Sinodo

BreakingDigital. La rivoluzione di Papa Francesco

di Antonio Gaspari, direttore agenzia d'informazione internazionale cattolica Zenit |

Concordo pienamente con Michele Mezza nel rilevare la natura rivoluzionaria del Pontificato di Papa Francesco

BreakingDigital, rubrica a cura di Michele Mezza (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) –mediasenzamediatori.org. Ultimo libro pubblicato Giornalismi nella rete, per non essere sudditi di Facebook e Google,Donzelli editore. Analista dei processi digitali e in particolare delle contaminazioni social del mondo delle news. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

Concordo pienamente con Michele Mezza nel rilevare la natura rivoluzionaria del Pontificato di Papa Francesco.

Offeso profondamente dal tradimento operato nei confronti di papa Benedetto XVI, il collegio cardinalizio ha fatto una scelta rivoluzionaria eleggendo il più radicale dei cardinali  al soglio di Pietro.

“Povertà e servizio”, queste le parole chiave che hanno caratterizzato il pontificato di Bergoglio fin dai primi giorni.

Già al secondo giorno da Pontefice, nell’incontro con i giornalisti, Bergoglio disse con un tono serio e determinato: “Sogno una chiesa povera per i poveri”. Lo ripetè due volte.

E quando incontrò le chiese sorelle cristiane, ribadì che il suo compito era quello di “servo dei servi”, Vescovo tra i Vescovi, e che Roma avrebbe dovuto rinnovare il suo “primato nella carità”.

Incontrando i rappresentanti dei vari poteri politici, economici, istituzionali  il Papa ha affermato di continuo: “Il vero potere è il servizio”.

In diversi si domandarono “ma questo Papa c’è o ci fa?”.

A distanza di due anni e mezzo dalla sua elezione, è diventato chiaro a tutti che Papa Francesco “c’è” e sta operando velocemente una rivoluzione evangelica nella Chiesa e nel mondo, influenzando credenti e non credenti, laici e religiosi, ricchi e poveri, nord e sud del mondo, centro e periferia.

E’ in questo contesto che si può comprendere quanto accaduto al Sinodo e come stanno cambiando anche i rapporti interni in funzione di un processo in cui la leadership emerge e si rafforza contemporaneamente alla capacità di coinvolgimento, di condivisione, di discussione in libertà e democrazia.

Un processo che è “segno dei tempi” e che è possibile, in velocità ed efficacia, grazie ai sistemi di comunicazione che si stanno evolvendo nelle rete.

Al Sinodo Papa Francesco ha cambiato  la modalità di intervento e discussione. Invece degli interventi pubblici di fronte a tutta l’assemblea, ha creato gruppi regionali, in cui i delegati hanno potuto discutere liberamente, affrontando i problemi in maniera diretta, conoscendosi meglio, riscoprendo una fratellanza ed una unità di intenti.

Inoltre è evidente una rivoluzione nell’equilibrio dei poteri interni. La maggioranza che dura da sempre dell’Europa e dell’occidente, ha cominciato a vacillare, con l’emergere dei continenti e dei Paesi di periferia, in prossimità di un collegio cardinalizio che nel giro di un anno o due, potrebbe vedere la delegazione europea diventare minoranza per la prima volta nella storia.

D’altro canto è in Europa che la Chiesa non cresce.

Di fronte alle evidenti minacce e tentativi di condizionamento da parte dei poteri forti esterni e delle resistenze interne, papa Francesco ha rilanciato con maggior chiarezza il suo progetto di riforma.

Proprio perché a servizio di Dio e degli uomini, la Chiesa deve esercitare la sua influenza sul mondo in “povertà” e “servizio”. In questo contesto il Papa ha riproposto la struttura di una Chiesa senza nessuna tentazione temporale, e cioè il Pontefice “servo dei servi” e i Vescovi pastori umili e accoglienti.

In questo progetto non c’è la Curia, struttura che seppur nata per aiutare il Pontefice a esercitare la sua missione evangelizzatrice, è diventata struttura troppo potente e secolarizzata.

E’ nei confronti della struttura curiale che cade l’accusa di aver costretto alle dimissioni Papa Benedetto XVI.

Gesù Cristo, quell’uomo che diceva di essere il figlio di Dio, realizzò la più grande delle rivoluzioni, quella del bene che vince sul male, dell’amore che vince sull’inimicizia, della fragilità umana che vince sui poteri forti.

Seppure nelle debite proporzioni, papa Francesco sta seguendo quella stessa linea indicata chiaramente nel Vangelo: “Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati. Beati i mansueti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. (…) Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli”.