Black list

Biden aggiungerà altre imprese cinesi alla lista nera USA per la violazione dei diritti umani

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Potrebbero essere 10 o 14 le new entry nella lista nera americana delle aziende cinesi che direttamente o indirettamente sono responsabili dei lavori forzati nello Xinjiang, a cui sono condannati mussulmani e altre minoranze. Nel mirino della Casa Bianca anche i fornitori di tecnologie avanzate per la video sorveglianza di massa.

Si allunta la black list, Biden pronto all’annuncio

Entro oggi, o forse questo fine settimana, l’amministrazione americana dovrebbe aumentare il numero delle imprese cinesi nella lista nera di quelle organizzazioni che non rispettano i diritti umani.

Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, dovrebbe allungare tale lista con altre 10 aziende cinesi, ma, secondo un articolo della Reuters, potrebbero anche arrivare a 14.

Non si conosce il nome delle società che presto saranno bandite dal mercato americano, ma dovrebbero comunque essere direttamente o indirettamente responsabili delle presunte violazioni dei diritti umani, denunciate dalla Casa Bianca, anche attraverso l’impiego di soluzioni tecnologiche avanzate per la sorveglianza di massa della regione dello Xinjiang.

Nel documento redatto dal Dipartimenti del Commercio americano (o DoE), si parla chiaramente di “lavoro forzato” in questa regione occidentale della Cina.

Le accuse di violazione dei diritti umani e le tecnologie per la sorveglianza di massa

Accuse che ovviamente Pechino respinge, soprattutto quelle di lavori forzati e di genocidio, aggiungendo che ogni azione intrapresa dal Governo cinese è solamente tesa al contrasto delle forze separatiste e dei fondamentalismi religiosi, che spesso sono all’origine di attacchi terroristici e di forti tensioni tra la popolazione degli uiguri, che rappresentano la minoranza mussulmana, e il popolo Han, principale gruppo etnico cinese.

Lo scorso mese, il DoE aveva già inserito altre 5 organizzazioni cinesi nella black list per la violazione dei diritti umani nello Xinjiang. Tra queste c’era la società cinese fornitrice tecnologie fotovoltaiche, Hoshine Silicon Industry.

Le accuse, anche in questo caso, sono legate sia allo sfruttamento inumano della forza lavoro, sia ai sistemi tecnologici di sorveglianza della popolazione impiegati da Pechino in questa regione.

Nel 2019, sotto l’amministrazione Trump, il Dipartimento aveva messo nella black list anche l’azienda cinese di videosorveglianza Hikvision, assieme alla SenseTime, attiva invece nel settore delle tecnologie per il riconoscimento facciale.

La Reuters ricorda infine nell’articolo che, secondo numerosi esperti delle Nazioni Unite e delle associazioni internazionali che si battono per i diritti umani, più di un milione di persone, la maggior parte uiguri e membri di altre minoranze musulmane, potrebbero esser state detenute negli ultimi anni in un vasto sistema di campi di lavoro nello Xinjiang.