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Bolsonaro preoccupa l’Ue, Julian Assange, Il Regno Unito verso il caos a causa della Brexit, I ‘Gilet gialli’ in Francia

Brasile, il futuro ministro degli Esteri esalta Trump e “preoccupa” l’Ue

16 novembre 2018, 11:016 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – La scelta del presidente eletto del Brasile, Jair Bolsonaro, sul prossimo ministro degli Esteri, “preoccupa” le autorita’ europee. Lo scrive il quotidiano “Estado de S. Paulo” riportando alcune reazioni di Bruxelles a un testo redatto dal futuro titolare della diplomazia brasiliana, Ernesto Araujo. In un recente numero del “Quaderno di politica estera” dell’Istituto di ricerca delle relazioni internazionali, Araujo scrive che l’Europa oggi “e’ solo un concetto burocratico e uno spazio culturalmente vuoto, retto da ‘valori’ astratti”. Frasi inserite in un’analisi del discorso che il presidente Usa Donald Trump aveva fatto a luglio del 2017 a Varsavia. L’attuale inquilino della Casa Bianca, per il futuro ministro, e’ “l’unico in grado di poter salvare l’Occidente”. Nei corridoi dell’Ue, scrive la testata, la scelta di Araujo suona “come una conferma che il governo brasiliano cerchera’ una alleanza strategica con gli Stati Uniti”. E al tempo stesso, prosegue la testata, potrebbe accrescere la “pressione” su Bruxelles perche’ a gennaio, chiuso il mandato di Michel Temer, non vada avanti nelle trattative per un accordo di libero commercio con il Mercosur (l’area che comprende Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay).

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Eritrea, il Consiglio di sicurezza dell’Onu rimuove le sanzioni sul paese

16 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato all’unanimita’ la fine dell’embargo sulle forniture militari all’Eritrea ed ha deciso di non dar seguito alla minaccia di imporre sanzioni internazionali contro i piu’ alti esponenti del governo del paese. Lo riferisce il settimanale britannico “The Economist”, sottolineando come la decisione dell’Onu ora apra la porta a rinnovate speranze di pace e di sviluppo nella regione del Corno d’Africa. Il settimanale ricorda che sin dalla sua indipendenza nel 1993 l’Eritrea si e’ ritrovata ai ferri corti con tutti i suoi vicini ed ha persino combattuto una sanguinosa guerra contro l’Etiopia tra il 1998 ed il 2000, con il risultato che il paese e’ stato per un quarto di secolo il piu’ isolato dell’intero continente africano. La svolta e’ stata il trattato di pace firmato dal presidente eritreo Isaias Afewerki nello scorso mese di luglio con il nuovo premier etiopico Abiy Ahmed; i successivi sviluppi sono arrivati in pochissimo tempo: l’Eritrea ha ripristinato le sue relazioni diplomatiche con la Somalia, ha visto progredire le trattative con Gibuti su una antica disputa di confine ed ha avviato un fruttuoso dialogo con il Sudan. “Stiamo entrando in una nuova era”, ha dichiarato ieri il dittatore eritreo Afewerki. In effetti le migliorate relazioni con i paesi vicini certificate dall’Onu, annota “The Economist”, alimentano la speranza di un’epoca di stabilita’ nel Corno d’Africa: quantomeno potrebbero portare alla fine dell’appoggio fornito dal regime eritreo ai ribelli islamisti in Somalia ed in Sudan. Tuttavia, scrive il settimanale, ne’ la fine delle sanzioni ne’ i buoni rapporti internazionali significano molto per la vita quotidiana dei comuni cittadini dell’Eritrea, sottoposti ad uno dei piu’ duri regimi dittatoriali del mondo che ha rovinato l’economia del paese e spinto centinaia di migliaia di eritrei a fuggire e cercare di emigrare all’estero, soprattutto in Europa ed in particolare in Italia. La vera speranza e’ che il rinnovato clima di collaborazione internazionale possa spingere il dittatore Isaias Afewerki ad allentare la sua presa sulla societa’ eritrea ed a cominciare a rispettare i diritti umani dei suoi sudditi.

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Stati Uniti, dipartimento di Giustizia ottimista su possibilita’ di processare fondatore di WikiLeaks Assange

16 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Il dipartimento di Giustizia statunitense si starebbe preparando a processare il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, ed e’ sempre piu’ ottimista riguardo la possibilita’ di condurre il processo in un’aula di tribunale degli Stati Uniti. Lo scrive il quotidiano statunitense “Wall Street Journal” che cita alcune le persone che hanno familiarita’ con la questione. Nell’ultimo anno, i pubblici ministeri statunitensi avrebbero discusso le diverse tipologie di accuse che potrebbero essere sollevare contro Assange, che dal 2012 vive nell’ambasciata ecuadoregna a Londra, dopo aver ricevuto asilo politico dal paese sudamericano. Non e’ noto se su Assange siano in corso discussioni con il Regno Unito o con l’Ecuador, ma le fonti del “Wsj” si sono dette incoraggiate dai recenti sviluppi. Il rapporto tra l’Ecuador e Assange e’ peggiorato bruscamente dopo l’elezione, lo scorso anno, del presidente Lenin Moreno, che lo ha descritto la presenza del fondatore di WikiLeaks come un “sasso nella nostra scarpa”.

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Stati Uniti, Trump andra’ in California per visitare zone colpite dagli incendi

16 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si rechera’ sabato in California per visitare le zone devastate dagli incendi e incontrare le popolazioni colpite dalla forza distruttrice delle fiamme. Il capo della Casa Bianca dovrebbe atterrare alla base aerea di Beale per poi recarsi a Paradise, la citta’ nella California del Nord distrutta da uno degli incendi. La visita giunge a una settimana dalle polemiche emerse in merito alle responsabilita’ politiche della tragedia. Trump aveva infatti accusato la California di “cattiva gestione” delle risorse forestali e minacciato di trattenere miliardi di finanziamenti. Successivamente Trump ha pero’ utilizzato toni piu’ concilianti, e in un tweet ha scritto: “Ho appena parlato con il governatore Jerry Brown per fargli sapere che siamo con lui, e con il popolo della California, fino in fondo!”, lodando poi “l’incredibile coraggio” dei vigili del fuoco e promettendo aiuti federali. Non e’ chiaro se il presidente sara’ ricevuto dai rappresentanti dello Stato, che nell’arco degli ultimi due anni ha condotto una battaglia legale permanente con l’amministrazione federale su questioni come l’ambiente, il consumo ricreativo di marijuana e l’immigrazione. Intanto le vittime degli incendi sono salite a 59, e ad oltre 300 i dispersi.

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Spagna, impossibile restare al governo senza vincere in Andalusia

16 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – E’ impossibile governare la Spagna senza vincere in Andalusia. Si puo’ ottenere un risultato negativo nei Paesi Baschi o in Galizia, essere in minoranza in Catalogna, ma senza gli 8,5 milioni di voti dell’Andalusia non si puo’ andare avanti. Lo scrive oggi il quotidiano “El Pais”, che, dopo aver passato in rassegna i recenti scrutini delle elezioni amministrative e generali, ribadisce che per arrivare alla Moncloa passando per le urne bisogna necessariamente vincere, o almeno pareggiare, nella popolosa Comunita’ autonoma. La politica spagnola ha quindi cerchiato in rosso il 2 dicembre, giorno in cui si celebreranno le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea e della presidenza dell’Andalusia, dove vive circa un elettore spagnolo su cinque e dove si giocano 61 dei 350 seggi del Parlamento. Questo voto, fra l’altro, e’ il primo dopo l’arrivo di Pedro Sanchez alla Moncloa attraverso la mozione di sfiducia che ha portato alla caduta del governo di Mariano Rajoy, per cui rappresenta il primo vero test per il nuovo esecutivo socialista. Grande attenzione, per l’elevato valore simbolico, e’ rivolta anche alle consultazioni che decreteranno il nuovo sindaco della capitale. “Vogliamo recuperare Madrid e faremo tutto il possibile per riuscirci”, ha infatti ammesso il segretario generale della Presidenza, Felix Bolanos, durante una manifestazione del Psoe in cui ha confermato l’intenzione del governo di scendere in campo per conquistare una delle poltrone piu’ ambite in occasione del voto del prossimo maggio. Nella rosa dei possibili candidati del Psoe ci sarebbero tre membri del gabinetto di Sanchez: il responsabile dell’Interno, Fernando Grande Marlaska, la titolare della Giustizia, Dolores Delgado, e il ministro dell’industria, Reyes Maroto. La sfida e’ ardua ma fonti della Moncloa riferiscono che non sia impossibile: “Abbiamo alcune informazioni che vanno in questa direzione. Dobbiamo sparare!”, hanno fatto sapere.

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Regno Unito, governo e paese verso il caos a causa della Brexit

16 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Nessuno puo’ accusare il primo ministro britannico Theresa May di non essere coerente con se stessa. In questo modo, il settimanale britannico “The Economist” commenta la giornata di ieri, 15 novembre, tra le piu’ drammatiche nella storia politica del Regno Unito. In mattinata, May ha tenuto un discorso di tre ore per convincere la Camera dei comuni ad appoggiare l’accordo con l’Unione europea sulla Brexit ed in serata ha speso quasi altrettanto tempo per rivolgersi all’opinione pubblica nazionale in una conferenza stampa. La premier, che negli ultimi due anni ha ripetuto come “Brexit significa Brexit”, ora dice al Regno Unito che la sua versione del divorzio dall’Ue e’ l’unica che valga la pena di considerare. Perche’ quell’accordo, la May se ne e’ detta convinta, rispecchia due risultati difficilissimi da ottenere: rispetta il verdetto del referendum del giugno 2016, recuperando il controllo della Gran Bretagna sulle sue frontiere; e lo fa in modo responsabile, garantendo all’economia britannica la continuazione degli affari con il resto d’Europa. La rimarchevole verve retorica mostrata dalla premier pero’, scrive “The Economist”, non sembra poter evitare che il governo scivoli verso il caos trascinando il paese nell’incertezza su futuro. Il tour de force della May infatti e’ stata una encomiabile reazione alla insanabile divisione che si e’ venuta a creare nel governo con una serie di dimissioni di ministri e sottosegretari, a cui potrebbero seguirne altre nelle prossime ore e giorni; ed allo stato dei fatti appare molto probabile che il primo ministro debba presto affrontare un voto di sfiducia in Parlamento ed una sfida alla sua leadership all’interno del suo stesso Partito conservatore. Non si vede come il governo possa far digerire l’accordo sulla Brexit al Parlamento, data la contrarieta’ espressa dalle opposte frange dei Conservatori anti-Ue e filo-Ue, dal Partito laborista, dai Liberal-democratici, dai Nazionalisti scozzesi e dal Partito democratico unionista; al tempo stesso la guerra civile Tory che si scatenera’ per la contesa sulla leadership sara’ imbarazzante e sanguinosa, facendo perdere al Partito conservatore la residua credibilita’ presso l’elettorato; e l’eventuale sfiducia precipiterebbe il paese in un limbo, con probabili elezioni anticipate ed una caotica uscita dall’Ue gia’ fissata al 29 marzo 2019. Come si sia arrivati a questo disastroso risultato, afferma il settimanale, e’ tutta colpa della May, che in tutti i passaggi-chiave ha mostrato grande incompetenza politica nel maneggiare il dossier Brexit. Ironia della storia, nel dibattito parlamentare ieri tutti gli interventi, da quello della May a quello del leader laborista Jeremy Corbyn fino i discorsi di tutti gli altri deputati di seconda fila alternatisi alla tribuna, sono stati caratterizzati da una passione politica e da una retorica di prim’ordine come non si ascoltava da molto tempo a Westminster: peccato, conclude “The Economist”, che tanta grazia sia stata dedicata a discutere un accordo sulla Brexit che non ha alcuna chance di fare della Gran Bretagna un paese migliore in cui vivere.

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Francia, il governo prepara una futura strategia portuale

16 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – In occasione del secondo comitato interministeriale del mare (Cimer), che si e’ tenuto ieri a Dunkerque, il primo ministro francese, Edouard Philippe, ha svelato i contorni della nuova “strategia portuale nazionale”. Ne parla “Les Echos”, spiegando che il premier ha indicato tre missioni principali, che riguardano i porti di Havre, Rouen e Parigi lungo l’asse della Senna, l’asse del Reno-Mediterraneo e l’asse nord. In particolare, sull’asse della Senna Philippe ha sottolineato la volonta’ di “fondere i tre porti in uno stabilimento pubblico unico con impianti territoriali” che sia operativo entro il primo dicembre de 2021. Philippe ha poi chiesto al ministro dei Trasporti, Elisabeth Borne, di preparare entro i prossimi sei mesi una strategia “nazionale” che dovra’ “orientare le politiche di investimento”. Philippe ha poi annunciato che lo Stato sosterra’ le spese previste per il funzionamento dei porti. Il primo ministro ha inoltre evocato i rischi derivati dalla Brexit. Entro la fine dell’anno verra’ attuata una “ordinanza Brexit” per prendere rapidamente le adeguate misure legislative. Philippe ha promesso anche di stabilizzare il regime fiscale dei porti attraverso una dottrina “chiara”.

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Francia, i “gilet gialli” sono un movimento eterogeneo che incuriosisce gli osservatori

16 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Nato per protestare contro il rincaro dei carburanti, il movimento dei gilet gialli e’ particolarmente eterogeneo visto che include al suo interno cittadini provenienti da diversi ambienti e classi sociali. Lo spiega “Les Echos”, sottolineando che le capacita’ organizzative di un simile movimento stupiscono i sociologi. Per il momento i “gilet gialli” restano una mobilitazione “proteiforme”, senza un leader alla guida dell’iniziativa. Le rivendicazioni riguardano essenzialmente il carburante, ma anche il costo dei pedaggi, i controlli e altre misure previste per gli automobilisti. Secondo un’inchiesta pubblicata ieri, il 69 per cento dei francesi e’ d’accordo con la manifestazione prevista per domani. In particolare, l’adesione e’ maggiore nelle zone rurali (75 per cento) rispetto ai comuni urbani (70 per cento). Un dato che non sorprende visto che in quelle zone c’e’ un maggiore utilizzo dell’automobile. Restano pero’ molte incertezze sull’orientamento politico. Tra i gilet gialli si registra una forte adesione a destra, con l’87 per cento dei simpatizzanti del Rassemblement National di Marine Le Pen che sostiene la protesta. Ma anche a sinistra c’e’ una partecipazione importante, visto che ll movimento e’ apprezzato dal 79 per cento dei socialisti e dal 75 per cento degli elettori della France Insoumise.

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Difesa, ispettore generale Forze armate tedesche, Ue deve essere “piu’ rapida” nella risposta alle crisi

16 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Un’Ue “che protegge i suoi cittadini deve poter rispondere con maggiore rapidita’ alla crisi che possono insorgere”. Lo ha affermato il generale Eberhard Zorn, ispettore generale della Bundeswehr, le Forze armate tedesche, ossia capo di Stato maggiore della Germania. In un’intervista al quotidiano tedesco “Der Tagesspiegel”, il generale Zorn ha commentato la recente proposta del pesidente francese Emmanuel Macron di dotare l’Ue di un esercito comune. L’iniziativa ha trovato l’appoggio del cancelliere tedesco Angela Merkel. Per l’ispettore generale della Bunsdeswehr, l’attuale quadro normativo della difesa europea appare gia’ in pieno sviluppo. Zorn ha, infatti, affermato: “A dicembre 2017, l’Ue ha deciso a favore di una maggiore cooperazione in materia di sicurezza e difesa con la Cooperazione strutturata permanente (Pesco)”. Per la prima volta, ha evidenziato Zorn, con la Pesco l’Ue ha assunto “impegni vincolanti nel settore della difesa, ponendo le basi per un’Unione europea della difesa. L’ispettore generale della Bundeswehr ha quindi dichiarato: “Ora, si tratta di dotatrci di capacita’ migliori e piu’ rapide, stiamo lavorando per un esercito europeo che colleghera’ forze nazionali indipendenti affinche’ possano combattere insieme”. Zorn ha dunque sottolineato: “A nostro parere, l’Unione europea e’ il quadro essenziale per la cooperazione”. L’ispettore generale della Bundeswehr ha quindi definito gli attacchi cibernetici come “la prima e piu’ importante minaccia” per la Germania e per la Nato. Il fattore di rischio deriva dal fatto che gli attacchi cibernetici “non sono chiaramente localizzabili ed e’ difficile determinare chi ne sia l’autore”. Un’ulteriore minaccia e’ posta dal terrorismo internazionale che Zorn descrive “notevolmente flessibile, capace di reagire con elevata mobilita’ e di evadere le pressioni anche attraversando i confini”. Interrogato sulla “pericolosita’” della Russia del presidente Vladimir Putin, Zorn ha risposto che il paese persegue i propri obiettivi strategici “in Ucraina, Siria e Artico”. La Nato “segue questi sviluppi”. A ogni modo, ha evidenziato Zorn, “il mezzo decisivo per la risoluzione dei conflitti e’ costituito dalle discussioni politiche, accompagnate da una deterrenza credibile”.

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Italia, segretario consiglio per l’Economia Cdu, il paese “deve “finalmente avviare la crescita”

16 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – L’Italia “deve finalmente avviare la crescita” e gli strumenti per raggiungere questo obiettivo sono “all’interno del paese: riforme e riduzione della burocrazia”. E’ quanto scrive sul quotidiano tedesco “Handelsblatt” il direttore del consiglio per l’Economia dell’Unione cristiano-democratica, Wolfgang Steiger, secondo cui “il rifiuto del governo italiano di rispettare le regole di bilancio dell’Ue” nella legge di stabilita’ per il 2019 “mette notevolmente a repentaglio il progetto europeo”. La legge di stabilita’ si basa, infatti, “piu’ su regali elettorali ai consumatori che sull’avvio della crescita per investimenti”, sostiene Steiger. Secondo il direttore del consiglio per l’Economia della Cdu, “soltanto il governo italiano puo’ migliorare la situazione” in Italia finalmente “sciogliendo il nodo delle riforme: anche la riduzione della burocrazia potrebbe scatenare le forze della crescita”. Nonostante l’elevato debito pubblico e la debolezza strutturale, l’Italia ha, infatti, “un enorme potenziale industriale”. I partiti italiani, conclude Steiger, “invece di discutere costantemente su come spartirsi la torta, dovrebbero pensare anche a stimolare la crescita”.

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