l'analisi

Blockchain in Italia, cosa manca al nostro sistema per partire realmente?

di Gianluca Duretto, imprenditore ed advisor su blockchain e fintech, Consigliere del CDTI |

La domanda di tutti è soprattutto quanto realmente l’Italia sia pronta per partire su un’adozione fuori dalle sperimentazioni della tecnologia.

Da due anni come sanno tutti gli studiosi di tecnologia e di IT, uno dei temi di maggiore attualità e non solo nell’IT è la tecnologia blockchain, dopo un percorso in cui si è finalmente capito la differenza con la piu’ nota delle sue applicazioni, la cryptovaluta bitcoin.

Ma la domanda che ci facciamo a Luglio del 2019 è se per la Blockchain questo sarà l’anno da ricordare anche per l’Italia? Questo è uno dei principali dubbi che si sta ponendo la comunità degli imprenditori italiani che cerca di capire la reale portata dell’adozione della blockchain in tutti i settori dove è applicabile con un senso pratico e che fanno sperimentazione ed innovazione in questa prima fase dell’adozione.

Gianluca Duretto, imprenditore ed advisor su blockchain e fintech, Consigliere del CDTI

Mi sento di condividere con tutti gli operatori di mercato questa domanda, dopo i miei molteplici incontri con la comunità dei maggiori esperti sulla tematica, anche tra quelli che hanno appena partecipato al tavolo dei 30 esperti perché la domanda di tutti è “ora che succederà in Italia” ? Ad esempio, proprio durante la recente edizione del Blockchain Week di Roma organizzato da Gianluca Comandini, uno dei piu’ validi esempi di imprenditori seriali trentenni, la domanda di tutti in platea era soprattutto quanto realmente l’italia e’ pronta per partire per una reale adozione pratica nei settori di business, fuori dalle sperimentazioni di tale tecnologia che abbiamo visto nei settori ad esempio della filiera agro-alimentare o dei servizi finanziari o dell’energia.

Vorrei partire pero’, da una interessante analisi di una prestigiosa università americana privata, la Emory di Atlanta che ha analizzato insieme ad un importante studio legale Provide, come in un mercato molto sviluppato su tutto il fintech e la blockchain il 2019 sia ancora l’anno dell’inizio dell’adozione alla ricerca delle reali best practices di mercato.

Citando lo studio “ The State of Enterprise Blockchain Study ” pubblicato a Marzo di quest’anno, si nota come su un campione importante di soggetti la tecnologia sia in uno stato ancora iniziale della sua adozione in una seconda fase, di un percorso che prevedono si concluderà con una piena adozione del 2025 della tecnologia.

Solo negli USA nei  primi sei mesi del 2019, si sono registrati aumenti nell’ordine del 62% degli investimenti seppur notevoli su tale tecnologia.

Come indicazione economica solo a livello di raccolta di fondi, nel solo corso dell’anno 2019 la blockchain e le sue applicazioni nel mercato USA, quello piu’ florido in questo momento ha raccolto, 822 milioni di dollari secondo un rapporto stilato da Outlier Venture, uno dei fondi specializzati piu’ attivi negli stati uniti sulla tematica fintech e blockchain.

E secondo IDC Government Insights, il governo degli USA è pronto ad aumentare la propria spesa in blockchain di oltre il 1000% entro il 2022 per 48,2 milioni di dollari e con altri 80 milioni delle agenzie civili federali e 40 milioni del dipartimento della difesa uno dei piu’ attivi, nell’adozione delle nuove tecnologie. In attesa della Moneta digitale del colosso Facebook Libra, di cui condivido le perplessità degli studiosi, che avrà una sua ennesima blockchain proprietaria, che pero’ sicuramente avrà, un notevole impatto sul sistema digitale dei miliardi di utenti di Facebook, dell’utilizzo semplice delle “valute digitali”.

Per tornare al nostro continente, basti pensare che solo nel 2018 ci sono stati in tutta Europa, oltre un centinaio di convegni o dibattiti sulla tecnologia blockchain ed anche in Italia abbiamo visto la nascita di diverse associazioni di categoria piu’ o meno referenziate, di osservatori autorevoli e di un grande ed evidente impulso dal Governo che ha deciso già nella nota di dicembre 2018, tramite il Mise di istituire un tavolo di esperti su AI e Blockchain o DLT (registri distribuiti) per preparare quella Strategia Nazionale che una volta elaborata venisse sottoposta all’AGID per delle regole che permettessero una sua reale applicazione negli ambiti dell’economia. In tal senso è stato stanziato un primo fondo di 45 milioni di euro per lo sviluppo di iniziative in tecnologie innovative quale la Blockchain.

La nota del Mise a fine del 2018, diceva espressamente non appena vennero nominati i due comitati dei 30 saggi per la blockchain e per l’intelligenza artificiale che “.. Si ritiene priorità fondamentale per il nostro Paese conoscere, approfondire e affrontare il tema dell’Intelligenza artificiale e delle tecnologie basate su registri distribuiti e blockchain, nonché aumentare gli investimenti pubblici e privati in tale direzione e nelle tecnologie strettamente connesse alle stesse, come già espresso nelle linee programmatiche presentate dal Ministro Di Maio”.

Un’altra grande tappa sempre di questo 2019, con la conversione in legge del Decreto Semplificazione, la piena attuazione di tale tecnologia con effetti legali ed in particolare per l’adozione dei contratti “smart contract”, con  la pubblicazione nella GU 12 del 12/02/2019.

Da sei mesi a questa parte finalmente in Italia vien riconosciuta la piena validità giuridica alle tecnologie basate su registri distribuiti, c.d. blockchain, e agli “smart contract” e come immaginiamo, questo ha reso possibile finalmente soprattutto in quelle amministrazioni pubbliche le prime sperimentazioni di tale tecnologia anche in ambiti diversi da quelli finanziari classici.

Gli ambiti di applicazione delle tecnologie DLT e della blockchain, come gli innumerevoli studi in questi ultimi tre anni stanno dimostrando, sono potenzialmente moltissimi con ricadute anche importanti nella società, basti pensare generalmente a tutti quelli in cui vengono coinvolti più soggetti come nei casi della contrattualistica: dai pagamenti e le transazioni collegate, alla gestione di informazioni inerenti la contrattualistica, alle transazioni che riguardano lo scambio di beni o servizi, alla contabilizzazione o alla tracciatura in sicurezza in un registro immutabile e distribuito. ­­

Finalmente in questa “rivoluzione blockchain” siamo primi in Europa, forti anche di un impianto normativo all’avanguardia ed una commissione di esperti che doveva analizzare e redigere le linee guida in questa strategia nazionale. Ma proprio la lentezza dell’adozione di questo vantaggio competitivo merita di  essere analizzata e segnalata. La domanda infatti che tutti gli operatori ed innovatori si stanno facendo, in questa afosa estate italiana del 2019 è quanto ancora realmente manca per una reale attuazione di questa importante rivoluzione, per l’economia che porta con se, la speranza di una nuova stagione di rinascimento digitale, con un piano di investimenti in innovazione tecnologica in questo paese, oltre i proclami ed i “libri bianchi”.

Il lavoro del comitato dei 30 esperti designati dal Mise, è stato inviato ad Agid e siamo tutti in attesa da circa due mesi di conoscere quelle fatidiche norme regolatorie che fisseranno gli standard tecnici di base per i quali uno smart contract, elemento fondamentale della tecnologia DLT e blockchain con il suo registro che la caratterizza, ad esempio potrà essere pienamene equiparate alla forma scritta di un contratto di compravendita di un bene o di una transazione finanziaria ed avere, piana efficacia soprattutto a livello legale.

Siamo fiduciosi di avere questi standard tecnici da Agid già nell’autunno per rendere finalmente attuabile soprattutto nella PA questa adozione della blockchain e che non si fermi, come in casi evidenti quali l’Open Data o la fantomatica Agenda Digitale, in “lentezze” burocratiche che sarebbe deleterie per l’economia del paese.

Benefici potenziali ma innegabili come investimenti nell’economia reale, legati alla possibilità con la tecnologia blockchain come “la creazione di alternative piu’ efficienti e meno costose per lo scambio di valore, la creazione di nuovi servizi basati nuovi modelli di mercati e la logica di processo distribuitive centralizzate con quelle decentralizzate automatiche” citando lo studio del Cefriel del Politecnico di Milano scritto insieme ad IBM dal titolo “Quali sono le opportunità della blockchain al di là del settore finanziario? ” non devono essere fermati secondo noi, in un paese in difficoltà evidente di crescita industriale per la qualità e l’importanza della visione strategica dell’adozione di tale tecnologia.

Il sistema italiano non ha certo bisogno di una ennesima proliferazione di associazioni o pseudo similari, che si occupano di blockchain, ma di una concertazione tra tutti gli attori del sistema quali le aziende, l’Università e la Pubblica Amministrazione stessa per una visione ed una reale adozione di questa opportunità di innovazione nel paese.

Viene stimato nel 2020, un investimento globale nel sistema di circa 100 milioni di Euro che sono un balzo a doppia cifra se si pensa che solo nel 2017 sono state investite nelle prime timide sperimentazioni circa 16 milioni di Euro. Il valore degli investimenti nel nostro paese su questa tecnologia oggi emergente, è assolutamente in linea con il trend dei maggiori paesi europei e mondiali nonostante il mercato in Italia sia ancora immaturo, legato ad una crisi sistemica e limitandosi a soli POC o prima applicazioni in ambiti della tracciatura dell’agricoltura ad esempio, come quelli in ambiti bancario ed assicurativo.

Ripetiamo ancora una volta, quanto sia fondamentale come motore per la spinta all’adozione delle sperimentazioni, il ruolo della Pubblica Amministrazione, che confidiamo, con il regolamento dell’AGID, permetterà a quegli enti virtuosi di adottare tale tecnologia a quegli ambiti già individuabili come quelli della tracciatura e notarizzazione delle informazioni.

Uno degli ambiti potenzialmente piu’ attivi e trainanti di innovazione, anche come incremento di spesa in sperimentazioni sulla blockchain, è quello energetico insieme a quello delle telco, dove si vedono sempre piu’ sperimentazioni in un numero significativo di use case reali. Tracciatura delle informazioni e piattaforme di scambio energetico con iniziative molto interessanti come Enerchain che ha visto la creazione del primo vero e proprio marketplace europeo per fornitori di energia, che funziona in modo decentralizzato basato su tecnologia Blockchain.

Proprio dalla visione di una delle società piu’ innovatrici in Italia quale Enel e dal suo Innovation Manager Diego Dal Canto, citiamo un’analisi di due anni fa, il lontano 2017, ma che è ancora attuale e che condividiamo sulla necessità di fare sistema tra gli agenti tutti dell’economia per rendere applicabile la blockchain fuori da un contesto meramente tecnologico. Per questo ENEL ha istituito un gruppo di lavoro dove si cerca di  far dialogare trading, finanza, pagamenti, persone che abitualmente non si occupano di digitale e ICT in un percorso di Open Innovation, che permetta un approccio reale e virtuoso all’applicazione di tale tecnologia.

Per ultimo in questa metà del 2019 va ricordato, un importante riconoscimento da parte della comunità europa a tutto il sistema Italia che crede nell’innovazione della blockchain con la presidenza italiana della EU Blockchain Partnership per  un anno, da luglio 2019 a luglio 2020, insieme a Svezia e Repubblica Ceca.

Mi piace condividere quanto ha espresso il Consigliere giuridico del Ministro Di Maio per le comunicazioni e l’innovazione, Marco Bellezza “ si tratta di un’opportunità unica per promuovere ulteriormente la conoscenza e l’utilizzo di questa tecnologia a beneficio di cittadini ed imprese rafforzando la cooperazione in ambito UE” –

Ora confidiamo come Club di eccellenza delle tecnologie e dell’informazioni, comunità  dei maggiori rappresentanti dell’ICT, che questo grande sforzo non si fermi dietro, inopportuni ritardi della macchina della PA, che deve realizzare linee guida o che non si trinceri ancora una volta, dietro una generica “mancanze di decreti attuativi” o di deleghe, il sistema Italiano del paese ha bisogno di innovazione ed ancora piu’, di visione strategica di crescita dell’Economia Digitale in una visione europea, non puo’ piu’ aspettare nessuna legge aggiuntiva.

Non ci saranno altri treni cosi’ veloci all’orizzonte che porteranno tanti investimenti quanto la blockchain ed il sistema già con Industria 4.0 prima ha visto quanto fosse necessaria, una visione anche industriale per il Paese tutto e non solo utilitaristica della questione.

Noi crediamo ancora nel paese Italia per questo le nostre aziende nascono qui oltre che nel regno del fintech che è Londra.