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‘Broadband mobile, ecco le frequenze in arrivo a partire dal 2015’. Intervista a Antonio Nicita (Agcom)

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Antonio Nicita, commissario Agcom: ‘L’Autorità avvierà a breve una consultazione sulla banda 3.6-3.8 Ghz per Fixed wireless e Lte. Pronta la gara per la Banda L’

Dopo la banda 800Mhz e la Banda L, L’Agcom sta ora preparando lo sblocco di nuove risorse frequenziali sui 3.6-3.8 Ghz per il Fixed Wireless e LTE. Prossime tappe l’efficientamento della banda 2.3-2.4 Ghz e  in futuro il refarming sui 700 Mhz.

Sbloccare il maggior numero possibile di frequenze in favore degli usi più efficienti per l’offerta di servizi in mobilità, al fine di rispondere al meglio alla richiesta della Commissione Europea di rendere disponibili 1200 Mhz di banda entro l’anno in corso e soddisfare così la crescente domanda di spettro. L’Agcom sta scandagliando lo spettro, in particolare la parte alta, per reperire nuove risorse da mettere a disposizione degli su più efficienti per i servizi in mobilità a banda larga e ultra larga mobile in particolare per applicazioni video su smartphone e tablet. Delle prossime mosse dell’Autorità su queste tematiche, abbiamo parlato con il commissario Antonio Nicita, membro della Commissione Reti in seno all’Agcom.

 

Key4biz. Lo spettro è uno dei temi più caldi della regolazione, quali sono le prossime frequenze che saranno liberate per il broadband mobile?

 

Antonio Nicita. L’Autorità avvierà entro qualche settimana una consultazione sui meccanismi più idonei per mettere a disposizione, già dai prossimi mesi, la banda 3.6-3.8 Ghz. Si tratta di una importante novità – della quale sono stato relatore assieme al collega Francesco Posteraro – per una banda un po’ più alta che in un prossimo futuro,  come dice la Commissione Europea, potrà essere molto interessante sia per i servizi di fixed wireless che per applicazioni Lte e Lte-Advanced. Il documento che andrà in consultazione propone infatti la possibilità di individuare lotti diversi in funzione delle zone geografiche. Ciò permetterebbe una sorta di divisione del lavoro tra usi a maggior valore nelle aree ad alta densità (per le quali il meccanismo d’asta può essere più idoneo) e usi oggi fondamentali per ridurre il digital divide nella banda larga e ultra larga nelle aree meno dense e meno servite del paese (per le quali un meccanismo di beauty contest con obblighi ‘sociali’ può essere più appropriato). La consultazione ci fornirà indicazioni utili su tale distinzione nonché sulle tempistiche, potendo le due proposte anche essere rilasciate la mercato con tempi diversi.

Key4biz. Gli ‘obblighi sociali’ sono una novità. Può dirci in cosa consistono per la parte beauty contest della banda 3.6-3.8 Ghz?

 

Antonio Nicita. L’idea è mutuata da esempi di altri paesi. Insistere sempre sulle aste se da un lato valorizza il valore di una risorsa finita, come lo spettro, dall’altro può incrementare i costi per gli investimenti degli operatori, rallentando la penetrazione, specie nei casi in cui, come i servizi fixed wireless, gli investimenti riguardano la copertura di zone in digital divide. Ci sono operatori innovativi che in questi anni hanno sperimentato con successo collegamenti a banda larga ad elevata capacità in zone assolutamente povere in termini di copertura, sia fissa che mobile, contribuendo a ridurre il digital divide. A questi operatori si potrebbe chiedere, in un contesto di selezione beauty contest, di offrire, per un certo periodo, il servizio e non la mera copertura a istituzioni target (scuole, biblioteche, musei, siti turistici e così via), premesso che l’impatto in termini di emissioni elettromagnetiche di alcune applicazioni, quali il fixed wireless, appare pienamente compatibile con gli attuali limiti. Ciò permetterebbe non solo la sperimentazione ma l’avvio, in tempi assai rapidi, di servizi innovativi, contribuendo non solo alla riduzione del divide ma anche all’alfabetizzazione digitale. Anche su questo punto, la consultazione fornirà interessanti punti di vista da parte degli operatori che potranno anche contribuire a modificare taluni degli aspetti proposti nel documento.

Key4biz. A che punto è la gara per la Banda L, dal quale il Governo si aspetta entrate per 600 milioni di euro?

Antonio Nicita. Abbiamo approvato il provvedimento che sarà trasmesso a giorni al Mise. Le recenti tendenze al consolidamento nel settore della telefonia mobile hanno contribuito a indicare in due lotti paritari la scelta più razionale, dato il contesto di mercato, individuando quindi un numero di lotti inferiore al numero di operatori che con maggiore probabilità saranno interessati ad utilizzare tali risorse anche in accoppiata per il supplemental downlink di servizi ad lata capacità e ad alto valore aggiunto, quali i servizi video. La Commissione europea qualche settimana fa ha indicato ai paesi membri la necessità di assegnare la banda L entro i prossimi sei mesi proprio a tali usi per rispondere alla ‘fame’ di spettro e alla crescita esponenziale della domanda di capacità di banda per servizi in mobilità. In questo l’Italia si è mossa per tempo e sarà tra i primi paesi europei. Peraltro, visti i tempi indicati dal rapporto Lamy per la banda 700, queste risorse risulteranno cruciali, nei prossimi cinque anni, per soddisfare la crescente domanda di spettro per servizi ad elevata capacità. Infine, sono convinto che bisogna armonizzare anche la banda 2.3-2.4 Ghz, come sta avvenendo in Francia con licensed shared access rispetto agli usi militari di telemetria. Anche quella è una banda molto pregiata, ma oggi in Italia frazionata in molteplici usi wireless le cui autorizzazioni potrebbero essere ricollocate e concentrate in una parte della banda in modo da avviare sperimentazioni per usi condivisi e a maggior valore. Su questo è in corso una interlocuzione con il MISE. Occorre poi valorizzare con la dovuta attenzione gli sviluppi sul tema delegated shared access e di condivisione wi-fi che appaiono molto promettenti.

 

 

Key4biz. Alcuni operatori hanno sollevato il tema dei limiti di emissione delle frequenze, è un tema rilevante?

 

Antonio Nicita. Il tema non è in sé il limite alle emissioni frequenziali, questione pacifica e non in discussione al momento, sebbene tale limite sia effettivamente più forte nel nostro paese rispetto a comparabili esperienze estere. Piuttosto si pone un problema di una misurazione più analitica e a vasto raggio di tali limiti, proprio per valutarne correttamente, in un senso o nell’altro, l’effettiva dimensione ai fini della compatibilità piena con i requisiti di legge. Come sapete, Agcom ha tra i suoi compiti originari anche quelli relativi a tali misurazioni, che oggi sono svolte dall’Arpa. Ritengo che un tavolo tecnico di confronto complessivo sulle metodologie di rilevazione sia necessario in un prossimo futuro, a tutela dei cittadini utenti innanzitutto, ma anche al fine di dare maggiori certezze agli operatori chiamati ad investire.

 

Key4biz. Lei ha citato la banda 700 quali sono le prossime tappe per il passaggio dei 700 Mhz dai broadcaster alle telco?

 

Antonio Nicita. Il Rapporto Lamy fissa la riorganizzazione dei 700 Mhz in un periodo lungo, al 2022. Avere un tempo lungo a disposizione è un fatto positivo per l’Italia perché i processi di refarming sono sempre complicati e vanno pianificati per tempo.  D’altra parte vi è stata negli ultimi mesi una forte accelerazione da parte di diversi paesi europei, anche confinanti, che richiederà una discussione sull’opportunità di anticipare, in Italia, la tempistica, anche in forma modulare e progressiva, nel confronto con tutti gli stakeholders. Germania e Francia, ad esempio, sono andati già a gara con i 700 Mhz, ma prevedendo di liberare le prime risorse non prima della fine del 2017 o dall’inizio del 2018 per poi procedere progressivamente. Fatte salve le specificità nazionali, nella programmazione dello spettro, è l’armonizzazione europea e internazionale degli usi a costituire una condizione indispensabile per l’allocazione efficiente delle risorse.