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BreakingDigital. Da Periscope a Facebook: se i lettori ne sanno più dei giornali

Michele Mezza

Michele Mezza

E’ la vita Bellezza!

Fleet Street è un deserto. La strada londinese  che ha fatto da palcoscenico allo show biz della stampa per due secoli oggi non ospita nemmeno un’edicola.
Tutte le testate  che animavano quella strada, fra le più prestigiose ed autorevoli del mondo, si sono trasferite in periferia.
Ma soprattutto, questo è il vero dato, si sono riorganizzate rimpicciolendosi.

BreakingDigital, rubrica a cura di Michele Mezza (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) – mediasenzamediatori.org. Analisi e approfondimenti sul mondo dei media e del digitale, con particolare attenzione ai social network. Clicca qui per leggere tutti i contributi.
Attraverso convulsioni e sobbalzi, redazioni come il Daily Telegraph, il Financial Times o lo stesso Guardian, dove fino a qualche hanno fa tradizione e solennità caratterizzavano la vita delle testate, si sono trasformate in un suk medio orientale, dove i direttori vengono sostituiti al ritmo degli allenatori in una squadra di calcio che sta retrocedendo, e dove le formule editoriali si sovrappongono senza lasciare traccia, e i bilanci cadono in picchiata.

Tutto si può dire in questo caso meno che si tratti di un problema di qualità. Come ha spiegato, in un’epica assemblea di redazione qualche tempo fa il direttore del Financial Times, “il problema è che ormai i nostri lettori ne sanno più di noi”.
Non è dunque la tecnologia la causa del tracollo di un modello che per 5 secoli ha stratificato l’opinione pubblica del mondo, come appunto la carta stampata. Semmai, la rete è stata la risposta ad una domanda sociale di un nuovo modo di informare ed essere informati.

Quanto sta accadendo in questi ultimi giorni, con l’avvento di due fenomeni in particolare – l’accordo fra Facebook e i quotidiani americani per trasformare le news in un unico lungo flusso quotidiano, che automaticamente apparirà nelle nostre bacheche sulle pagine del social network; e la diffusione virale di soluzioni  come Periscope e Meerkat, che consentono uno streaming video istantaneo con un qualunque smartphone – ci dicono che la domanda di auto produzione di news sta diventando una caratteristica antropologica della specie umana.
Non si tratta più di personalizzare i prodotti, di renderli on-demand, di adeguarli ai linguaggi veloci e istintivi di generazioni o classi sociali. Qui il punto riguarda una nuova  meccanica e modalità di produzione e scambio di simboli e linguaggi informativi che ormai percorre un’infinità di strade e viottoli, adattandosi allo standard da punto a punto. Questa logica già viene assunta dalla pubblicità che non è più un dispensatore di messaggi top down ma si adegua allo scambio di storytellig dei suoi target, creando format “native advertising”, con una  capacità di generare e diffondere stili comportamentali di cui il prodotto, o il servizio promosso, diventano una naturale conseguenza.

Lo stesso  sta diventando la Tv che si diluisce  in un pulviscolo di  emissioni, visto che ormai l’utente tende sempre più a coincidere con il canale. Dai Talent scout ai servizi tipo Netflix  che hanno aperto la strada stiamo arrivando alle social TV che rimodula  il flusso  della conversazione sociale in uno scambio permanente di immagini autoriflessive.

Infine, la politica al tempo di Periscope. E’ davvero terribile pensare agli sforzi con cui  personaggi e  leader politici si erano appena adeguati, ancorché ancora pacchianamente, alle  necessità di relazioni social, che già muta la grammatica relazionale imponendo una centralità dei linguaggi audiovisivi, e della velocità dello streaming istantaneo, che le nuove app  permettono, dunque impongono.

Alla fin fine forse proprio questo sembra il trend che muta lo scenario: la prevalenza del linguaggio audiovisivo, l’emergere di una nuova sintassi relazionale e comunicativa, l’imporsi di nuove abilità e professionalità dove la molteplicità dei contenuti e la loro continua modificabilità prevarrà sul senso e la profondità di un  solo concetto.

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