La Sfida

BreakingDigital. Europa 10.0? Il future casting che ancora ci manca

di Michele Mezza, (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) - mediasenzamediatori.org |

Siamo alla vigilia di una nuova era bionica, dove la natura potrà essere scomposta e ricomposta, come mattoncini di lego. Una nuova inattesa prospettiva per l’Europa

Negli Stati Uniti di parla di Now Casting, ossia di scienza che studia e analizza quanto accade oggi, esattamente in questo momento per capire realmente la realtà e non rifugiarsi nel futuro. Ma con il ritmo accelerato dell’innovazione diventa difficile sfuggire alla seduzione, e anche alla responsabilità, di capire e prevedere cosa si sta preparando per i i prossimi anni.

BreakingDigital, rubrica a cura di Michele Mezza (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) –mediasenzamediatori.org. Ultimo libro pubblicato Giornalismi nella rete, per non essere sudditi di Facebook e Google,Donzelli editore. Analista dei processi digitali e in particolare delle contaminazioni social del mondo delle news. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

Non lo abbiamo fatto nei mirabolanti anni ’60, quando, contrariamente alla vulgata, la politica e l’economia hanno conosciuto forse la fase di maggiore cecità e ottusità della nostra storia recente. Basterebbe leggere i futurologi del passato per capire quanta miopia caratterizzava quella classe dirigente e politica, sia a livello nazionale che a livello europeo. Un libro fra tutti: La Sfida Americana, di J.J. Servan- Shreiber.

Un testo pubblicato nel 1967 che segnalava sulla base di documentati studi e ricerche quanto stava profilandosi nel più immediato futuro: la rivoluzione informatica, la de industrializzazione, il fenomeno cinese, il buco nero della scuola, la necessità di un’Europa che si strutturasse come centro di pianificazione unitaria e non rimanesse un’allegra brigata di leaders separati e diffidenti.

In particolare, il libro ammoniva sulla subalternità che il Vecchio Continente stava accumulando rispetto agli Usa che stavano spolpando i tesori economici europei anche con capitali continentali: noi paghiamo gli americani perché ci comprino, diceva l’autore, nel più totale disinteresse, sia a destra che a sinistra.

I fatti hanno dimostrato che quegli studi non erano sfarfallamenti di eccentrici futurologi, ma concreti e dettagliati piani di guerra economica e tecnologica.

L’Europa arrivò del tutto sguarnita all’impatto digitale, perdendo i suoi primati, con lo shopping della General Electric che si impossessò della divisione elettronica dell’Olivetti, che aveva appena inventato il primo prototipo di personal computer, il mitologico Programma 101, e della francese Bull, nell’indifferenza più completa della politica e della cultura di quei paesi.

Oggi si profila una nuova svolta, con la fisica quantistica e i calcolatori di nuova generazione che dovrebbero moltiplicare all’infinito la potenza di calcolo. Proprio in questi mesi, ancora una volta nel cuore dell’Europa, in Germania e Austria, sono stati prototipati i nuovi sistemi computazionali quantistici.

”Sono gabbie di luce realizzate con potenti laser” spiega all’Ansa, Tommaso Calarco, direttore del Centro per le tecnologie quantistiche delle università tedesche di Ulm e Stoccarda.

Le trappole di luce ”sono grandi un decimo di millimetro, somigliano ai contenitori delle uova e ospitano atomi a cui è affidato il compito di scoprire i segreti dei materiali”, prosegue il ricercatore che collabora agli esperimenti dell’Istituto Max Planck di Ottica Quantistica a Monaco, dell’università di Innsbruck e dell’Istituto di ottica e informatica quantistica dell’Accademia austriaca delle Scienze.

In virtù di queste caratteristiche il calcolatore potrà ad esempio riprodurre e adattare il funzionamento degli atomi di ogni singolo materiale, biologico o naturale, per intervenire e riorganizzarlo. Siamo dunque alla vigilia di una nuova era bionica, dove la natura potrà essere scomposta e ricomposta, come mattoncini di lego. Inoltre ogni singolo atomo potrà dialogare direttamente con suoi omologhi o con altre entità, moltiplicando all’infinito il corredo computazionale disponibile.

Come predisporre i sistemi istituzionali, formativi, professionali industriali ad un fenomeno che sta prendendo forma a pochi passi da ognuno di noi? Forse mentre faticosamente stiamo risolvendo il problema della connettività, è tempo di dedicare risorse e attenzione ad un domani che potrebbe diventare l’ennesima delusione. Ma anche un’imprevedibile prospettiva per la vecchia, cara, galleggiante Europa.