Ultrabroadband

Banda ultralarga, piatto ricco mi ci ficco? Riunione delle multiutility a fine maggio

di |

Giovanni Valotti, presidente di A2A e di Utilitalia, annuncia una riunione delle multiutility italiane sul dossier banda ultralarga entro la fine di maggio

Dopo l’interessamento di Enel, cui ha fatto seguito la presa di distanze di Terna (chiamata in ballo ma subito ritiratasi), ora è il turno delle altre multiutility di sondare il terreno e verificare pro e contro di un eventuale ingresso nella partita della banda ultralarga. Il tutto alla luce dell’impasse sulla vicenda Metroweb e al ruolo del settore elettrico nella realizzazione della nuova rete ultraveloce.

Si legge in questo senso l’annuncio odierno di Giovanni Valotti, presidente di A2A e di Utilitalia, la nuova associazione nata dalla fusione di Federutility e Federambiente (577 utility sul territorio nazionale), che entro fine mese si riunirà per decidere il da farsi in relazione al dossier banda ultralarga.

“In sede di Utilitalia a fine maggio terremo una riunione e vedremo il da farsi”, ha detto oggi Giovanni Valotti –  Credo che il Governo non veda male il fatto che le utility locali entrino in gioco”, ha aggiunto.

Un piatto ricco, quello della banda ultralarga, sul quale il Governo ha puntato complessivamente 6,5 miliardi di euro di fondi pubblici – 2 miliardi quelli al momento disponibili – per raggiungere gli obiettivi europei: copertura a 30 Mbps per il 100% della popolazione e del 50% a 100 Mbps entro il 2020.

Non più tardi di ieri era stato il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi a dirsi favorevole all’ingresso di nuovi player sul mercato della banda ultralarga e in particolare delle multiutility: “Quanti più concorrenti giocano per sviluppare l’infrastruttura secondo regole condivise uguali per tutti, tanto più siamo sempre favorevoli”.

Dal canto suo Franco Bassanini, presidente di Cdp, ha detto ieri che l’investimento nella rete a banda ultralarga nazionale potrebbe essere una opzione più interessante per Enel ed ex municipalizzate quali Hera, Iren, A2A ed Acea rispetto a una cablatura in fibra realizzata con fondi propri (vedi Telecom Italia ndr) di cui non è chiara la convenienza economica.

“Enel non ha ancora chiaro quello che vuole fare, così come Acea, Iren ed Hera – ha detto ieri Bassanini ad un convegno – Gli operatori non hanno ancora capito se per fare funzionare i nuovi contatori intelligenti c’è bisogno della fibra o basta il doppino in rame. Così non hanno ancora chiaro come fare un investimento che non potrebbe essere scaricato in bolletta: solo il costo del contatore potrebbe entrare nella Rab [il sistema di remunerazione degli investimenti]. Sarebbe molto interessante se tutti fossero disponibili a partecipare con le loro infrastrutture al progetto di banda larga” del governo, ha chiuso Bassanini. (P.A.)