Big data, mercato mondiale software e applicazioni a 70 miliardi nel 2022

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Il flusso dei dati cresce a dismisura in tutto il mondo, fino a 44 trilioni di gigabyte nel 2020 e l’innovazione tecnologica segue di pari passo. Grazie a progetti smart city e Internet of Things il mercato software e servizi big data varrà 70 miliardi di dollari nel 2022. Italia indietro.

Cresce il flusso dei dati in rete e sono le città a generarli in maniera sempre più rilevante, sia in termini di infrastrutture, sia di soluzioni in grado di gestirli. Entro il 2022 il mercato dei software e delle applicazioni dedicate ai grandi dati varrà più di 70 miliardi di dollari in tutto il mondo.

È il mercato software business intelligence (BI) & analytics che, grazie ai progetti smart city lanciati e realizzati un po’ in tutto il mondo negli ultimi anni, già durante lo scorso anno aveva registrato ricavi per 42,5 miliardi di dollari e che fino al 2022 genererà tassi di crescita annua composta del 7% circa (dati PR Market Web Research).

Come spieta IDC in un nuovo Report, si tratta di un settore in rapida espansione e che offre già oggi grandi opportunità di crescita per le aziende. Basti pensare che nel 2020 il flusso di dati scambiati in tutto il mondo sarà pari a 44 trilioni di gigabytes (44 zettabytes, nel 2013 sono stati ‘appena’ 4,4), con un tasso annuo di incremento del 44%.

Un fenomeno che si presenta all’indomani del lancio delle prime piattaforme Internet of Things e Machine-to-Machine (M2M), soprattutto integrate a progetti smart city.

In Italia l’adozione di piattaforme avanzate per l’analisi predittiva dei dati è ancora piuttosto bassa tra le aziende e le amministrazioni pubbliche, ma recenti studi di settore (Accenture, Ibm) registrano una leggera crescita del mercato software, soprattutto nelle startup e nelle Pmi ad alto contenuto tecnologico.

Gli ostacoli alla diffusione di queste nuove soluzioni tecnologiche sono sempre gli stessi: mancanza di sensibilità manageriale verso l’innovazione, risorse finanziarie limitate, scarsa fiducia nel mercato italiano, mancanza di infrastrutture e di competenze digitali sufficienti, assenza politiche di sviluppo dedicate a livello nazionale.

Grazie ai big data potremmo ottenere già nell’immediato ottimi risultati (nei conti, come nella qualità dei servizi) nel settore turistico, alberghiero, sanitario, nei consumi energetici ed idrici, nella mobilità privata e in quella pubblica. I dati sono solo delle informazioni ed è con queste che si migliora la nostra qualità della vita.