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Bonannini (Open Fiber): “Il nostro modello fa scuola in Europa”

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Con il recente accordo con Wind Tre, Open Fiber (OF) ha siglato partnership strategiche con tutti i maggiori operatori per la diffusione dei servizi a banda ultralarga FTTH nelle cosiddette “aree bianche”, ossia Comuni e borghi caratterizzati da un forte digital divide e dalla copertura a banda larga scarsa o assente. Con Simone Bonannini, direttore marketing e commerciale di Open Fiber, cerchiamo di capire il valore degli accordi sia per la società guidata da Elisabetta Ripa sia per i cittadini, imprese e Pa che vogliono installare una connessione a Internet ultraveloce.

Key4biz. Con l’accordo firmato con Wind Tre sulle aree bianche, ora tutti i maggiori operatori sono partner di Open Fiber anche nei piccoli Comuni. Questo risultato quale valore ha per Open Fiber?

Simone Bonannini. Per noi ha un valore enorme, perché conferma la validità del nostro modello wholesale only, il modello “neutrale”, che consente a tutti di accedere a parità di condizioni ad una rete moderna, veloce ed efficiente su cui possono essere commercializzati servizi evoluti anche nelle aree bianche, ossia nei Comuni e borghi più difficilmente raggiungibili e meno densamente popolati del Paese.

Key4biz. E perché è una buona notizia per i cittadini, imprese e Pa che vogliono una rete moderna, veloce ed efficiente?

Simone Bonannini. È una notizia positiva per loro, perché essendo ora più player in grado di offrire la rete in fibra, che noi installiamo, migliore è l’offerta per i clienti finali, perché nasce, quella che io definisco, la sana competizione. Infatti, cittadini, imprese e le Pa hanno la libertà di sottoscrivere un abbonamento alla fibra FTTH (Fiber to the home), che garantisce una velocità di navigazione fino a 1 Gigabit al secondo, dal grande operatore nazionale a quelli operatori locali che hanno firmato con OF un contratto wholesale.

Key4biz. In quanti Comuni è disponibile, in via sperimentale, l’infrastruttura per l’attivazione di servizi interamente in fibra?

Simone Bonannini. Sono 70 ed entro il mese in circa altri 15 Comuni sarà disponibile l’infrastruttura per l’attivazione di servizi interamente in fibra. E procederemo con lo stesso ritmo anche mesi successivi nel terminare i lavori di cablaggio al fine di raggiungere il target dei più di 7.000 Comuni.

Key4biz. La sfida di Open Fiber qual è nelle aree bianche?

Simone Bonannini. Stiamo riducendo il digital divide nelle aree bianche, definite così dalla presenza o meno di tecnologie ultrabroadband, che consentono di effettuare un downloading a più di 30 Megabit al secondo. Considerando questa definizione, sono stati inseriti nella lista delle aree bianche tutti i Comuni senza una tecnologia FTTC (Fiber to the cabinet), che OF cablerà in fibra FTTH (Fiber to the home). In questo modo, paradossalmente, i Comuni nelle aree bianche avranno a regime tutti la fibra ultraveloce e di ultima generazione, quella indicata con il bollino verde dall’Agcom, perché quella vera (full fiber), mentre i Comuni nelle cosiddette aree nere, le grandi città, rischiano, in alcuni casi, di avere una connettività con prestazioni inferiori.

Key4biz. Occorrerebbe, secondo lei, un intervento che rientri nella Strategia Italiana per la banda ultralarga (BUL) anche nelle aree grigie, in cui si trovano oltre un due terzi delle imprese italiane?

Simone Bonannini. Se ne parla già e avrebbe una sua logica per continuare a ridurre il digital divide nel Paese.

Key4biz. Ha detto che l’ampliamento dell’accordo con i maggiori operatori conferma la validità del wholesale only, sostenuto dal Codice europeo delle comunicazioni elettroniche. Il modello Open Fiber viene preso come un riferimento in Europa?

Simone Bonannini. Sì, e sta facendo “scuola” in Europa, in cui siamo stati la prima società ad adottare il modello che mette a disposizione di tutti, in modo neutrale, l’accesso alla rete in fibra ottica. CityFibre, per esempio, in UK ha guardato al modello italiano e ha iniziato a sviluppare il wholesale only con cui punta a implementare l’FTTH per un milione di case e 50.000 aziende nelle città di secondo livello, a partire da Bournemouth e York. Hanno guardato con attenzione Open Fiber anche Gigaclear, impegnata a cablare con la fibra le zone rurali in Gran Bretagna, Glasfaser in Germania, Siro in Irlanda e Gagnaveita in Islanda.

Key4biz. Perché?

Simone Bonannini. Perché siamo la dimostrazione che il modello di business wholesale only funziona, i costi per un piano infrastrutturale, così ambizioso, sono sostenibili. Scherzosamente, quando gli operatori FTTH europei vengono a trovarci qui a Roma ci dicono: “se funziona in Italia allora si può sviluppare ovunque”.

Key4biz. Dietro la battuta c’è un fondo di verità?

Simone Bonannini. Sì, per due motivi: stiamo proseguendo il nostro lavoro nonostante la nota burocrazia italiana, che si spera sia sempre più snella per il cablaggio della fibra vista la sua rilevanza sociale, e rispettando il patrimonio architettonico-culturale, perché scavare in Italia per portare la fibra non è così semplice rispetto a un altro Paese con meno bellezze artistiche. Ma Open Fiber, quando è possibile, riutilizza l’infrastruttura esistente per abilitarla alla fibra di ultima generazione per ridurre il più possibile gli scavi e i disagi per i cittadini.

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