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BreakingDigital. Informazione e algoritmi, la nuova sfida per l’Agcom

Michele Mezza

Michele Mezza

Salvare i media? La domanda ha animato un inedito format andato in scena ieri all’Agcom per iniziativa dei commissari Antonio Nicita e il neo eletto Mario Morcellini che celebrava il suo debutto da padrone di casa.

L’occasione è stata una discussione sul libro di Julia Cagé ‘Salvare i Media’ che propone una soluzione per dare futuro e consenso ad un sistema mediatico gravemente incrinato.

La proposta della Cagé è una formula ibrida di società editoriale che accolga finanziatori ed investitori ma che privilegi la componente professionale dell’impresa.

Un contributo che scuote l’albero, ha commentato Nicita, spiegando che si tratta ora di dare gambe proprio ad una riflessione di sistema sull’intero scenario dell’informazione.

A sostegno delle motivazioni della Cagé, anche i numeri del Direttore del Servizio Economico e Statistico dell’Agcom Marco Delmastro che ha illustrato una ricerca del servizio economico che conferma il declino del mercato, ma evidenzia punti di tenuta e di cambiamento non banali.

I dati, ha aggiunto Morcellini, sono interessanti proprio per il modo originale con cui sono combinati e interpretati.

Il nodo del libro e più in generale il problema del destino dei media e riguarda la questione dell’identificazione fra giornalismo e giornalisti.

L’autrice, e con lei gran parte del senso comune del mondo dell’informazione, da per scontato questo passaggio, vedendo nel declino numerico e qualitativo dei giornalisti un segno di deterioramento civile dell’intera attività comunicativa.

Mentre mettendo in discussione questo nesso si colgono fenomeni e dinamiche forse più utili a salvare se non i giornalisti certo il giornalismo.

La seconda parte del confronto ha assunto una forma da seminario, rivolto proprio al caso italiano.

Qui il ragionamento si è fatto più esplicito e spregiudicato.

Al centro del ragionamento proprio la fisionomia del sistema informativo. Si è da più parti constatato che ormai il rattrappirsi del mercato della stampa (oggi vendiamo in Italia le stesse copie del 1919) vada letto in controluce con l’esplosione sociale della pratica di produrre informazione.

Mai in passato abbiamo visto tanto giornalismo e tanti pochi giornalisti.

Un fenomeno che ha dimensioni planetarie, indicando che non si tratta di una congiuntura ma di una trasformazione antropologica.

Tanto più se si coglie il fatto che oggi al centro dei processi di produzione dell’informazione ci sono sistemi e dispositivi automatici animati da algoritmi.

Questa è la nuova realtà che potrebbe persino suggerire una nuova missione apicale per i giornalisti: presidiare e negoziare la transizione del sistema informativo verso modalità automatiche, governate da forme di intelligenza artificiale.

Un tema, l’intelligenza artificiale applicata al sistema informativo, che si pone anche a livello regolatorio, e dunque all’Agcom la responsabilità di entrare in campi apparentemente distanti dalle tradizionali dinamiche della comunicazione: la potenza di calcolo e il suo modo di riclassificazione delle relazioni sociali.

Un tema su cui nei prossimi mesi non potrà mancare una riflessione concreta da parte dell’Autorità, che dovrà adeguare strumenti e categorie per sottrarre il dominio di analisi e condizionamento dei comportamenti sociali all’esclusivo controllo dei proprietari dei Big data.

Su questo inizia un nuovo lavoro con nuovi interlocutori. Ma anche dalla giornata di ieri sembra che la consapevolezza sia adeguata alla sfida.

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