La criptovaluta

Bitcoin in circolazione valgono 41 miliardi di dollari

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Vale il doppio di un’oncia d’ro e il suo mercato cresce. Ce ne sono in circolazione più di 16,4 milioni. In Giappone saranno utilizzati nel mercato acquisti della PA, negli USA nei fondi pensione. Ma è veramente affidabile il bitcoin?

È a tutti gli effetti la più grande criptovaluta al mondo, se si considerano tutti i bitcoin in circolazione nel mondo oggi (più di 16,4 milioni) si arriverebbe ad un valore complessivo di circa 41 miliardi di dollari (a giugno il bitcoin ha raggiunto 2,500 dollari di quotazione, superando l’oncia d’oro a 1240 dollari).

Un mercato ancora embrionale, tutto da seguire, provo di autorità centrali ed intermediari, che si affida al sistema blockchain e a sofisticati algoritmi per la sicurezza e il buon esito delle transazioni.

Non tutti i mercati e le organizzazioni nel mondo hanno accettato i bitcoin, ma certo è una criptovaluta che ormai sta guadagnando consensi e sicuramente stuzzica l’interesse di molti, ben oltre il mercato finanziario. Come sostenuto dalla Nikkei Asian Review, il Ministro dell’Interno e delle Comunicazioni del Giappone, Sanae Takaichi, ha di recente annunciato la sperimentazione di una piattaforma blockchain per la gestione degli acquisti della Pubblica Amministrazione locale e centrale (eProcurement) e in prospettiva per la governance degli appalti pubblici (mercato che vale in Giappone 600 miliardi di dollari l’anno).

C’è anche chi sostiene che il bitcoin sia più stabile dell’oro, perché al momento sembra meno volatile e soggetto a fluttuazioni. Stanno nascendo i primi fondi pensioni in criptovaluta, come il Bitcoin IRA negli Stati Uniti, approvato dall’Internal Revenue Service nazionale (tipo la nostra Agenzia delle Entrate), e aumenta il numero di chi vuole investire i propri risparmi sul lungo termine in questo modo.

Un punto di vista interessante, ma non privo di qualche falla teorica, come ha spiegato qualche giorno fa a La Stampa Paolo Tasca, direttore del UCL Center for Blockchain Technologies di Londra: “Le criptovalute sono soggette a una volatilità elevatissima, che nel giro di pochi giorni può portare il valore a variare anche del 30%”.

E’ vero che tra marzo e aprile il bitcoin è stato più stabile dell’oro, ma molto diversamente è andata a fine maggio, quando il bitcoin raggiunse il massimo di 2.800 dollari per poi perdere il 20% in poche ore, arrivando a 2200 dollari (si calcola che in quel frangente sono stati bruciati più di 4 miliardi di dollari).

Del tutto inaffidabili questi bitcoin? Non proprio, lo stesso Tasca è fiducioso: “Al momento bisogna preparare gli investitori, perché possono essere rilevanti fonti di guadagno, come anche causa di ingenti perdite. Per immaginare i bitcoin nei classifi portafogli di investimenti si dovrà attendere che la criptovaluta registri una volatilità ameno del 5%”.