Key4biz

Bitcoin e i suoi fratelli, servono regole per garantire la privacy

A metà 2017 il bitcoin aveva superato il prezzo dell’oro e ora la ricerca “buy bitcoin” supera quella “buy gold” sui motori di ricerca. Secondo molti analisti, si prospetta l’ipotesi (neanche tanto campata in aria) di un primato della criptovaluta sul metallo prezioso come bene rifugio mondiale.

Ma non finisce qui, perché il bitcoin fa sempre molto rumore in rete. Solo pochi giorni fa aveva raggiungo e superato sul mercato il valore record di 7.000 dollari (e c’è chi scommette apertamente sui 10.000 dollari a breve). C’è Amazon che lo propone come mezzo di pagamento ordinario, la Provincia autonoma di Trento ha istituito un gruppo di lavoro per capire in che modo integrarlo nell’economia del territorio e chi, come la popolare cantante islandese Bjork, consente al proprio pubblico di acquistare l’ultimo album musicale in valuta virtuale.

In Gran Bretagna inoltre si sta discutendo di privacy e anonimato nell’utilizzo delle criptovalute. Come ha spiegato sull’Huffingtonpost.co.uk Dan Andersson, CEO e Presidente di Learning Enterprises Organization e LEOcoin (una delle tante criptovalute in uso), “Abbiamo presentato un white paper ai membri del Parlamento britannico ed esplorato diverse opzioni legislative che potrebbero avere un ruolo di regolamentazione e promozione del settore delle monete digitali sul territorio nazionale”.

Saranno i consumatori i primi a beneficiare delle criptovalute”, ha precisato Andersson.

Ovviamente la corsa al mercato è già iniziata, “Singapore e Russia sono i Paesi più avanzati, hanno anche creato delle loro monete digitali e il Presidente Putin ha annunciato che il Governo di Mosca sta valutando se regolamentare questo settore e renderlo pubblico”.

Stessa cosa a Singapore: “L’autorità monetaria locale ha sviluppato tre prototipi di modelli per pagamenti interbancari basati su blockchain, coinvolgendo le principali banche del Paese”.

Tra i Paesi che stanno procedendo nella regolarizzazione delle criptovalute ci sono le Filippine, tra l’altro tra i più grandi utilizzatori di Leocoin: “Regolarizzando le criptovalute si offre maggior protezione e garanzie agli utenti, che in quel Paese utilizzano tale sistema per i trasferimenti internazionali di denaro”.

Poi c’è anche chi utilizza male o malissimo l’innovazione, come la Corea del Nord, che a quanto pare, ha affermato Andersson, sta sfruttando legioni di cyber criminali per lanciare attacchi informatici con malware di crypto-mining.

A livello mondiale la diffidenza verso queste monete virtuali sta diminuendo gradualmente (l’Arabia Saudita ha annunciato ufficialmente di non procedere alla regolamentazione delle criptovalute al momento, considerando tale mercato immatura ed instabile), e quello che fino a qualche mese fa non era altro che un far west digitale oggi sta diventando pian piano un vero mercato, con delle regole e dei sistemi di tutela degli investitori come dei consumatori.

L’unica preoccupazione espressa dal Ceo di Leocoin è riferita all’eccesso di regolamentazione: “che potrebbe danneggiare e frenare l’espansione del mercato delle criptovalute. Un conto è proteggere il sistema dagli attacchi esterni e dal cattivo uso delle monete virtuali, un altro è ingessarlo”.

Exit mobile version