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BreakingDigital. Microsoft riconosce sovranità alla Ue: in Germania il primo database controllato da Deutsche Telekom

Michele Mezza

Microsoft apre il mercato europeo dei data base.

Per la prima volta uno dei grandi Over The Top della rete sposta in Europa il tesoro di famiglia: l’archiviazione e la gestione dei dati dei propri utenti.

Ma il vero segno dei tempi si ricava dalla seconda decisione del gruppo di Bill Gates: il data base che sarà costruito in Germania e su cui convergeranno i dati del mercato europeo sarà sorvegliato da Deutsche Telekom, il provider nazionale tedesco, ancora sotto il controllo statale, che fungerà da garante per la trasparenza dell’uso dei dati.

E’ questo forse il primo atto di sottomissione alle leggi della sovranità politica europea di uno dei giganti americani del software. In esecuzione della sentenza della Corte Suprema Europea, che aveva di fatto cancellato il concetto di Safe Harbor Decision con cui si consentiva di trasferire al di là dell’Atlantico i dati dei cittadini europei in virtù di una presunzione di maggior sicurezza.

Poi, il ciclone Snowden, l’attacco e le continue violazioni della privacy da parte dei grandi centro servizi digitali hanno completamente mutato il clima politico e culturale attorno alla rete.

La Decisione di Seattle apre un nuovo squarcio sul mercato.

La presenza materiale in Europa del deposito dei dati rende visibile e plausibile una negoziazione con i centro servizi sia sull’uso di questi dati, sia sulla struttura e natura degli algoritmi che li raccolgono e finalizzano nei nuovi servizi profilati che si stanno annunciando sulla scena digitale.

Intanto,  il precedente Microsoft costringerà gli altri grandi challenger come Google, Facebook e Amazon a prendere posizione: è possibile rispettare la sentenza europea e allora si deve rispettarla. Un elemento questo che renderà ancora più scottante e imbarazzante il contenzioso di questi gruppi con le autorità europee.

Ma non solo.

Se viene meno il luogo comune per cui solo l’extraterritorialità assicura l’invisibilità dei dati, allora muta l’intera filosofia della rete e, più pragmaticamente, cambiano le strategie commerciali delle varie “galline dalle uova d’oro”.

In questo quadro, diventa ancora più urgente far crescere una nuova consapevolezza del consumo digitale, dando saperi e competenze ai movimenti consumeristici per interferire con lo stato brado attuale delle relazioni digitali. Modificandone primariamente la condizione di asimmetricità che rende assolutamente non gestibile qualsiasi relazione contrattuale o anche semplice utenza nella rete da parte di ogni singolo cittadino.

Su questo punto poco si è sentito alla convention brasiliana sulla governance della rete andata in scena a Joa de Pessoa. Ancora forti rimangono le reminiscenze anti stataliste che vedono nell’intromissione degli enti pubblici il pericolo principale.

Ma il vero onere dell’iniziativa passa ora ai soggetti che si candidano a gestire questa nuova negoziabilità dei dati e del software. Abbiamo detto, innanzitutto, il movimento dei consumatori che deve trovare forme e culture per dialogare, con forza e determinazione con i nuovi poteri della rete per rendere realmente, come si suol dire, “customer the King”.

Sia in ambito nazionale che soprattutto europeo bisogna riuscire ad abilitare il movimento dei consumatori come partner e controparte dei grandi centro servizi. Lo scontro non può rimanere schiacciato fra Uber e i Taxisti, ad esempio, ma estendere il dibattito ai passeggeri per allargare la gamma delle garanzie e delle ottimizzazione dei nuovi servizi.

Tanto più che oggi siamo alla vigilia di un nuovo tornante della rete, dove l’intelligenza artificiale, su cui molto stanno investendo gli Over The Top, muterà radicalmente contenuti e forme delle nostre relazioni.

Insieme ai consumatori, devono scendere in campo altri soggetti comunitari come ad esempio i territori, le città, che sono i principali mercati abilitanti dei dispositivi digitali: città e regioni devono poter confrontarsi con i fornitori di servizi intervenendo sulla struttura del software e assicurando ai propri cittadini servizi sicuri e piena autonomia dei loro comportamenti.

Un altro grande soggetto del dialogo non può non essere il sistema della formazione, le università ma anche le altre scuole inferiori, dove i clienti della rete crescono e consumano: la scuola deve diventare un grande validatore di algoritmi autonomi e sovrani, che spingano lo sviluppo e non aumentino le dipendenze.

Comunque a questo punto il dato più evidente è che la negoziabilità con i giganti è possibile ed è funzionale ad un ulteriore aumento della competitività.

Ed era quanto si voleva dimostrare.

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