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Banda ultralarga, Mao Tse Tung e l’Arca di Noè

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La telenovela italiana sulla banda ultralarga continua all’insegna di continui botta e risposta tra i protagonisti che arrivano a freddo a distanza di giorni

Continua la telenovela italiana sulla banda ultralarga.

E continua in modo asimmetrico, con botte e risposte tra i protagonisti, che non coincidono con il tema in oggetto o con risposte che arrivano “a freddo” a distanza di giorni dalle dichiarazioni cui rispondono.

Senza alcuna vera ragione.

Se qualcuno ha chiaro ciò che sta accadendo tra governo, imprese ed analisti, ce lo spieghi.

Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”, avrebbe detto il presidente Mao Tse Tung. Ma siamo convinti che anche il condottiero cinese avrebbe avuto qualche difficoltà se gli fosse stato chiesto di spiegare i termini del progetto della banda ultralarga all’italienne.

Il punto di partenza è la Strategia sulla banda ultralarga approvata dal governo ai primi di marzo scorso, per lo sviluppo in aree ad alta densità abitativa e in aree di digital divide. Contributo del governo: 6 miliardi tra Fondi Fesr, Feasr e Coesione, che per essere utilizzati devono avere un pari importo, ovvero altri 6 miliardi di euro, di cofinanziamento da parte dei privati. Considerazione aggiuntiva: per usare questi soldi (per esempio nelle zone non digital divide dove si può migliorare la qualità di banda) tutti gli operatori, ovvero il sistema italiano delle tlc, deve stare sulla stessa barca. Altrimenti i soldi pubblici potranno essere usati solo nelle zone in digital divide, dove le imprese non vogliono investire perché non ci sono ritorni certi o addirittura è certo che non ce ne siano.

E qui si è rotto il giocattolo.

 

Telecom Italia si defila, sulla nota questione di Metroweb, scelta dal governo come società veicolo (una sorta di Arca di Noè che avrebbe dovuto accogliere tutti).

Una condizione, questa (la indisponibilità di Telecom Italia), che obbligherebbe il Governo a gestire i soldi pubblici in modo del tutto diverso (poche risorse giusto nelle aree in digital divide)

Il Governo risponde con la deterrenza: allora ci rivolgiamo a Enel, che potrà diventare il cuore della banda ultralarga.

Ma Enel porta già i cavi di fibra di Telecom Italia sui propri tralicci.

Non c’è nessuna rivoluzione copernicana ed è difficile che Enel possa sostituire Metroweb nei piani del governo. Patrizia Grieco, presidente di Enel, si affretta a precisare qualche giorno dopo che Enel “…è impegnata ad innovare la rete ma nell’ambito del suo core business…e l’innovazione della rete è per noi legata al cambio dei contatori con i nuovi contatori digitali…”.

Nelle more, il sottosegretario Antonello Giacomelli sul Corriere della Sera si chiede se sia stato un errore non separare vent’anni fa (all’epoca della privatizzazione della SIP/STET poi Telecom Italia) la rete tlc dai servizi. Il che riporta tutti allo scontro sulla separazione della rete e sulla volontà della politica di voler giocare un ruolo attivo, trascinando il pubblico nelle tlc: “…Germania e Francia hanno saldamente mantenuto, per i loro incumbent il controllo pubblico e oggi non sono nella nostra situazione – sottolinea il Sottosegretario Giacomelli – né mi pare mostrino di considerare la scelta italiana di privatizzare una geniale intuizione strategica su cui riflettere…”.

Dallo stesso Governo emergono altre valutazioni.

Nel corso di un intervento di risposta ad interrogazioni parlamentari, Federica Guidi, ministra dello Sviluppo Economico, dichiara che : “…il governo sta profondendo il massimo impegno per sbloccare il processo di sviluppo (della banda ultralarga, ndr.)…Questo progetto di ampio respiro implica il coinvolgimento di tutti gli stakeholder e la mobilitazione di tutte le forze produttive del paese….in questo senso, ciascun operatore potrà contribuire al raggiungimento degli obiettivi del piano, inclusi eventuali soggetti diversi da quelli tradizionalmente attivi nel settore delle telecomunicazioni”.

Difficile dire cosa intendesse la ministra Federica Guidi, ma è improbabile immaginare il coinvolgimento della Barilla o del Tonno Callipo o di altre straordinarie imprese inidonee per un’industria complessa come quella delle reti di Tlc dove le operazioni finanziarie devono essere sempre a redditività assicurata per attrarre positivamente le decisioni degli azionisti.

Nel frattempo la chiamata in causa di Enel accende gli appetiti di tanti.

Le risorse fanno gola a tutti e si fanno avanti anche le Ferrovie dello Stato.

L’amministratore delegato della società, Michele Mario Elia, dichiara subito: “…siamo pronti e disponibili per un eventuale coinvolgimento nel piano banda ultralarga del governo…”.

Non ci si è ancora ripresi, che scoppia la bomba Terna.

Il Corriere della Sera riporta l’interesse della società a rendersi disponibile per la strategia del Governo sulla banda ultralarga.

Le cronache riferiscono anche di un incontro tra l’ad di Terna Matteo del Fante e il Vice segretario di Palazzo Chigi Raffaele Tiscar, particolarmente attivo sul progetto Banda Ultralarga.

Ma arriva subito la smentita di Terna. Non c’è nulla in piedi, in sostanza, anche se in molti stentano a crederlo.

Come i pokeristi sanno, la regola è: “piatto ricco, mi ci ficco” e così anche le multiutility vogliono ora sedersi al tavolo.

Giovanni Valotti, presidente di Utilitalia, associazione di oltre 600 local utilities che ha accorpato Federutility (acqua ed energia) e Federambiente (igiene ambientale), dichiara in corsa: “Ci candidiamo per essere protagonisti di questa partita e per questo abbiamo costituito un tavolo di lavoro tra imprese…”.

Il quadro si completa con le constatazioni sconsolate di Angelo Marcello Cardani, presidente di AgCom: “…La cabina di regia sulle reti di Tlc popola i miei incubi da tre anni, da quando sono presidente dell’Autorità. E’ un termine usato dalla politica o dalla pubblicistica quando non vuole occuparsi di qualcosa“.

Secondo Cardani “…si passa molto tempo a parlare, anche io stesso se non mi do un freno vengo invitato a partecipare a quattro dibattiti alla settimana. Mentre qui qualcuno, invece di parlare, dovrebbe mettersi a fare qualcosa“.

Intanto due importanti operatori come Vodafone e Wind, è notizia delle ultime ore, stringono i tempi per portare a compimento un accordo con Metroweb, per rompere gli indugi e sbloccare una situazione che sembra destinata alla paralisi.

A completare il quadro, interviene la ormai prossima approvazione del Decreto Comunicazioni, di prossima approvazione e di cui una bozza è stata anticipata sul Sole24Ore: tra le tante cose previste, tutte le reti dei servizi, non solo quella elettrica, saranno obbligate ad ospitare i cavi per la fibra ottica.

Avremo una rete?

Avremo due o più reti reti?

Salterà il banco e ci ritroveremo con un pugno di mosche?

Riusciremo ad usare proficuamente i fondi europei (sempre che siano ancora disponibili) o saremo costretti a rinunciarci?

Sicuramente se ci fosse stato, il presidente Mao Tse Tung avrebbe ribadito: “Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”.