per i lavori fino a cinque milioni di euro”.

Ponte sullo Stretto, “Si basa su un progetto elaborato oltre 10 anni fa e presenta troppi rischi per pubblico”

Infine, Busia nella relazione al Parlamento, ha posto l’attenzione anche sul Decreto “Ponte dello Stretto”, evidenziando gravi rischi: “Rileviamo uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi. Il recente decreto-legge, sulla base di un progetto elaborato oltre dieci anni fa, ha riavviato l’iter di realizzazione del ponte tra Sicilia e Calabria. Sono stati, da parte di Anac, proposti alcuni interventi emendativi volti a rafforzare le garanzie della parte pubblica, non accolti, tuttavia, dal Governo in sede di conversione del decreto”.

Concludiamo con una frase di Busia:

“Nei contratti pubblici non basta, infatti, fare presto, ma occorre anche fare bene, valorizzando la buona progettazione e ricercando la qualità. Non conta, dunque, solo il quando, ma anche il come e con chi, senza mai cadere nella pericolosa scorciatoia di contrapporre efficienza e legalità”.