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Barbienheimer, com’è andata con le app

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Più di un miliardo e mezzo di dollari: al 24 agosto – e crescerà ancora – era questa la misura del fenomeno Barbienheimer, cioè la crasi pubblicitaria che ha accompagnato i due film-evento dell’estate 2023, Barbie e Oppenheimer.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui..

Più di un miliardo e mezzo di dollari: al 24 agosto – e crescerà ancora – era questa la misura del fenomeno Barbienheimer, cioè la crasi pubblicitaria che ha accompagnato i due film-evento dell’estate 2023, Barbie e Oppenheimer. Una cifra ragguardevole, ma soprattutto più che sufficiente a far parlare tanti (troppo presto?) di resurrezione del cinema, dopo gli anni del Covid e il terrore inespresso che le sale non si sarebbero mai più riempite come un tempo. Un fenomeno aggravato dalla pervasività della tv streaming, con un lasso di tempo sempre più ridotto tra l’uscita in sala e la comparsa nei cataloghi delle smart tv (su SOSTariffe.it è possibile, come sempre, confrontare tra loro le offerte più interessanti del momento, anche per abbinare gli abbonamenti a una tariffa Internet casa o di telefonia mobile). E invece Barbieland e Los Alamos hanno costretto molti a rivedere le proprie posizioni, a dire c’eravamo sbagliati, abbiamo fatto il funerale troppo presto. Ma è davvero la stessa cosa di quando sulle locandine c’erano Avatar e Titanic (e Via col vento, che considerando l’inflazione rimane sempre il film coi maggiori incassi della storia del cinema)?

Il segreto di un cocktail ben riuscito

I due film, diversissimi, sono stati polarizzati ad arte, con buona pace della fluidità di genere e al di là delle preferenze personali: Barbie manifesto femminista fin dalle modalità di produzione, con la star Margot Robbie che ha anche prodotto il film (oltre a scegliere personalmente Greta Gerwig come regista e sceneggiatrice, dopo aver visto Piccole donne) e che ricaverà qualcosa come 50 milioni di dollari dal successo stratosferico della pellicola; dall’altra parte Oppenheimer, tre ponderose ore di film così maschile che le donne – mai state il punto forte di Christopher Nolan – sono relegate a poco più che comparse. Anche per questo il mix ha funzionato così bene, creando un doppio evento (in Italia sfalsato dalle date di uscita) che ha riportato al cinema anche molti di quelli che proprio non volevano saperne di lasciare il divano e Netflix. Magari anche per regalarsi un po’ di fresco nell’estate più torrida di sempre.

La crescita delle app per i biglietti

Certo è che, come ha rilevato data.ai, il successo di Barbienheimer si è fatto sentire anche per l’economia digitale, visto che negli Stati Uniti, tra luglio e agosto, si è registrato un picco dei download per le app dedicate alle tre maggiori catene di cinema d’oltreoceano (AMC, Cinemark e Regal), con un milione di nuove applicazioni in due settimane; il picco si è avuto il 23 luglio, due giorni dopo l’esordio nelle sale USA dei due film, con 81.000 nuovi download. Cinemark, l’app che è andata meglio, ha raggiunto da sola 17.000 nuove installazioni il 21 luglio, giorno della première, superando dell’11% il precedente record, che risaliva al 27 aprile 2019 (quando il fenomeno si chiamava Avengers: Endgame).

Nei 30 giorni successivi alla prima, i download combinati delle tre app sono stati superiori del 30% rispetto al mese precedente, con una media di 43.000 nuovi download al giorno, quasi 10.000 al giorno in più sulla vecchia media. In più, le prime installazioni totali dall’App Store di iOS e da Google Play sono arrivate, sempre dal giorno della prima, a 1,2 milioni, quasi un quarto dei download combinati da gennaio fino al 21 luglio. Una dimostrazione di come la campagna pubblicitaria virale dei due film (che in molti casi ha addirittura portato gli spettatori a guardarli uno dopo l’altro nella stessa giornata al cinema, per un totale di quasi cinque ore di visione) abbia funzionato su tutti i livelli, in particolare quello dei social media che hanno martellato per giorni l’hashtag #Barbienheimer, con tanto di immancabili nuove emoji coniate per l’occasione. E dal leggere un tweet (o un “X”, o come si chiamano ora) o dal vedere una storia su Instagram con il telefono all’acquistare un biglietto sullo stesso dispositivo il passo è molto breve.

Chi vince tra Barbienheimer e Taylor Swift?

L’altro grande evento commerciale dell’estate è stato il tour autocelebrativo di Taylor Swift, il The Eras Tour, e anche di questo sappiamo tutto: dei record d’incassi (pure qui siamo intorno al miliardo e mezzo di dollari, tanto per gradire), del film tratto dal concerto, dei terremoti (fake news, in realtà) causati dal rumoreggiare dei fan, di come la cantante americana abbia dichiarato di voler continuare a fare uscire decine di dischi, decisa com’è a farsi ricordare come la popstar di maggior successo di tutti i tempi, con buona pace di Madonna. Paragonare l’Eras Tour a Barbienheimer è possibile anche dal punto di vista dei download: se è noto che il sito di Ticketmaster – abituato a sopportare un traffico pesantissimo – è crollato come un aeroplano di carta non appena sono stati messi in vendita i biglietti per gli Swifties, la relativa app per smartphone negli Stati Uniti ha fatto registrare un incremento del +124% dei download rispetto alla sua media del 2022, mentre la percentuale per AMC, Cinemark e Regal è arrivata addirittura a +190%, aggiudicandosi questo round di gara tra miliardari (più appassionante dell’incontro di arti marziali miste mai concretizzatosi tra Elon Musk e Mark Zuckerberg).

Confrontando ancora la vendita dei biglietti per i due film nella prima settimana dall’uscita con la prima settimana dei concerti di Taylor Swift, Barbienheimer ha fatto aumentare del +135% i download rispetto alla media annuale, mentre gli show della cantante di West Reading hanno aumentato i download di Ticketmaster “solo” del 60%. Ovviamente considerando i problemi tecnici, che hanno fatto passare la voglia di andare al concerto a qualche fan, i prezzi dei biglietti non proprio popolari (per il concerto di Milano del 2024 si va da 63 fino a 172 euro) e il dato non trascurabile che la Swift, se non consideriamo il team che la notoriamente autonoma popstar si è scelta, è da sola. Ma soprattutto c’è un interrogativo a separare Barbie, Oppenheimer e la cantante di maggior successo del millennio: se per la seconda è difficile pensare a una perdita di popolarità nei prossimi anni, è tutto da dimostrare che i cinema riescano a trattenere la nuova base di utenti che si è creata quest’estate, o se servirà un nuovo doppio kolossal per contrastare l’era dello streaming.