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Booking.com, sciopero nazionale dei dipendenti italiani contro i licenziamenti dovuti all’AI

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La protesta riguarda il piano di riorganizzazione annunciato dalla piattaforma olandese, che potrebbe portare a circa mille esuberi a livello globale. In Italia, la misura coinvolgerebbe nove dipendenti su un totale di circa 150.

Giornata di sciopero oggi, lunedì 4 agosto, per i lavoratori italiani di Booking.com. La protesta riguarda il piano di riorganizzazione annunciato dalla piattaforma olandese, che potrebbe portare a circa mille esuberi a livello globale. In Italia, la misura coinvolgerebbe nove dipendenti su un totale di circa 150.

I sindacati parlano di una mobilitazione per fermare i licenziamenti, chiedere il ritiro della procedura e aprire un confronto vero con l’azienda sul futuro occupazionale nel nostro Paese. L’obiettivo è fare chiarezza sulle intenzioni del gruppo, che motiva i tagli con la necessità di ridurre i costi e accelerare i processi di automazione. Il tutto, però, in un momento in cui i conti di Booking.com sono tutt’altro che in crisi: nei primi tre mesi del 2025 i ricavi sono cresciuti dell’8% e gli utili per azione del 22%.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, i tagli riguarderebbero in particolare il team che si occupa di traduzioni, localizzazione e controllo qualità per il mercato italiano.

Per la Filcams Cgil, siamo di fronte a una strategia ormai collaudata: aumentare i margini di profitto riducendo il personale. “È inaccettabile – spiega il sindacato – che tra le motivazioni per i licenziamenti vengano citati anche questionari anonimi interni, in cui si parla di un calo della motivazione e del senso di appartenenza”. Per la sigla, il cambiamento del settore non può diventare una scusa per scaricare sui lavoratori le scelte unilaterali del management.

Da Booking a Microsoft: utili record ma licenziamenti per “ottimizzare”

Lo sciopero segna un momento inedito: è la prima volta che in Italia viene organizzata una mobilitazione collettiva contro una grande multinazionale del settore delle piattaforme digitali.

Il caso Booking.com si inserisce perfettamente nel trend delle big tech che, pur registrando utili record, avviano ristrutturazioni con pesanti tagli al personale. A giustificare i licenziamenti è spesso l’introduzione massiccia dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali, indicata come leva per “ottimizzare”, “snellire” o “accelerare l’innovazione”.

Il caso di Microsoft

Microsoft fa da apripista. Nonostante profitti da capogiro, continuano a tagliare posti di lavoro. L’ultima ondata di licenziamenti riguarda centinaia di dipendenti nei reparti vendite e marketing, colpiti da una riorganizzazione interna orientata all’adozione massiccia dell’intelligenza artificiale.

Il paradosso è evidente: da un lato, l’azienda registra utili record (27 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre), dall’altro riduce l’organico in settori considerati ormai automatizzabili. L’obiettivo dichiarato è “semplificare la struttura” e investire sull’AI, con un piano da 80 miliardi di dollari per rafforzare infrastrutture cloud e sistemi intelligenti.

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