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Bolsonaro farà estradare Battisti in Italia, Sanzioni Usa contro l’Iran, Elezioni Usa di medio termine, Brexit

Brasile, Bolsonaro promette che fara’ il possibile per estradare Battisti in Italia “immediatamente”

06 nov 10:53 – (Agenzia Nova) – Il presidente eletto del Brasile, Jair Bolsonaro, fara’ “tutto cio’ che e’ legalmente possibile” per estradare Cesare Battisti in Italia “immediatamente”. L’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, ha ricordato Bolsonaro riportando i contenuti di un incontro con l’ambasciatore italiano a Brasilia, Antonio Bernardini, “ha deciso, all’ultimo minuto del suo mandato, di concedere lo status di rifugiato a un terrorista italiano chiamato Cesare Battisti. Quel che ho detto, e’ che da parte nostra faremo tutto cio’ che e’ legale per restituire questo terrorista all’Italia”. Battisti – un “bandito” e un “criminale” – “tornera’ in Italia, si’, immediatamente”, ha detto il futuro capo dello stato ricordando, nel corso delle dichiarazioni rese a “Tv Band” che la questione e’ ora in mano alla Corte suprema (Supremo tribunal federal, Stf). Nella stessa giornata di lunedi’, il procuratore generale della repubblica, Raquel Dodge, ha chiesto che l’Alta corte dia priorita’ all’esame del caso fissando una data certa per un pronunciamento che dovrebbe mettere fine a un lungo percorso giuridico.

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 Al via le sanzioni Usa contro l’Iran, l’Ue cerca una soluzione alternativa per preservare accordo

06 nov 10:53 – (Agenzia Nova) – I funzionari dell’Unione europea sono ancora alla ricerca di un modo per aggirare le sanzioni statunitensi all’Iran – da ieri Washington ha riattivato anche il bando alle importazioni di petrolio iraniano – e continuare a fare fede all’accordo sul nucleare del 2015 senza inimicarsi l’amministrazione Usa. Lo scrive il quotidiano statunitense “New York Times” che sottolinea come gli europei considerino l’accordo iraniano cruciale per gli interessi dell’Unione, pur non essendo riusciti a mettere in atto un meccanismo per eludere le sanzioni. La posizione europea si e’ complicata ulteriormente dopo che la Danimarca ha accusato il governo iraniano di aver tentato di assassinare un attivista del Movimento lotta araba per la liberazione di Ahvaz (Asmla) che vive in quel paese europeo. Da quando l’amministrazione Trump ha annunciato il ritiro dall’accordo sul nucleare iraniano, cui aveva aderito l’amministrazione dell’ex presidente Barack Obama, gli Stati Uniti hanno ripristinato le sanzioni contro Teheran contro il parare dei principali paesi europei che, nel tentativo di preservare l’accordo, stanno cercando di creare un meccanismo di pagamento alternativo che aggirerebbe il sistema bancario dominato dagli statunitensi e le nuove sanzioni di Washington. Ma gli europei hanno difficolta’ ad istituire il cosiddetto “veicolo per scopi speciali” per gestire transazioni che coinvolgono petrolio iraniano e merci europee senza transazioni finanziarie esplicite. Infatti finora nessun paese europeo ha accettato di procedere in questo modo per timore di rappresaglie Usa. Secondo i funzionari europei – scrive il “Nyt” – l’Ue potrebbe riuscire a preservare dal 20 al 30 percento degli scambi esistenti con l’Iran, dato che le grandi aziende europee che hanno legami con gli Stati Uniti hanno gia’ lasciato quel paese o sono in procinto di farlo per evitare le sanzioni. A differenza di precedenti regimi sanzionatori che hanno colpito l’Iran in passato, quello messo a punto dai settori dall’amministrazione Trump sara’ particolarmente duro poiche’ riguardano il settore della navigazione, la costruzione navale, la finanze e il comparto energetico. Piu’ di 700 persone, entita’, navi e aeromobili verranno inseriti nell’elenco delle sanzioni, comprese le principali banche, gli esportatori di petrolio e le compagnie di navigazione.

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Stati Uniti, i cinque possibili scenari dopo le elezioni di medio termine

06 nov 10:53 – (Agenzia Nova) – Alla vigilia delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, le proiezioni confermano i Democratici come i favoriti a conquistare la maggioranza dei seggi alla Camera dei rappresentanti. Come hanno insegnato le elezioni presidenziali del 2016, con i sondaggi che davano la democratica Hillary Clinton vincitrice su Donald Trump, i sondaggi vanno letti con cautela. Per questo – scrive il quotidiano “Washington Post – nessun scenario, per quanto improbabile, puo’ essere escluso. Il primo e’ proprio quello delineato dai sondaggi, con i Democratici che vincono alla Camera, e il Grand Old Party (Gop) che mantiene il controllo sul Senato guadagnando anche uno o due seggi. Al Senato, i Repubblicani hanno 51 seggi contro i 49 dei Democratici, ma solo 9 dei 33 seggi in palio sono difesi dai Repubblicani, e in pochi esiste una concreta possibilita’ di vittoria dei Democratici. Se i Democratici alla Camera vincessero con uno scarto di circa 30 seggi, cio’ andrebbe a confermare una tendenza abbastanza usuale nelle elezioni di meta’ mandato, che solitamente vedono imporsi il partito all’opposizione. Un secondo scenario potrebbe essere invece una vittoria dei Democratici alla Camera con 40 o 45 seggi di scarto. Tuttavia, il risultato potrebbe non essere abbastanza buono da consegnare loro anche il Senato. Per i Democratici e’ difficile poter conquistare Stati come Tennessee o il Texas – dove i democratici non hanno vinto in alcuna competizione negli ultimi 25 anni – ma potrebbero giocarsela in Florida, Indiana, Missouri, Montana e West Virginia. In questo caso i Democratici potrebbero sperare almeno in un pareggio col 50-50 al Senato (anche se il voto del vicepresidente Pence darebbe comunque la maggioranza di fatto al Gop). La terza ipotesi vede i Democratici vincitori in qualche modo in entrambi i rami del Congresso, con il Tennessee che va al partito dell’asinello, e il Texas che forse lo segue, dando ai Democratici una maggioranza di 51-49 o 52-48 al Senato. La sconfitta dei Repubblicani in entrambe le camere darebbe vita ad un vero terremoto politico tra i Conservatori. Il quarto scenario vede i Repubblicani salvare la maggioranza alla Camera e guadagnare terreno al Senato, cosa che richiederebbe una vittoria del Gop nei seggi attualmente in bilico grazie ad un crescente entusiasmo attorno alla strategia utilizzata da Trump sul tema dell’immigrazione. In questo caso il Nevada o addirittura l’Arizona potrebbero restare sotto il controllo del Gop, insieme a Stati come la Florida, l’Indiana, il Missouri e il Montana. L’ultimo scenario e’ quello definito “jolly”, nel quale accade qualcosa di totalmente inaspettato: ad esempio con il Gop che mantiene la Camera ma perde il Senato, o con i Democratici che si prendono la Camera, ma i Repubblicani che vincono alcuni seggi al Senato.

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Spagna, Sanchez pensa al piano B: prorogare il bilancio del Pp e aumentare le tasse “ad hoc”

06 nov 10:53 – (Agenzia Nova) – Il governo di Pedro Sanchez sta pensando di passare al piano B, ovvero prorogare il bilancio del 2018 approvato dal governo di Mariano Rajoy, nel caso in cui non dovesse riuscire ad ottenere sufficiente sostegno parlamentare per portare avanti la manovra concordata con Unidos Podemos. Lo riferisce il quotidiano economico “Expansion”, spiegando che tale strategia e’ stata confermata dal ministro dell’Economia, Nadia Calvino, di fronte alla riluttanza mostrata dai partiti separatisti catalani rispetto al progetto di bilancio per il 2019. “Continuiamo a lavorare per cercare di costruire consenso e ottenere sostegno ma, se alla fine non arrivano, prorogheremo il bilancio esistente apportando gli adeguamenti necessari”, ha ammesso Calvino, poco prima dell’inizio della riunione dell’Eurogruppo celebrata lunedi’ a Bruxelles. L’unica alternativa, ricorda “Expansion”, sarebbe quella di sciogliere le Camere e convocare le elezioni anticipate. Gli adeguamenti menzionati dal ministro sono gli aumenti delle tasse inclusi nel progetto di bilancio che il governo ha inviato alla Commissione europea il 15 ottobre, necessari per soddisfare gli sforzi strutturali richiesti dall’Unione europea, che l’esecutivo ha gia’ iniziato ad applicare attraverso i decreti regi. “La creazione di nuove tasse e’ gia’ sul tavolo e le nostre proposte saranno inviate in Parlamento nelle prossime settimane”, ha aggiunto la titolare dell’Economia, riferendosi alla tassa sulle transazioni finanziarie e a diverse misure contro la frode fiscale. Intanto i separatisti catalani si sono arroccati ancora di piu’ sul loro “no” al bilancio. “La decisione e’ presa e non si puo’ tornare indietro”, ha fatto sapere il portavoce di Erc al Congresso, Joan Tarda’. “Non negozieremo. Abbiamo discusso con tutto il partito e non cambieremo idea, perche’ il governo non ha fatto cio’ che volevamo”, ha aggiunto, riferendosi alla richiesta di liberare i politici catalani in carcere da oltre un anno con l’accusa di ribellione. Lo riferisce il quotidiano “La Vanguardia”, aggiungendo chei i gruppi nazionalisti starebbero pianificando persino di spingersi oltre, per fare in modo che la manovra naufraghi ancor prima di essere discussa in Parlamento.

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Brexit, Bruxelles offre un compromesso sulla frontiera irlandese per aiutare la premier Theresa May

06 nov 10:53 – (Agenzia Nova) – Bruxelles sta preparando ad offire alla Gran Bretagna una proposta di compromesso sulla questione della frontiera irlandese, per risolvere l’ultimo e piu’ difficile ostacolo sulla strada dei negoziati sulla Brexit: lo rivela oggi martedi’ 6 vovembre il quotidiano filo-governativo “The Times”, secondo il quale “importanti esponenti” Ue hanno fatto capire di essere pronti ad offrire alla premier britannica Theresa May un cosiddetto “meccanismo indipendente” che consentirebbe alla Gran Bretagna di metter fine unilateralmente agli accordi temporanei sulla partecipazione del paese all’unione doganale ed al mercato unico europei. La proposta di compromesso, commenta il “Times”, arriva in un momento cruciale per il governo di Londra, che spera di portare a casa un accordo da poter sottoscrivere nel corso del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue in programma il 13 novembre prossimo: oggi stesso la premier May terra’ al No. 10 di Downing Street una riunione del suo gabinetto in cui tentera’ di sopire i timori dell’ala piu’ euroscettica del Partito conservatore rispetto alla soluzione prospettata per il futuro status della frontiera terrestre tra l’Irlanda del Nord britannica e la Repubblica d’Irlanda, che e’ uno stato membro dell’Unione Europea; allo stesso tempo, anciticpa il “Times”, oggi la premier avvertira’ i membri del suo governo che un accordo con l’Ue deve essere sigillato entro la fine del mese, per poter poi farlo approvare dal Parlamento di Westminster in tempo per il 29 marzo 2019, quando scattera’ la Brexit. Il timore dei Brexiteers, spiega il giornale, e’ che la cosiddetta soluzione “backstop” su cui la May e la Commissione europea di Bruxelles sembra abbiano trovato l’accordo sia un modo per intrappolare il Regno Unito in una partecipazione “senza fine” all’unione doganale europea e quindi rendere la Gran Bretagna per sempre soggetta alle regole commerciali decise a Bruxelles, senza che essa possa neppure metterci bocca. Nella giornata di ieri, racconta il “Times”, il primo ministro della Repubblica d’Irlanda, Leo Varadkar, ha fatto un significativo gesto di apertura nei confronti di Londra, dicendo di essere aperto all’idea di un “meccanismo di revisione” della soluzione “backstop”, avanzata dalla premier May in una conversazine telefonica avvenuta poche ore prima; allo stesso tempo tuttavia Varadkar ha anche preannunciato che Dublino metterebbe il suo veto alla proposta fatta la scorsa settimana dal ministro britannico per la Brexit, Dominic Raab, secondo cui la Gran Bretagna potrebbe metter fine unilateralmente alla “backstop” attraverso una semplice notifica con tre mesi di anticipo.

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Francia, il presidente Macron cerca di calmare la protesta contro l’aumento del carburante

06 nov 10:53 – (Agenzia Nova) – In Francia cresce la protesta contro l’aumento de prezzo del carburante che scattera’ a partire dal primo gennaio prossimo. Il presidente francese Emmanuel Macron, cerca di calmare gli animi in vista della giornata di mobilitazione del 17 novembre, ribattezzata come “il movimento dei gilet gialli”. In diverse citta’ del paese gli automobilisti rallenteranno il traffico locale tenendo sul cruscotto un gilet di emergenza. In un ‘intervista rilasciata a un gruppo di quotidiani locali, Macron si e’ detto “particolarmente sensibile alla collera di coloro che devono spostarsi per lavorare”. Ai microfoni della radio Europe 1, Macron ha dichiarato di voler aiutare i cittadini francesi penalizzati da questi aumenti instaurando una forma di “indennita’ chilometrica”. “Sono sensibile a due categorie di cittadini. Quelli che hanno difficolta’ nel riscaldarsi (…) e quelli che devono prendere la macchina tutti i giorni per andare a lavorare”, ha poi aggiunto. In questo contesto i partiti di opposizione stanno attaccando il governo sostenendo la mobilitazione del 17 novembre. Secondo un recente sondaggio pubblicato da “Le Figaro”, il 78 per cento dei francesi approva la protesta. Macron e’ stato piu’ volte interpellato su questo argomento nel corso del tour in Francia che questa settimana lo vede impegnato nei luoghi dove si e’ combattuta la Grande Guerra in occasione del centenario dell’armistizio.

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Francia, il presidente Macron sui passi della Grande Guerra

06 nov 10:53 – (Agenzia Nova) – Mentre il presidente Emmanuel Macron e’ impegnato in questi giorni in un tour nelle regioni a nord e ad est della Francia per commemorare l’armistizio della Grande Guerra, in Francia aumentano le proteste contro l’aumento dei prezzi del carburante. Lo scrive “Le Figaro”, che ripercorre la giornata di ieri, durante la quale Macron ha reso omaggio ai 4mila soldati francesi caduti a Morhange, nella regione del Grand Est, in una delle prime battaglie della Grande Guerra. “Le Monde” descrive il clima di indifferenza che regnava nella cittadina prima dell’arrivo del presidente. “E’ questo, signore e signori il Grand est! Una capacita’ nel far fronte a tutte le prove, a proiettarsi in continuo verso il futuro” ha dichiarato Macron elogiando un territorio che e’ stato capace di riadattare alcuni siti industriali e far fronte alla crisi dovuta alla deindustrializzazione. Alle commemorazioni erano presenti un centinaio di persone, tra ex combattenti, rappresentanti locali e studenti. “Libe’ration” para del malcontento che in questo periodo serpeggia nell’elettorato francese a causa di alcune misure previste dal governo, come quella riguardante l’aumento de prezzo de carburante. Ne corso della cerimonia e’ stata evocata la capacita’ della regione del Grand Est di riprendersi dalle varie difficolta’ come quelle del confitto mondiale e quelle legate ai problemi economici. Secondo il presidente francese un esempio capace di “fronteggiare tutte le tempeste”.

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Germania, ministro Interno dispone messa a riposo temporanea per direttore servizi segreti interni

06 nov 10:53 – (Agenzia Nova) – Il ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, ha chiesto ieri, 5 novembre, al presidente federale Frank-Walter Steinmeier la messa a riposo temporanea con effetto immediato di Hans-Georg Maassen, il presidente dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bfv), i servizi segreti interni della Germania. E’ quanto riferisce il quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, spiegando che Seehofer ha basato la sua decisione sul discorso tenuto da Maassen alla riunione dei direttori dei servizi di intelligence dei paesi dell’Ue, svoltasi a Varsavia il 18 ottobre scorso. In quell’occassione, il presidente del Bfv aveva accennto a “elementi della sinistra radicale” nel Partito socialdemocratico tedesco (Spd), al governo della Germania da marzo scorso nella Grande coalizione con l’Unione cristiano-democratica (Cdu) del cancelliere Merkel e l’Unione cristiano-sociale (Csu) di Seehofer. Per Maassen, i presunti radicali nella Spd avrebbero approfittato dei suoi commenti sui fatti avvenuti a Chemnitz in Sassonia alla fine di agosto scorso per minacciare una crisi di governo se il presidente del Bfv non fosse stato rimosso dall’incarico. Alla fine di agosto scorso, un 35enne tedesco e’ stato ucciso a Chemnitz nel corso di una rissa. L’iscrizione nel registro degli indagati di due richiedenti asilo aveva provocato la reazione dell’estrema destra, che aveva organizzato una manifestazione di proteste a Chemnitz. A mobilitare la popolazione era intervenuta anche Alternativa per la Germania (AfD), partito di destra che raccoglie consensi anche tra gli ambienti estremisti. Alla manifestazione dell’estrema destra a Chemnitz aveva risposto un controcorteo organizzato dalla sinistra radicale, con conseguenti scontri tra le due fazioni. La polizia era dovuta intervenire per sedare i disordini, effettuando numerosi fermi e arresti. Nella gestione dei fatti di Chemnitz, Maassen era stato accusato di aver mancato al suo dovere di imparzialita’, in particolare per aver avuto contatti con esponenti di AfD cui avrebbe rivelato informazioni riservate. La Spd aveva chiesto immediatamente la destituzione di Maassen, incontrando l’appoggio di Merkel ma l’ostinata contrarieta’ di Seehofer. Il contrasto, che minacciava di provocare una crisi di governo, si era risolto con un compromesso dopo lunghe trattative. Maassen avrebbe lasciato la presidenza del Bfv per assumere l’incarico di sottosegretario all’Interno con delega alle questioni di sicurezza. Quella che pareva una vittoria di Seehofer e’ stata, tuttavia, di breve durata. La Spd ha, infatti, giudicato quella di Maasen una promozione, anche in considerazione dell’aumento di retribuzione derivante dal nuovo incarico. Seehofer aveva quindi dovuto cedere nominando il presdente del Bfv consigliere speciale del ministero dell’Interno. Nell’attesa di trovare un successore alla direzione dei servizi segreti interni della Germania, Maassen avrebbe mantenuto l’incarico di presidente del Bfv. Tuttavia, con il suo discorso a Varsavai, Maasen pare aver superato il limite per Seehofer. Annunciando oggi la richiesta di messa a riposo temporanea del presidente del Bfv, il ministro dell’Interno ha infatti dichiarato “inaccettabile” parlare di “forze di estrema sinistra nella Spd”. Inoltre, per Seehofer, con la sua descrizione delle politiche del governo tedesco per la sicurezza e per la gestione dell’immigrazione come “ingenue, di sinistra”, Maassen “ha superato il limite”. Nell’attesa di un decreto presidenziale che confermi la messa a riposo temporanea di Maassen, le funzioni di presidente del Bfv saranno svolte dal suo vice, Thomas Haldenwang.

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Quella dell’Italia e’ la ricetta per un’altra crisi finanziaria dell’Eurozona

06 nov 10:53 – (Agenzia Nova) – La legge di bilancio presentata dalla coalizione al governo dell’Italia fara’ poco per aumentare la domanda interna e quasi niente per risollevare il pietoso stato della crescita economica del paese: e’ questo il severo giudizio espresso dal quotidiano britannico “Financial Times”, in un editoriale della sua direzione pubblicato a commento dell’intervista pubblicata ieri lunedi’ 5 novembre in cui il vice premier italiano Luigi Di Maio aveva affermato che la scelta di aumentare il deficit pubblico diventera’ un modello valido per tutti i paesi europei. La scommessa di Di Maio, scrive il “Financial Times”, e’ tutta basata su una grande “se”: “Se la nostra ricetta funzionera’ in Italia, allora funzionera’ negli altri paesi”, ha detto nell’intervista; secondo l’editoriale del “Financial Times” invece le misure proposte non soltanto non faranno crescere l’economia italiana, ma al contrario rischiano di provocarne una contrazione. Inoltre la politica economica dell’Italia non mostra alcun riguardo per la necessita’ di osservare un quadro di regole comuni quando si condivide una moneta unica con altri paesi; ne’ tantomeno per la reciproca fiducia che e’ richiesta tra i membri dell’Eurozona. Andando poi allo scontro con Bruxelles sul suo bilancio di spesa (e peraltro su diverse altre questioni), Roma puo’ soltanto dissuadere il mondo degli affari dall’investire nell’industria e nel mercato del lavoro italiano. Sopra a tutto cio’ infine, invocare a modello l’avventata politica fiscale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump difficilmente guadagnera’ a Di Maio alleati in Europa. L’editoriale ne conclude che quella italiana e’ la ricetta che puo’ innescare una nuova ciris finanziaria in tutta l’Eurozona. Intanto ieri i ministri delle Finanze dei paesi dell’Eurozona hanno esortato l’Italia a piegarsi alla richiesta di Bruxelles di riscrivere la propria Legge di bilancio che infrange le regole europee, scartando i tentativi di Roma di difendere l’aumento del defici come uno struento-chiave per rilanciare l’economia del paese: nella riunione i ministri dei paesi Ue hanno invitato il governo populista dell’Italia ad aprire un dialogo con Bruxelles sulla revisione della bozza di bilancio per il 2019 ed hanno appoggiato il punto di vista della Commissione europea, secondo essa viola il precedente impegno assunto da Rome di ridurre il suo deficit gia’ a partire dal prossimo anno. Il presidente dell’Eurogruppo, Ma’rio Centeno, ha dichiarato che nella riunione i ministri hanno esortato l’Italia a “cooperare strettamente con la Commissione alla preparazione di una revisione del suo progetto di bilancio che sia in linea con le regole comunitarie”. Al termine del vertice l’Eurogruppo ha poi pubblicato una dichiarazione in cui ribadisce la necessita’ di una nuova bozza del bilancio italiano, affermando che “una sostanziale riduzione del debito pubblico e’ parte integrale” delle regole dell’Eurozona. Ma per ora il governo populista di Roma, annota il “Financial Times”, non sembra affatto voler cedere in vista del termine del 13 novembre prossimo, indicato perche’ presenti una nuova versione della sua Legge finanziaria se non vuole peggiorare il suo braccio di ferro con Bruxelles. Il ministro delle Finanze italiano, Giovanni Tria, ha infatti preannunciato che il Bilancio “non cambiera’”, aggiungendo che non ci sara’ “ne’ un conflitto ne’ un compromesso” con la Commissione: “Avremo un dialogo costruttivo con la Commissione”, ha detto Tria al termine della riunione ministeriale a Bruxelles.

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Ue-Italia, l’Eurogruppo invita Roma a collaborare con la Commissione europea sulla legge di stabilita’

06 nov 10:53 – (Agenzia Nova) – Respingendo la legge di stabilita’ per il 2019 gia’ bocciata dalla Commissione europea, l’Eurogruppo ha invitato l’Italia a collaborare con Bruxelles alla revisione del provvedimento. E’ quanto si legge sul settimanale tedesco “Die Zeit”, che commenta la riunione dei ministri delle Finanze degli Stati membri dell’Eurozona tenuta a Bruxelles nella giornata di ieri, 5 novembre. “Ci aspettiamo che l’Italia e la Commissione europea entrino in un dialogo aperto e costruttivo”, afferma l’Eurogruppo nella dichiarazione finale del vertice. Inoltre, l’Italia dovrebbe cooperare “a stretto contatto con la Commissione” per preparare “un bilancio riveduto in conformita’ con il Patto di stabilita’”. I ministri delle Finanze dell’Eurozona appoggiano dunque la posizione della Commissione nel confronto con l’Italia sulla legge di stabilita’. In particolare, il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, ha affermato: “I ministri hanno sostenuto la valutazione della Commissione”. Tuttavia, aggiunge “Die Zeit”, l’Italia “rimane irremovibile” e i segnali che giungono da Roma “lasciano difficilmente sperare in un miglioramento della disputa” tra Roma e Bruxelles. Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, si e’ detto aperto alle discussioni, ma ha anche affermato che il governo non cambiera’ la legge di stabilita’. A sua volta, il commissario europeo per gli Affari economici, Pierre Moscovici, ha dichiarato dopo la riunione dei ministri delle Finanze che non ci sarebbe stato un “accordo” con l’Italia. “Questi non sono negoziati, le regole sono le regole e devono essere rispettate”, ha detto Moscovici il quale ha paragonato l’euro alla “convivenza in un condominio” aggiungendo che “non si puo’ abbattere un muro in maniera indipendente”, come invece avrebbe fatto l’Italia cn la sua legge di stabilita’. Su una posizione di maggiore apertura si colloca Centeno, il quale auspica che il dialogo costruttivo tra Italia e Ue dia i suoi frutti. Infine, per il ministro dell’Economia e delle Finanze francese, Bruno Le Maire, la questione non riguarda “astratte regole di bilancio, ma cio’ che e’ in ballo e’ la nostra moneta unica”. L’euro e’, infatti, “un bene comune che appartiene ai 19 membri” dell’Eurozona, ha evidenziato Le Maire per poi aggiungere: “Siamo tutti responsabili”. Per il ministor delle Finanze irlandese, la crisi del debito sperimentata dal proprio paese ha dimostrato “la sua dipendenza dai paesi dell’euro”. A ogni modo, l’Italia ha tempo fino al 13 novembre prossimo per inviare a Bruxelles una proposta di bilancio conferme ai rilievi della Commissione europea sulla legge di stabilita’. In caso contrario, nei confronti dell’Italia, la terza economia dell’Eurozona, potrebbe essere aperta una procedura di infrazione per deficit eccessivo. Il valore delle ammende potrebbe arrivare fino allo 0,2 per del cento del Pil italiano, pari a 3,4 miliardi di euro. Inoltre, l’Ue potrebbe decidere di ridurre i propri fondi stanziati a favore dell’Italia. Il verdetto della Commissione sulla nuova proposta di bilancio presentata da Roma giungera’ entro il 21 novembre prossimo. A tal riguardo, Moscovici ha definito “errata” l’idea secondo cui la Commissione avrebbe gia’ deciso di avviare la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia.

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