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Oi: l’ex promessa sposa di Tim Brasil verso la peggior bancarotta della storia

Il quarto operatore brasiliano Oi ha fatto richiesta di essere posto sotto la protezione della legge fallimentare a qualche giorno dal collasso delle trattative con i creditori. Si tratta della più importante procedura di questo tipo mai presentata nel paese, per la società che fino a pochi mesi fa, con la mediazione del fondo russo LetterOne, cercava di convincere Telecom Italia a perseguire una fusione con Tim Brasil.

Progetto respinto al mittente dall’ex ad di Telecom Marco Patuano ma tirato oggi nuovamente in ballo da Naguib Sawiris. Il miliardario egiziano, ex patron di Wind in Italia, nel correre in soccorso di Oi ha spiegato che a suo avviso una fusione tra Tim Brasil e Oi “ha molto senso”,  ma prima il disastrato operatore – che insieme alle sue sei filiali è gravato da un debito di 65,4 miliardi di real brasiliani (17 miliardi di euro) –  deve camminare sulle proprie gambe.

Secondo Sawiris, una volta ristrutturato il debito, con un aumento di capitale e un forte piano industriale Oi ha un grande potenziale ma – ha detto a Bloomberg – “ha bisogno di un azionista con grande esperienza nelle telecomunicazioni, per risolvere i propri problemi operativi oltre a quelli finanziari”.

Sawiris,  patron di Orascom Telecom, di esperienza nelle tlc ne ha eccome, ma investirà se e solo se gli verrà data l’esclusiva nelle trattative.

Nonostante l’ingente debito, Oi ha fatto sapere di aver scelto la riorganizzazione giudiziaria per preservare il valore dei suoi asset e continuare a fornire servizi ai clienti.

Durante questo periodo, la società “…farà tutto il possibile per mantenere nella normalità le sue attività commerciali, operative e amministrative e per portare avanti gli investimenti in progetti strutturalmente importanti”, ha fatto sapere Oi una nota.

La procedura, che corrisponde all’amministrazione controllata del ‘Chapter 11’ americano,  sarebbe stata già accettata dal tribunale.

L’avvio delle procedure di bancarotta arriva a pochi giorni dalle dimissioni del direttore generale di Oi, Bayard Gontijo, il 10 giugno, in seguito allo scontro con i creditori e alla vigilia del rimborso di bond Portugal Telecom International per 230 milioni di euro. Perno dello scontro, la proposta degli obbligazionisti di scambiare 25 miliardi di real (6,5 miliardi di euro) di debito con il 95% del capitale. Il progetto, in sostanza, avrebbe portato a una diluizione del capitale, accordando una partecipazione del 95% dell’attività ristrutturata agli obbligazionisti. I bondholder stranieri sono i maggiori creditori della società, con in mano il 66% del debito. Il resto è suddiviso tra banche e obbligazionisti nazionali.

La Banca di Sviluppo brasiliana BNDES controlla il 5% della società, considerata fino a poco tempo fa un ‘campione nazionale’ e parzialmente finanziata con fondi pubblici 8 anni fa sotto la presidenza di Luiz Inácio Lula da Silva.

Oi ha chiuso il primo trimestre con un rosso da 1,644 miliardi di real, dopo che nel 2015 le perdite erano state di 5,348 miliardi (1,4 miliardi di euro circa). A pesare sui bilanci di Oi i forti investimenti richiesti per soddisfare gli obiettivi obbligatori di espansione della rete fissa e le spese per fusioni e acquisizioni.

L’ultima tegola sull’operatore, la decisione dell’agenzia di rating Fitch che la scorsa settimana ha portato la nota di credito a da CCC a C, denunciando il rischio imminente di default a causa della maturità del debito a breve termine.

Il fondo russo LetterOne avrebbe voluto fondere Oi con la controllata di Telecom Italia, Tim Brasil e si era detto pronto a  finanziare un aumento di capitale da 4 miliardi di dollari purché fosse portato a termine il matrimonio tra i due gruppi. L’allora ad di Telecom Italia, Marco Patuano, ha però spedito al mittente l’offerta ritenendola inaccettabile.

L’attuale management ha ribadito l’importanza strategica del mercato brasiliano, nonostante il paese si trovi nel bel mezzo della peggiore recessione da un secolo a questa parte. Nelle scorse settimane, il presidente Giuseppe Recchi e l’ad Flavio Cattaneo si sono recati nel Paese per seguire da vicino l’avvio del piano di ristrutturazione della controllata. La priorità è ora l’implementazione di un piano di recupero dei costi che potrà mettere in sicurezza la sostenibilità del business e liberare risorse per migliorare la copertura e la qualità della rete per poi procedere “all’individuazione e al lancio di iniziative di sviluppo e di innovazione mirando ad un ritorno stabile alla crescita”.

In gravi difficolta non è solo il comparto telecom ma molte delle principali aziende del paese, tra cui la seconda compagnia aerea Gol Linhas Aéreas Inteligentes, alle prese con un debito da 780 milioni e l’azienda siderurgica Usinas Siderurgicas de Minas Gerais che sta tentando la ristrutturazione.

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