Finestra sul mondo

Braccio di ferro tra Rajoy e Puigdemont, Caos università in Gran Bretagna, Crisi Venezuela, Macron lancia la ‘Polizia del quotidiano’ in Francia

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Crisi catalana, prosegue il braccio di ferro tra Rajoy e Puigdemont

19 ott 10:57 – (Agenzia Nova) – Il premier spagnolo Mariano Rajoy, appoggiato dai leader dei principali partiti dell’opposizione parlamentare, Albert Rivera e Pedro Sanchez, si e’ dichiarato disposto a interrompere l’attuazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola nel caso in cui il presidente della Generalitat Carles Puigdemont dovesse convocare delle elezioni regionali. Il termine concesso dal governo spagnolo a Puigdemont per chiarire l’effettivita’ o meno della Dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna (Dui) scadra’ nella mattinata di oggi. Puigdemont da parte sua ha dichiarato che se Rajoy dovesse respingere l’offerta di dialogo e applicare l’articolo 155 reagira’ rendendo effettiva la Dui. Il braccio di ferro tra Rajoy e Puigdemont potrebbe finire nella mattinata di oggi con due possibili scenari: la richiesta di elezioni autonome anticipate da parte di Puigdemont o l’inizio del processo di applicazione dell’articolo 155 con sospensione, in misura maggiore o minore, dell’autonomia catalana. Secondo fonti del governo, l’attivazione dell’articolo 155 mirerebbe a creare uno “scenario elettorale” nell’ambito della legalita’.

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Gran Bretagna, il governo impone alle universita’ di garantire il diritto di parola

19 ott 10:57 – (Agenzia Nova) – Il governo britannico oggi giovedi’ 19 ottobre imporra’ alle universita’ del paese di garantire a tutti il diritto di parola all’interno dei campus: se non lo faranno, saranno inserite in una “black list” da parte della nuova authority dell’educazione superiore, lo Office for Students (OfS), che potrebbe multarle, sospenderne le attivita’ o persino toglier loro il diritto ad operare; lo rivela il quotidiano “The Times” che a questo passo dell’esecutivo dedica il titolo di apertura della sua edizione odierna. In un colloquio con il quotidiano il sottosegretario all’Universita’, Jo Johnson, anticipando le linee guida di una sostanziale riorganizzazione del settore universitario ha detto che le universita’ britanniche dovranno inserire nei loro statuti la difesa della liberta’ di parola, come condizione per essere registrate dall’OfS creato nello scorso mese di aprile e poter quindi continuare ad operare come riconosciuti istituti di educazione superiore. In sostanza, spiega il “Times”, gli istituti universitari dovranno contrastare attivamente la cultura dei cosiddetti “safe spaces” (“spazi sicuri”, eufemismo che indica il rifiuto di sentir anche solo parlare di argomenti controversi; ndr) che negli ultimi anni ha preso piede nei campus britannici ed impedire che i sindacati e le associazioni studentesche riescano con le loro proteste ad impedire di parlare ad oratori di orientamento politico diverso dal loro (il cosiddetto “no-platform”, “niente podio”; ndr). Johnson ha fatto esplicito riferimento alle polemiche suscitate dalle proteste studentesche contro la femminista Germaine Greer e l’attivista per i diritti umani degli omosessuali Peter Tatchell, a cui e’ stato impedito di parlare nelle universita’ a causa delle loro idee in materia di “teoria del gender” contrarie al conformismo “mainstream”. “La liberta’ di parola e’ un valore fondamentale della societa’ britannica minacciato dalla riluttanza a sostenere un sano e vigoroso dibattito, le nostre universita’ devono aprire le menti e non chiuderle” ha detto il sottosegretario, aggiungendo che “i nostri giovani e gli studenti devono accettare la legittimita’ dello scontro di opinioni in cui le persone possono anche essere in disaccordo tra loro: e’ cosi’ che le idee vengono messe alla prova, i pregiudizi vengono svelati e la societa’ puo’ avanzare”. Johnson ha anche apertamente criticato la campagna con cui gli studenti di Oxford l’anno scorso chiesero la rimozione dal campus della statua di Cecil Rhodes, il fondatore della colonia britannica della Rhodesia: “Abbattere statue”, ha scandito, “non contribuisce a comprendere pienamente come si sono sviluppate la nostra storia e la nostra cultura ed e’ invece un modo assai disonesto di definire la nostra attuale societa’”.

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Usa, giudice ordina al governo federale di agevolare l’interruzione di gravidanza a un’immigrata irregolare

19 ott 10:57 – (Agenzia Nova) – Il giudice federale Tanya Chutkan ha emesso ieri una sentenza destinata ad accendere polemiche, che obbliga il governo statunitense ad agevolare a proprie spese l’interruzione di gravidanza ad una ragazza, immigrata irregolare, che si trova in custodia cautelare nel paese. Lo riferisce il quotidiano statunitense “Washington Post”. Il dipartimento per la Giustizia Usa ha segnalato che la ragazza di 17 anni, che ha attraversato illegalmente il confine lo scorso mese, non aveva i diritti costituzionali per veder praticata un’interruzione di gravidanza nella sua situazione di custodia cautelare, a meno che non sussistesse un pericolo per la salute. Chutkan, eletta durante l’amministrazione dell’ex presidente Barack Obama, ha detto che nei documenti del processo la ragazza e’ stata presentata come “Jane Doe” (tipico nome di quando non si conoscono le generalita’ di una persona) con due sole opzioni: rientro volontario nel suo paese per praticare l’interruzione o il portare a termine una gravidanza indesiderata. Chutkan si e’ detta “sconvolta” dalla posizione assunta ed ha ingiunto al governo federale o al tutore della ragazza di trasportarla in una struttura degli Stati Uniti per praticare l’interruzione “immediatamente e senza ulteriori indugi”.

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Usa, la maggioranza degli Stati statunitensi sono impreparati alla prossima recessione

19 ott 10:57 – (Agenzia Nova) – Sono solo 16 gli Stati che hanno adeguate scorte finanziarie per poter affrontare un’eventuale prossima recessione. Lo riporta il quotidiano statunitense “Wall Street Journal” analizzando il recente rapporto dell’agenzia di rating Moody’s. Su 50 Stati, 15 sarebbero in difficolta’ in caso di recessione legata al crollo delle entrate fiscali e ad un’impennata della domanda di servizi. Tra i 16 Stati che riuscirebbero ad affrontare una nuova crisi figura l’Alaska, la cui economia sembra solida. Per contro, la Louisiana si posizionerebbe ultima con un ammanco di almeno un quarto delle scorte finanziarie necessarie. Nonostante Alaska, Wyoming e Texas dipendano fortemente dalle fluttuazioni delle loro risorse energetiche (petrolio e gas), secondo l’analisi di Moody’s sono gli Stati meglio attrezzati finanziariamente ad affrontare un’eventuale recessione. Tra le soluzioni per mettersi al riparo, gli Stati piu’ in difficolta’, ricorda il “Wall Street Journal”, potrebbero ricorrere a misure estreme, come il drastico taglio della spesa pubblica o l’aumento dell’imposizione fiscale.

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Venezuela, le opposizioni non partecipano a cerimonia insediamento governatori

19 ott 10:57 – (Agenzia Nova) – I partiti di opposizione al presidente Nicolas Maduro, riuniti nel cartello della Mesa de la unidad democratica (Mud), non parteciperanno alla cerimonia di insediamento dei governatori eletti alle regionali di domenica organizzata nella sede della Assemblea nazionale costituente (Anc). Lo riferisce la stessa Mud ricordando, in una nota rilanciata sui social network, che lo schieramento non intende prestare giuramento dinanzi all’Anc, organo considerato “fraudolento”. I cinque governatori eletti, si legge nella comunicazione, faranno solo cio’ che e’ stabilito dalla Costituzione e dalle leggi della Repubblica, quindi giureranno solo “dinanzi a Dio e alle rispettive aule consiliari. Una scelta che obbedisce alla volonta’ popolare scrive la Mud ricordando che a luglio, con un referendum informale convocato in tutto il paese, i cittadini si sono espressi contro la creazione della Assemblea. Alla vigilia del voto, le autorita’ venezuelane avevano spiegato che per poter assumere l’incarico, i governatori eletti avrebbero dovuto “sottomettersi” all’autorita’ dell’Anc.

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Francia, il governo serra i ranghi sulla soppressione dell’imposta sulla fortuna

19 ott 10:57 – (Agenzia Nova) – Continua il dibattito in Francia sulla soppressione dell’Imposta sulla solidarieta’, considerata da buona parte dell’opposizione di sinistra come “un regalo fatto ai piu’ ricchi”. Lo riportano “Le Monde” “Les Echos” e “Liberation”. Quest’ultimo in una tribuna pubblicata ieri chiedeva al governo di rendere noto “l’impatto” che questa misura avra’ sui 100 francesi piu’ ricchi del paese. Dal canto suo, il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha evocato il principio del segreto fiscale, limitandosi ad annunciare benefici di 400 milioni di euro per i mille contribuenti piu’ importanti. Il portavoce de governo, Christophe Castaner, ha messo in guardia l’elettorato dai pericoli di un’eventuale “caccia all’uomo”. Su “Le Monde” Le Maire ha risosto alle accuse del’ex presidente Frano’ois Hollande affermando che “se la sua politica fosse stata buona lo avrebbero rieletto”. Il governo francese e’ intenzionato a mostrarsi irremovibile in questa riforma, rispondendo a tono ad ogni attacco.

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Francia, Macron lancia la “polizia del quotidiano”

19 ott 10:57 – (Agenzia Nova) – Durante il suo discorso pronunciato ieri davanti ad alti funzionari delle forze dell’ordine, il presidente Emmanuel Macron ha evocato la creazione della “polizia del quotidiano”, un dispositivo volto a migliorare la sicurezza del territorio. Ne parlano “Les Echos” e “Le Figaro”, spiegando che si tratta di “una delle grandi riforme del quinquennio” gia’ annunciata durate la campagna elettorale delle ultime presidenziali. Secondo “Libe’ration” si tratta di un ritorno “mascherato” della polizia di prossimita’, iniziativa presa dal governo di Jospin nel 2003. Il capo dell’Eliseo ha fatto sapere che dal prossimo lunedi’ inizieranno una serie di consultazioni con il ministro dell’Interno, Ge’rard Collomb, che incontrera’ rappresentanti locali, i sindacati delle forze dell’ordine e gli agenti. L’obiettivo e’ quello di lanciare nel primo trimestre del prossimo anno una prima fase sperimentale in una trentina di citta’, come Lille, en Roubaix e Tolosa. Per rinforzare l’efficacia dell’iniziativa, Macron ha dichiarato che verranno assunti 10mila agenti tra gendarmi e poliziotti. Il progetto prevede anche una maggiore autonomia a livello locale per delocalizzare il potere centrale. A tal fine Macron ha affermato che l’inserimento della polizia verra’ condotta in concomitanza con la riforma della procedura penale e della giustizia.

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Merkel e Macron spingono per un piano di Difesa comune

19 ott 10:57 – (Agenzia Nova) – A meta’ novembre gli Stati della Ue dovrebbero rendere noto se intendono impegnarsi in una cooperazione militare permanente nel quadro europeo, come la Germania e la Francia. Entro la meta’ di dicembre dovrebbe essere stabilito un elenco di progetti concreti in cui le loro forze collaboreranno operativamente, oltre che per l’acquisto di nuovi sistemi d’arma. Al contempo i paesi Ue dovrebbero concordare i dettagli del nuovo fondo di cinque miliardi di euro per lo sviluppo dei sistemi d’arma. L’Agenzia europea per la difesa (Eda) comincera’ a discutere la pianificazione delle capacita’ nazionali con i ministeri competenti. L’agenzia vuole avere un’immagine di cio’ che l’Unione europea puo’ fare militarmente e, soprattutto, cosa non puo’ fare. Berlino vede questo progetto come “una storia di successo”. Soprattutto il cancelliere tedesco Angela Merkel (Cdu) e l’esperto di politica della Difesa del suo partito, Henning Otte, hanno definito i progressi verso una difesa europea comune “un esempio forte” della progressiva integrazione europea. Anche la Francia promuove convintamente il progetto, ed e’ anche uno dei paesi europei piu’ attivi in termini di missioni all’estero. Circa 20 Paesi europei dovrebbero aderire al progetto entro il mese di novembre. La Germania si impegna, secondo la decisione del Governo, ad aggiornare le dotazioni delle sue Forze armate e ad aumentare la spesa per la Difesa e per il fondo di Difesa europea. Inoltre, il governo e’ pronto a concordare con gli altri Stati norme comuni, oltre a nuove attrezzature militari, sistemi informatici e protocolli per lo schieramento rapido delle forze. La conformita’ a questi obblighi puo’ essere valutata annualmente dalla Ue. I Verdi frenano, mentre cosi’ si e’ espresso in una dichiarazione rilasciata all'”Handelsblatt” il ministro socialdemocratico degli Esteri presso la Ue Michael Roth: “Siamo lieti che la collaborazione per la Difesa europea ora sita effettivamente prendendo forma”. A Bruxelles si sta lavorando alla forma giuridica della questione, soprattutto riguardo il Fondo per lo sviluppo dei singoli progetti che saranno messi in atto dal 2019 in poi. Berlino avra’ probabilmente un ruolo di coordinamento politico, ma da parte del settore IT ci saranno il produttore di aerei francese Dassault e Airbus, anche se le due aziende per il momento sembrano non collaborare. Nel settore industriale i piani per un euro-drone e’ visto con scetticismo alla luce delle scarse risorse sinora destinate al progetto.

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Successo parziale per Draghi davanti alla Corte costituzionale tedesca

19 ott 10:57 – (Agenzia Nova) – In nessun posto la politica monetaria della Banca centrale europea e’ cosi’ impopolare come in Germania. La Banca centrale ha finora acquistato obbligazioni della zona euro per piu’ di due trilioni di euro, mentre la Bundesbank ha investito piu’ di 425 miliardi di euro in titoli di Stato tedeschi. Alla prossima riunione del 26 ottobre il Consiglio direttivo intende decidere circa gli acquisti per il prossimo anno. Diversi attori volevano che la Bundesbank fosse costretta con mezzi legali a porre fine immediatamente a tali acquisti. Tuttavia la Corte costituzionale federale ha respinto tale richiesta mercoledi’. La Corte costituzionale federale aveva sottoposto la questione alla Corte di giustizia europea (Cge) a Lussemburgo. Solo quando la Corte di giustizia ha deciso, il processo e’ proseguito davanti alla Corte costituzionale. La richiesta di valutazione proveniva dall’ex politico cristiano sociale Peter Gauweiler (Csu) e dall’ex membro dell’Alternativa per la Germania (AfD) Bernd Lucke. Dal punto di vista del ricorrente il programma della Bce ha grandi rischi per il bilancio nazionale tedesco ed e’ incostituzionale. Il capo della Bce, Mario Draghi, ha preso una serie di misure non convenzionali a partire dal 2015 e ancora non si sa se finira’ a breve di acquistare titoli. Nel frattempo l’economia dei Paesi della zona euro e’ migliorata e l’inflazione e’ giunta a poco meno del 2 per cento. La Corte di Karlsruhe ha sottolineato il divieto di ulteriori acquisti da parte della Bundesbank avrebbe avuto conseguenze di vasta portata, non solo preliminare. Si prevede una decisione definitiva della Corte costituzionale nel 2018.

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Come i due referendum locali potrebbero influenzare il futuro dell’Italia

19 ott 10:57 – (Agenzia Nova) – La spagna non e’ il solo paese europeo alle prese le spinte centrifughe di una sua regione: cosi’ il settimanale britannico “The Economist” apre l’articolo che presenta i due referendum per una maggiore autonomia che i cittadini di due Regioni italiane, la Lombardia ed il Veneto, sono chiamati a votare domenica prossima 22 Ottobre; la situazione, sostiene il giornale, e’ molto meno tesa che in Catalogna ma i due referendum possono avere vaste conseguenze sulla politica nationale dell’Italia. Benche’ i due referendum siano soltanto consultivi, il loro risultato aprira’ un ampio e divisivo dibattito in Italia sulla distribuzione geografica delle risorse statali ed in particolare sulle comptetenze locali in materia di tasse e di gestione dei flussi migratori. Al centro delle due iniziative c’e’ il partito della Lega Nord, che ha abbandonato il sogno di una secessione ma mantiene vivo lo spirito federaliste delle regioni settentrionali del paese: il problema e’ che i due referendum, ideati dai governatori leghisti della Lombardia, Roberto Maroni, e del Veneto, Luca Zaia, sono in contrasto con la linea politica piu’ “nazionale” scelta negli ultimi anni dal segretario della Lega nord, Matteo Salvini. Quale che sia il risultato del voto di domenica prossima, alle elezioni politiche del marzo 2018 il leader leghista avra’ qualche difficolta’ a presentarsi davanti agli elettori soprattutto delle regioni meridionali come portatore di una proposta valida per tutto il paese: e una netta vittoria della proposta autonomista in Veneto potrebbe poi persino lanciare il governatore Zaia come un possibile avversario interno in grado ci contendere a Salvini la leadership del movimento. Chi avrebbe mai detto, conclude “The Economist”, che i referendum possano essere cosi’ divisivi?

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