Sistemi di accumulo

Battery 2030, la ricerca italiana punta su batterie allo zolfo e agli ioni di sodio

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Giro di affari nell'Ue da 250 miliardi di euro e 5 milioni di posti di lavoro. Celata (Enea): “La transizione energetica verso le fonti rinnovabili richiede un’accelerazione nello sviluppo di sistemi di accumulo per la loro determinante funzione di equilibrio della rete elettrica e per l’elettrificazione della mobilità”.

L’elettrificazione della mobilità sarà uno degli scenari di maggiore portata economica per l’industria automobilistica di tutto il mondo e il 40% del valore di un veicolo elettrico è dato dalle batterie. In Italia l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) e Politecnico di Torino hanno presentato il progetto europeo “Battery2030+”, un piano d’azione che prevede la progettazione e lo sviluppo di sistemi di accumulo di ultima generazione e non solo per i trasporti.

La Commissione Ue punta a sviluppare una filiera europea di ricerca, sviluppo e produzione delle batterie che contribuisca al progressivo abbandono delle fonti fossili per una più ampia diffusione della mobilità elettrica e delle rinnovabili attraverso lo stoccaggio di energia”, ha spiegato Gian Piero Celata, direttore del dipartimento di Tecnologie energetiche dell’ENEA.
Dall’esperienza della European Battery Alliance, su input dei delegati Mise e Miur per il SETPlan, ENEA ha promosso l’Alleanza italiana per le batterie che riunisce enti di ricerca, aziende, associazioni di categoria e università, con l’obiettivo di fare sistema con i principali player nazionali, condividendo informazioni su finanziamenti e iniziative di ricerca e sviluppo acquisite dai tavoli di lavoro europei a cui partecipiamo”.

All’evento romano, che si è tenuto sotto l’egida della Ricerca di Sistema, con la partecipazione di rappresentanti della Commissione europea, di Confindustria, CNR, Enel, FCA, RSE e Terna, celata ha anche ricordato che le stime dell’Unione europea per il mercato delle batterie indicano entro il 2025 un giro di affari approssimativo di 250 miliardi di euro, mentre sul mercato del lavoro l’industria dei sistemi di accumulo dovrebbe creare circa 5 milioni di occupati.

La transizione energetica verso le fonti rinnovabili richiede un’accelerazione nello sviluppo di sistemi di accumulo per la loro determinante funzione di equilibrio della rete elettrica e per l’elettrificazione della mobilità. Per questo cresce l’esigenza di migliorare le prestazioni dei sistemi di accumulo in termini di densità di energia e di cicli di vita, utilizzando materiali innovativi e a basso impatto ambientale”, ha affermato il Direttore.
Nei laboratori ENEA stiamo sperimentando sia batterie allo stato solido che quelle a litio-ione di tipo avanzato con silicio nanostrutturato e grafite. Tra i sistemi di accumulo più promettenti – ha precisato Celata – ci stiamo concentrando sulle batterie allo zolfo e agli ioni di sodio che in futuro potranno sostituire gli ioni di litio principalmente nell’uso stazionario ma anche nella mobilità elettrica, con numerosi vantaggi in termini di sicurezza, riduzione dei costi di produzione e soprattutto di prestazioni, con tempi di ricarica più brevi e autonomia maggiore”.

Attualmente. È spiegato in una nota dell’Agenzia, la tecnologia di riferimento per la produzione dei sistemi accumulo si basa sul litio, un settore però in cui la quota europea nel mercato mondiale resta estremamente limitata (3%). Il dominio dei produttori asiatici è ulteriormente confermato dalle ultime stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia sulla mobilità elettrica, che vede la Cina primeggiare con 1,2 milioni di auto elettriche vendute nel 2018, oltre la metà del totale mondiale.
Dati che consentono di guardare con ottimismo alla ricerca e l’innovazione made in Italy nel settore che guarda a nuovi materiali e nuove tecnologie.

Margherita Moreno (Enea) spiega in video quali sono le nuove frontiere della ricerca sulle batterie per uso stazionario (rete elettrica) e novità electrical.


Margherita Moreno, ricercatrice dell’ENEA