La riforma

BBC, canone anche per l’on-demand. Ci arriverà anche la Rai?

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La riforma della BBC prevede l’allargamento del canone anche a chi guarda i programmi della tv pubblica sui internet.

Una riforma epocale quella della BBC che arriva mentre in Italia continua le tensioni sul canone Rai in bolletta ed è ancora in pieno svolgimento la consultazione pubblica per il rinnovo della concessione del servizio pubblico radiotelevisivo (Speciale Key4biz).

Le nuove disposizioni del governo britannico contenute in un White Paper, anticipato dalla stessa emittente pubblica, prevedono grosse novità, mai viste in 94 anni di vita della BBC, in vista del rinnovo della Royal Charter per fine anno.

Il governo ha anche chiesto un cambio di linea editoria: basta inseguire gli ascolti delle altre tv, la BBC dovrà impegnarsi a offrire al proprio pubblico contenuti di qualità.

Ma se alcuni detrattori della riforma ne hanno visto un impegno a indebolire la BBC sul mercato televisivo a favore dei broadcaster privati, altri ne evidenziano invece l’importanza per il raggiungimento di quella che dovrebbe essere la vera mission del servizio pubblico.

Altro aspetto importante che balza agli occhi è che in Gran Bretagna è vero sì che, come in Italia, il canone è legato al possesso dell’apparecchio televisivo ma dovranno pagarlo anche quelli che fruiscono solo su internet del servizio on-demand della BBC, come per esempio l’app i-Player.

Nel White Paper si evince la volontà chiara di ammodernare il canone estendendolo anche a coloro che consumano online i contenuti della BBC dentro e fuori dalla Gran Bretagna, introducendo sistemi di pagamento flessibili.

Questo per rispondere alla nuova impennata di consumo di contenuti da dispositivi mobili come si può chiaramente vedere da questa tabella della BBC.

BBC-13Maggio2016

Da noi invece computer, smartphone e tablet – se privi di sintonizzatore per il segnale digitale terrestre o satellitare – sono esclusi dal pagamento del canone perché, spiega il Ministero per lo Sviluppo economico, non costituiscono apparecchi televisivi.

Un aspetto controverso che sicuramente in Italia sarà rivisto. Forse si attende che la Rai si trasformi in una vera digital media company, come previsto dal piano industriale presentato alcuni giorni fa, per poi rivedere questa disposizione che rischia di diventare una scappatoia per gli evasori.

Le novità più importanti della riforma della BBC:

  • L’abolizione del BBC Trust, organo di garanzia interno che tradizionalmente ne assicurava l’indipendenza, di fatto sostituito da un Consiglio di amministrazione.
  • Il passaggio della supervisione sotto il controllo dell’Ofcom – Autorità delle comunicazioni – che avrà funzioni ispettive. La BBC passerà così per la prima volta sotto la vigilanza di organismo indipendente ed esterno. Queste funzioni in Italia vengono svolte dalla Commissione parlamentare di Vigilanza che è organo chiaramente politico.
  • La riforma garantirà un canone per almeno 11 anni. La BBC è attualmente finanziata da un canone annuo per 145,50 sterline (184 euro) dovuto dai cittadini in possesso di un apparecchio tv nel Paese. Pagamento del canone anche per coloro che guardano i programmi della BBC on-demand sul servizio internet.
  • La maggioranza dei membri del Cda sarà nominata in modo indipendente. La BBC potrà nominarne almeno la metà.
  • Autonomia di spesa ridotta e sottoposta a un maggiore controllo dall’alto. Saranno rese pubbliche le remunerazioni di tutti i dipendenti della BBC superiori a 150 mila sterline all’anno e i cachet delle star oltre 450 mila sterline dopo il piano di tagli alle spese della tv deciso dal Governo.

Per il Ministro inglese alla Cultura, John Whittingdale, “è un cambiamento importante in quanto, in passato, chi guidava la BBC veniva nominato dal Governo”.

Questa riforma, ha aggiunto Whittingdale, concede “alla BBC un’autonomia molto più importante nei confronti del Governo sulle questioni editoriali, la gestione e l’elaborazione del budget attraverso un documento la cui durata è più lunga“.

In Italia, intanto, procede la consultazione pubblica per il rinnovo della concessione del servizio radiotv dopo la proroga al 31 ottobre della Convenzione che è scaduta lo scorso 6 maggio. Mentre lunedì 16 maggio scadono i termini per la presentazione all’Agenzie delle Entrate delle dichiarazioni per l’esenzione del canone.

Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, rilancia, dichiarando: “Entro lunedì gli italiani che ne hanno i requisiti devono inviare la Dichiarazione sostitutiva relativa al canone di abbonamento alla televisione per uso privato. Peccato che regni ancora il caos e migliaia di persone non abbiano ancora capito se devono farla oppure no”.

Mancano solo 3 giorni alla scadenza ed i consumatori, dichiara ancora Dona, “non sono ancora stati correttamente informati sull’autocertificazione da presentare all’Agenzia delle entrate. Non è stato ancora nemmeno pubblicato il decreto Mise che stabilisce i presupposti per la dichiarazione, ossia la definizione di cliente elettrico residente. Ricordiamo, infatti, che secondo il provvedimento del 24/3/2016 dell’Agenzia delle entrate ‘esclusivamente il titolare di utenza per la fornitura di energia elettrica per uso domestico residenziale’ può presentare l’autocertificazione. Ma ad oggi, almeno ufficialmente, non essendo stato pubblicato il decreto, non si sa se i clienti domestici siano solo quelli a cui si applica la tariffa D2 o anche i D3, considerato che la tariffa D3 è la più problematica, dato che viene applicata sia ai contratti stipulati nelle abitazioni di residenza con impegno di potenza superiore a 3 kW sia a quelli stipulati per le abitazioni non di residenza, che il canone Rai, invece, non devono pagarlo”.

“Sono violati i diritti del contribuente, – afferma Dona – che avrebbe diritto a 60 giorni dall’entrata in vigore di tutti i provvedimenti di attuazione per presentare la dichiarazione”. Invece, a 3 giorni dalla scadenza, “ne manca ancora uno, quello del Mise che, guarda caso, era stato bocciato dal Consiglio di Stato”.