Un abbassamento di frequenza improvviso dovuto a fenomeni naturali, un errore di trasmissione dell’energia elettrica, una congestione energetica o perfino una vibrazione atmosferica anomala. Le ipotesi si susseguono senza sosta dopo il blackout che ha lasciato per diverse ore al buio la Spagna, estendendosi fino a Francia e Portogallo.
Secondo quanto riportato da El País, il danno economico stimato in un solo giorno potrebbe sfiorare i 4,5 miliardi di euro. E mentre gli esperti del settore energetico si confrontano sulle cause dell’evento, in Italia si accende il dibattito: sono le rinnovabili una risorsa o un rischio per la stabilità della rete?
Il dibattito italiano, Gava “Urgente rafforzare la protezione delle infrastrutture energetiche”
Il Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Vannia Gava ha evidenziato come il blackout in Spagna e Portogallo abbia acceso i riflettori sull’urgenza di rafforzare la protezione delle infrastrutture energetiche, sempre più esposte a eventi estremi e minacce ibride come gli attacchi cibernetici. “Garantire energia e comunicazioni è una priorità di sicurezza nazionale. Un mix energetico ampio e diversificato è essenziale per reagire alle crisi ed evitare vulnerabilità. Su questo è forte l’impegno del governo” ha dichiarato da Varsavia, dove è in corso il Consiglio informale dei Ministri dell’Ambiente dell’Unione europea.
Congestione di rete da rinnovabili?
Va segnalato che solo due anni fa, Enel Green Power, leader mondiale nelle energie rinnovabili, proprio in Spagna aveva indetto un bando alla ricerca di soluzioni innovative per affrontare il problema della congestione di rete. Si tratta di un fenomeno che interessa con maggiore probabilità le regioni in cui la produzione di elettricità fotovoltaica ed eolica è in surplus rispetto al fabbisogno energetico locale.
La congestione, in genere, si verifica perché la crescita della produzione da fonti rinnovabili non è stata accompagnata da un equivalente potenziamento delle infrastrutture di trasmissione. Una semplice metafora si presta a spiegare meglio il tutto: il sistema elettrico si comporta come una strada a corsia unica. Allo stesso modo, troppa energia su linee con capacità limitata provoca inefficienze, dispersioni e rischi di blackout.
Cammisecra (ContourGlobal): “Studiate prima di parlare”
Ma c’è chi non ci sta a trasformare le energie pulite nel capro espiatorio della crisi spagnola. A screditare la teoria della congestione è Antonio Cammisecra, CEO di ContourGlobal, multinazionale leader nel settore delle rinnovabili.
“Prima di sparare cavolate sulle cause del blackout e sui rischi di avere troppe rinnovabili nel sistema prendetevi un attimo di pausa- scrive il CEO su Linkedin – Fate un bel respiro profondo e pensateci su un attimo. Già me li prefiguro i nostri famosi esperti. I soliti noti che di esperienza non ne hanno proprio per niente. Quelli che ora parlano di ritorno al carbone etc. Studiate prima di parlare. La velocità di risposta alle variazioni di carico resa possibile dalle nuove tecnologie è incomparabile con le vecchie macchine rotanti. Le rinnovabili con le batterie sono una risorsa utile al sistema non la causa di improbabili problemi. Studiare please”.
La sfida della resilienza
Mentre Terna, la società nostrana di trasmissione nazionale, tranquillizza l’Italia escludendo criticità operative, tra le ipotesi più accreditate figura quella di un abbassamento di frequenza che avrebbe attivato il distacco automatico di alcune centrali, proteggendo l’integrità dei generatori rotanti. Giuseppe Lucci, esperto di Trasmissione e Distribuzione Energia Elettrica in T&D Europe, la voce dei fornitori di reti elettriche nel Vecchio Continente, ha spiegato che un fenomeno analogo si verificò il 28 settembre 2003, quando un abbassamento della frequenza provocò il blackout totale dell’Italia.
“È importante sottolineare che il distacco delle centrali di produzione è un effetto previsto e protettivo. Ciò che desta maggiore preoccupazione è l’origine dell’instabilità che ha compromesso l’intero sistema” ha affermato.
Sebbene la scarsa resilienza delle infrastrutture energetiche, dopo l’esclusione del cyberattack da parte delle autorità, resti l’ipotesi più plausibile, non si scartano spiegazioni esotiche, come rare vibrazioni atmosferiche, fenomeno noto come IAV (Induced Atmospheric Vibration). In breve, quando una linea ad alta tensione è in normale funzionamento, parte dell’aria viene ionizzata dal campo elettrico che si viene a creare vicino ai conduttori. Questo è detto “effetto corona”, e con elevata umidità, basse temperature o alta percentuale di aerosol tende ad aumentare. Tale fenomeno, in certe circostanze, può causare oscillazioni importanti in grado di danneggiare gli isolatori, e quindi causare cortocircuiti a terra con conseguenti misure di protezione e disalimentazione della linea. Tuttavia questa spiegazione è stata prima supportata e poi smentita dal gestore portoghese REN (Rede Eletrica Nacional).
Si parla anche di un incendio che avrebbe coinvolto le linee di importazione dalla Francia. È questa, secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, la pista più credibile al momento.
Vanin (CDP): “La vera domanda è sulla resilienza”
Secondo Nicola Vanin, CSO a CDP, puntare il dito contro la natura è controproducente.
“Mentre si cercano spiegazioni esotiche come rare vibrazioni atmosferiche per il prolungato blackout che ha colpito Spagna e Portogallo, forse dovremmo concentrare l’attenzione su un aspetto cruciale troppo spesso trascurato: la resilienza delle nostre infrastrutture energetiche.
Incendi, alberi caduti o fenomeni naturali possono certamente causare interruzioni, ma un sistema robusto dovrebbe essere in grado di assorbire questi shock e ripristinarsi rapidamente. Invece, ci troviamo di fronte a un blackout che si protrae, sollevando interrogativi sulla preparazione e la ridondanza delle nostre reti elettriche” scrive sui social il CSO. Vanin invita dunque a guardare oltre le cause immediate, sottolineando, in particolare, il paradosso tra l’entusiasmo per le nuove tecnologie, come l’AI, e la fragilità dei sistemi che ci sostengono quotidianamente.