Il mercato

Bollette più care, colpa dei combustibili fossili: il gas è aumentato del +700% in un anno

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La domanda di energia sale e con essa anche il prezzo. Oggi il gas all’ingrosso ci costa poco meno di 70 euro per MWh, un anno fa non arrivava a 10 euro. la conseguenza diretta è un aumento dei prezzi dell’energia elettrica e con l’inverno alle porte il caro bollette sarà inevitabile per l’Agenzia internazionale dell’energia.

Il prezzo dell’energia cresce (e pure del gas)

Cresce in tutta Europa la preoccupazione per il costo dell’energia che cresce senza sosta. Il gas in particolare ha registrato un incremento dei prezzi all’ingrosso del +700% negli ultimi 12 mesi, passando dai quasi 9 euro per megawattora di settembre 2020 agli attuali 70 euro per megawattora (prezzo medio sul mercato TTF olandese).

Dopo il picco di 76 euro per megawattora di martedì scorso, attualmente l’andamento è in debole diminuzione a 67 euro circa per megawattora, ma come detto il trend è in deciso rialzo e anche le stime per l’inverno 2022 non sono rassicuranti.

Il prezzo finale dell’energia elettrica è sempre ancorato al prezzo del combustili fossile più costoso necessario per riuscire a soddisfare tutta la domanda di energia prevista per il giorno dopo.

Succede quindi che nella giornata di ieri, secondo quanto riporta oggi il Sole 24 Ore, il prezzo dell’energia elettrica sia passato dai 228 euro per megawattora agli oltre 250 euro di fine giornata, quando le centrali elettriche fotovoltaiche diminuiscono rapidamente la propria capacità con l’approssimarsi delle ore notturne.

Limiti e benefici delle fonti rinnovabili

Le fonti energetiche rinnovabili sono state chiamate in causa molto spesso in questi ultimi giorni, perché grazie ad esse è possibile generare una grande quantità di energia elettrica a prezzi bassissimi, se non negativi (cosa che è accaduta ad esempio durante la primavera del 2020).

Il problema si pone quando la domanda supera l’offerta garantita dalle rinnovabili ed entrano in gioco i combustibili fossili, molto più costosi, che riequilibrano il mix energetico e fanno impennare il prezzo finale al consumatore (come nella primavera e inizio estate del 2021).

Condizioni climatiche sfavorevoli (poco sole, o poco vento, o portata dei fiumi troppo ridotta per le scarse precipitazioni) possono ridurre notevolmente la capacità degli impianti a fonti rinnovabili di soddisfare la domanda nazionale d’energia.

Ad oggi, nelle migliori condizioni, le rinnovabili coprono il 38% della domanda di energia elettrica di tutta Europa. In alcuni Paesi del Nord Europa, in determinati momenti dell’anno, l’offerta di energia elettrica da fonti pulite copre il 100% della domanda interna (come successo, ad esempio, in Germania, Svezia, Danimarca e Regno Unito).

Il limite delle rinnovabili sta proprio nella variabilità a volte estrema che caratterizza la loro capacità di garantire approvvigionamenti stabili e sicuri, ma soprattutto nella mancanza di una rete di distribuzione, trasmissione e stoccaggio all’altezza delle sfide energetiche del presente e principalmente del futuro.

Le giuste tecnologie e interventi di semplificazione burocratica, come ci ha ricordato il nostro ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, potrebbero ridurre questo limite, ma serve fare delle scelte politiche più coraggiose e porsi degli obiettivi più ambiziosi, per assicurarsi energia pulita in quantità sufficienti per tutto l’anno.

Il gas russo

L’Agenzia internazionale per l’energia (AIE) ha invitato la Russia ad aumentare le sue esportazioni di gas naturale verso l’Europa, che in questo momento soffre la decisione di Mosca di chiudere i rubinetti all’Ucraina (che non ha scorte per l’autunno e i primi freddi icombenti).

Le riserve europee sono di molto inferiori alla media degli anni passati e per aumentarne i volumi si soffre comunque una maggiore scarsità di offerta giornaliera. Il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di avviare un’indagine internazionale su possibili manipolazioni del mercato, quindi sulla Russia e la sua Gazprom.

Ci sono poi problemi di competizione con l’Asia, in particolare la Cina, che, dopo il primo momento di crisi dovuta all’emergenza sanitaria da Covid-19, ha ripresa a correre con la produzione e i consumi, risucchiando le forniture di gas dalla Russia e non solo.

L’AIE mette comunque in guardia: con l’approssimarsi dell’inverno e le probabili ondate di freddo sull’Europa continentale e ovviamente anche orientale la domanda di energia crescerà di molto, facendo schizzare verso l’alto il prezzo.

La transizione energetica

La transizione energetica in corso non farà che rendere più aspra questa situazione di scarsità di offerta e di aumento dei prezzi, ma allo stesso tempo è anche l’unica via da seguire per tutti.

Semplicemente siamo partiti troppo tardi e tutti assieme, ora bisognerà rivedere il mercato dell’energia dell’Unione, cambiando i meccanismi di determinazione dei prezzi che ne stanno alla base, accelerare la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili, realizzare una rete di distribuzione innovativa e lavorare a sistemi di accumulo (batterie) più efficaci e potenti.