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Banda ultralarga: Enel nella partita della fibra?

Banda ultralarga

Il botta e risposta dei giorni scorsi tra Franco Bassanini e Giuseppe Recchi sembra superato – almeno per il momento – dopo l’incontro di venerdì scorso a Palazzo Chigi tra Matteo Renzi, il suo consigliere economico Andrea Guerra e i vertici di Telecom Italia e Vodafone chiamati a Palazzo Chigi per fare il punto sul dossier banda ultralarga.

In attesa di trovare la squadra, in particolare sulla governance e sul ruolo di Metroweb nella partita della banda larga, l’altra novità del weekend, riguarda il possibile coinvolgimento nella partita di Enel e di altre utility. Da qualche settimana il Governo sarebbe interessato a coinvolgere le utility –che, tra l’altro, rappresentano uno dei modelli d’intervento infrastrutturale previsto dalla presidenza del Consiglio sulla strategia per la banda larga- in modo da ottimizzare l’utilizzo delle infrastrutture esistenti come cavidotti e gallerie multiservizio per diffondere la fibra nel paese.

Secondo il Messaggero, il Governo avrebbe rivolto la sua attenzione sulla compagnia guidata da Francesco Starace, l’Enel, che potrebbe avere un ruolo attivo nella partita visto che nel 2016 sarà impegnata nel processo di sostituzione dei vecchi contatori elettronici nelle case dei suoi utenti. Il piano prevede di sostituirli con un apparato digitale innovativo, volto anche a promuovere il mercato dell’’internet of things’ e della telemetria. Da parte di Enel c’è interesse a ottimizzare le funzionalità del contatore – la maggior parte dei dispositivi tra l’altro sono situati nelle cantine degli stabili- tramite una connessione in fibra. Insomma, spazi di sinergia ce ne sarebbero parecchi ed Enel, secondo Bloomberg, potrebbe condividere le sue infrastrutture come tralicci  con gli operatori concorrenti di Telecom Italia.

L’utility guidata da Starace dispone infatti di 450.000 armadi su strada, quasi il triplo degli armadi telefonici che possiede Telecom Italia

Intanto, dopo l’incontro a Palazzo Chigi i toni fra i player in gioco, Telecom Italia e Metroweb, sembrano più morbidi. “Non c’è nessuna polemica tra me è il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi”, ha detto il presidente di Cdp e Metroweb  Franco Bassanini, aggiungendo che “Non ci può essere (polemica ndr). Io sono il presidente di un’istituzione finanziaria che ha una missione pubblica. Recchi è il presidente di un’azienda privata che persegue la finalità di creare il maggior valore possibile ai suoi azionisti ed è giusto che sia così. La Cdp non ha alcuna ragione di entrare in polemica con una società privata”.

“Noi siamo impegnati, con gli strumenti a nostra disposizione tra cui Metroweb a realizzare il piano del Governo che mira attraverso incentivi a risolvere un problema strategico per il Paese che è l’arrettratezza complessiva della sua infrastruttura di tlc. E’ questo è un problema fondamentale per la crescita e la competitività del Paese” ha poi concluso.

In stand-by rimangono sempre gli stessi problemi. Mancano i decreti attuativi per la predisposizione del fondo di garanzia – il vicesegretario di Palazzo Chigi Raffaele Tiscar ha detto che sono pronti al 90% – mentre si stanno stemperando le polemiche nei confronti del piano d’investimenti operato da Telecom Italia per il cablaggio in fibra di 40 città.

Secondo Infratel, l’investimento da 500 milioni proposto da Telecom potrà coprire solo il 50% delle aree interessate. Servirebbe infatti 1 miliardo per una copertura totale anche se questa stima non sembra tenere di conto che, come avevano puntualizzato i piccoli azionisti di Telecom Italia, Asati “la rete ultrabroadband di Telecom Italia è quella più avanzata e diffusa a livello territoriale ed è quella che si svilupperà maggiormente secondo il Piano Industriale 2015-2017”. In altre parole, molto dipenderà anche da che tipo di tecnologia userà Telecom Italia per il cablaggio, il che farebbe una differenza sostanziale da un punto di vista dei costi mantenendoli più bassi rispetto alle stime previste.

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