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Banda ultralarga: Enel vuole starci. Anche l’ad Starace a rapporto dal premier

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L’ingresso di Enel permetterebbe agli Olo di aggirare il ricorso alle infrastrutture di Telecom, che in molte aree del sud Italia è stato l’unico operatore ad aggiudicarsi i bandi per la realizzazione della rete in fibra ottica.

Enel scalda i motori per l’autunno della banda larga. L’ad Francesco Starace dovrebbe essere ascoltato domani a Palazzo Chigi dal premier Matteo Renzi, che ieri avrebbe tenuto un incontro coi vertici di Vodafone.

Non è un mistero che la società elettrica stia guardando con attenzione al dossier della fibra ottica: dovrebbero arrivare a breve i risultati dell’analisi condotta su oltre 20 città italiane medie e piccole che sono situate nelle varie zone indicate dal piano nazionale della banda ultralarga. E il piano di Enel, ha ribadito più volte l’Ad, dovrebbe essere operativo entro la fine dell’anno.

Il premier vorrebbe dunque costruire una nuova ‘squadra’ attorno alla quale improntare un discorso costruttivo per l’infrastrutturazione delle aree bianche? Se infatti nel Cluster A e B, ossia le aree più redditizie, la concorrenza tra gli operatori è molto forte, diverso è il discorso per i Cluster C e D, nei quali si concentreranno gli investimenti pubblici.

Come è stato precisato più volte, non si tratta di rientrare nel settore delle tlc, lasciato nel 2006 con la vendita di Wind. Il ruolo che Enel vorrebbe ritagliarsi, sostenuto in questo senso anche dal premier, potrebbe essere di livello intermedio tra quello dell’operatore telefonico e un soggetto passivo. Del resto, Enel è al lavoro per la sostituzione di 33 milioni di contatori e, nell’occasione, con un investimento marginale potrebbe portare la fibra ottica direttamente nelle case.

In un’intervista all’Unità di qualche tempo fa, Starace aveva infatti affermato che il programma di Enel prevede la sostituzione di tutti i contatori “…ma si è aggiunta una opportunità incredibile: gli operai che vengono a casa possono sostituire il vecchio cantatore col nuovo ma infileranno anche questo cavetto (della fibra ottica, ndr) nel tubo e potranno passarlo per strada, senza scavare nulla. Il costo dell’operazione è marginale, perché’ il viaggio è già pagato dalla sostituzione del contatore e il costo del cablaggio in casa notevolmente ridotto”.

La soluzione sarebbe offerta dalla tecnologia Twdm di Alcatel-Lucent. La soluzione, lanciata nel 2012 ma entrata solo ora in fase di lancio commerciale, è stata sperimentata, non a caso, da Vodafone e permette di raggiungere velocità fino a 40 Gbps (gigabits per second), sfruttando 4 lunghezze d’onda da 10 Gbps, sulle infrastrutture in fibra esistenti. In sostanza con un unico cavetto si potrebbe permettere il passaggio di 4 differenti società con una separazione della frequenza dedicata.

L’ingresso di Enel, e questo è un aspetto non da poco per gli Olo, permetterebbe di aggirare il ricorso alle infrastrutture di Telecom, che in molte aree del sud Italia è stato l’unico operatore ad aggiudicarsi i bandi per la realizzazione della rete in fibra ottica attraverso i progetti regionali cofinanziati con fondi europei regionali e nazionali destinati alle zone meno redditizie.

Da qui il possibile asse Olo-Enel, nel quale potrebbe inserirsi anche Metroweb, a patto che Telecom non la spunti ottenendo da subito il controllo della compagnia della fibra ottica, come pare sia nelle intenzioni della compagnia telefonica. Un processo che comunque richiederebbe ancora del tempo.

Per quanto riguarda i contatti tra Metroweb ed Enel, il presidente di Metroweb Italia (azionista con l’87,7% della società della banda larga), Franco Bassanini, aveva spiegato che la società sta “cercando di esplorare la possibilità di fare investimenti che vadano oltre il perimetro da noi previsto, come per esempio operare sulle aree bianche” sottolineando che il coinvolgimento di Enel permetterebbe un abbattimento dei costi.

Un abbattimento che la società elettrica ha quantificato in circa 12 miliardi.