After Futuri Digitali

Banda ultralarga e digital economy, Mazzini (Lepida) ‘Se vogliamo la giga society serve più fibra’

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“BUL is the new black”, Gianluca Mazzini: “C’è una rete estesa di infrastrutture che possono essere integrate e caricate di fibra per la domanda di banda futura, che dovrà necessariamente essere ‘super larga’ anche in ottica di un ulteriore passo in avanti verso la giga society”.

Parte fondamentale del processo di trasformazione digitale della nostra quotidianità, del mondo del lavoro, del modo di relazionarci con la Pubblica Amministrazione e tra di noi, è la connettività. Essere connessi costantemente con la rete e con l’ambiente circostante è la condizione di base per il realizzarsi di piani di crescita e sviluppo incentrati sull’innovazione tecnologica.

Sabato 30 settembre a Modena, in occasione della manifestazione “After Futuri Digitali”, si è tenuto un incontro dal titolo “BUL is the new black. Dall’infrastruttura al progetto strategico”. Un evento dedicato al piano nazionale per la banda ultralarga (BUL), ai progetti per l’attuazione, alle ricadute positive in termini di cittadinanza digitale, di impresa 4.0 e di economia digitale e dei dati.

Oggi, l’investimento in connettività rappresenta un fronte di grande interesse in termini di ritorno tanto per i grandi quanto per i piccoli capitali, siano essi physical infrastructure, network o service provider, proprio per la caratteristica intrinseca di questa commodity: la scalabilità, ovvero la possibilità di estendere in modo incrementale la quantità e quantità di servizio secondo il fabbisogno.

Cruciale è il ruolo della politica e delle Istituzioni, nel sostenere il diritto dei cittadini di accedere alla rete wired e wireless, regolando il mercato e costruendo forme di protagonismo pubblico capaci di dare risposte dove il mercato non può arrivare e in grado di ampliare forme di accesso pubblico alla rete (wifi).

Il primo a prendere la parola, nella tavola rotonda moderata da Dimitri Tartarti, responsabile dell’Agenda Digitale dell’Emilia-Romagna e collaboratore del Presidente Bonaccini in Regione Emilia-Romagna, è stato Anthony Whelan, Director of DG CONNECT Directorate B, Electronic Communications Networks & Services. Partendo con una battuta, “WiFi is the new Orange”, Whelan ha evidenziato il buon lavoro svolto dalla Regione Emilia Romagna nella realizzazione dell’agenda digitale e la rilevanza sociale ed economica del progetto WiFi4EU, che finanzierà l’accesso aperto e gratuito sul territorio per ospedali, biblioteche, piazze ed edifici pubblici: “Un’esperienza diretta per il cittadino della giga society. Un modo per avvicinare le persone alle nuove tecnologie, alla piena connettività. Porteremo avanti il programma con 120 milioni di euro, utile a promuovere tale piattaforma di connessione entro il 2020 tra le amministrazioni pubbliche locali. Uno strumento semplice a completamento del processo di inclusione digitale. È stato fatto un accordo di cooperazione tra il ministero dello sviluppo e il DG Connect per l’uso di tecnologie per un sistema di accesso rapido e diretto, tramite identificazione unica. Infatti, basta una sola iscrizione per poi essere autenticato in ogni luogo in cui si effettua l’accesso, anche al di fuori della propria residenza abituale. Oltre la semplicità, altra caratteristica di questo progetto è l’integrazione di reti e una maggiore cooperazione tra Bruxelles e le realtà nazionali e regionali, con l’intento di superare il problema che “Bruxelles è sempre troppo lontana”.

L’accordo in questione, ha spiegano il rappresentante della Commissione UE, sarà sottoscritto a novembre dal sottosegretario alle Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, in occasione dei Broadband Days del 20-21 novembre, quando saranno premiasti i migliori progetti dedicati alla banda ultralarga.

La rete WiFi dell’Emilia Romagna, tramite apposita applicazione, è accessibile a tutti e con la stessa autenticazione è possibile sfruttare l’enorme potenzialità del progetto WiFi4EU”, ha spiegato Alessio Beltrame, Capo della Segreteria del Sottosegretario di Stato Antonello Giacomelli.

Sulla rete in fibra si sviluppano le opportunità delle imprese e le condizioni per la crescita. Oggi abbiamo tante reti WiFi in Italia, frammentate ma in grado di generare grandi flussi di dati. I dati sono il nuovo petrolio, si sente sempre dire, e avere la capacità di rielaborare tali dati e creare nuovi servizi tramite le aziende del territorio significa fare economia, creare opportunità di crescita e nuovi posti di lavoro, affrontando la sfida della competitività. Una rete nazionale con sistema di accesso univoco ci permette di contare su un database comune di dati da mettere a disposizione di PA e imprese”.

Non solo amministrazioni pubbliche, ma anche soggetti privati – ha sottolineato Beltrame – perché coinvolgendoli si può realizzare una rete diffusa e capillare. In tal modo il Paese può cogliere l’opportunità della digital economy. Il 5G, inoltre, rivoluzionerà tutti i settori produttivi e dei servizi, pubblici e privati, la stessa mobilità sarà trasformata tramite auto connesse. La rete è condizione necessaria ma non sufficiente, perché si devono aiutare le aziende a partecipare a questa trasformazione epocale. Nel 2020 almeno una città per ogni Paese dell’Unione europea dovrà essere connessa in 5G. Il futuro è la giga society.

Le grandi sfide si vincono se si affrontano assieme. La banda ultralarga sta connettendo 7.000 Comuni e il Governo e le Regioni insieme hanno deciso di investire le risorse in un unico piano nazionale, superando ogni forma di frammentazione”.

Negli ultimi 2-3 anni in Italia c’è stata un’accelerazione straordinaria del Piano BUL”, ha dichiarato Marco Forzati, Senior scientist e Project manager RISE Acreo. “Una rete in fibra, aperta e che raggiunga tutti, sta diventando una realtà unica in Europa, un vero e proprio modello. Parliamo di un’infrastruttura che ci metterà in condizione di sviluppare una serie di tecnologie e servizi avanzati e che impatterà notevolmente sulla nostra vita quotidiana, trasformandola. Ben venga che le regioni abbiano un ruolo attivo, come anche i privati che dovranno utilizzare la rete per portare i servizi. Ruoli distinti e parimenti strategici”. “L’infrastruttura deve essere robusta e capillare – ha proseguito Forzati – deve raggiungere tutte le unità abitative e produttive, e tutte le parti del territorio e delle città, come musei, acquedotti, case, edifici, strade, fermate degli autobus, metropolitane, dovranno essere in grado di comunicare tra loro e con l’ambiente circostante. Da qui si possono far partire i progetti strategici per lanciare l’economia digitale. Difficile stabilire quali saranno i bisogni del cittadino e del mercato nel futuro, ma di sicuro saranno molto più esigenti di ora e per questo la rete deve essere ampia, si deve mettere giù più fibra possibile, tanto più che non ci saranno aumenti di costo. Si deve inoltre far fronte al problema della sicurezza e diventa fondamentale che la rete sia in grado di supportare ogni tipo di problematica, soprattutto in chiave di resilienza e cybersecurity. Altro punto di massima rilevanza è una rete pronta ad integrare altre tecnologie e una rete aperta, utilizzabile da tutti, e il modo migliore è che chi la gestirà non entri in concorrenza con chi offrirà servizi”.

Lepida spa, uno degli attori chiave di questo processo di trasformazione e infrastrutturazione digitale del territorio, ha puntato subito alle scuole.

La BUL, da vago diritto universale, è diventata realtà. Abbiamo finalmente un modello – ha dichiarato Gianluca Mazzini, direttore di Lepida spa – e da un punto di vista dei cittadini c’è domanda di più banda. Si chiede una banda simmetrica perché tutti fanno video e foto, producono contenuti. si chiede anche di avere rete in montagna e questo è un punto fondamentale per lo sviluppo turistico. E si chiede un costo all’utente più basso dei servizi di rete. Forse 500 mbps sono sufficienti, ma in prospettiva la banda super larga è una necessità, anche in termini di giga society”.

La tecnologia scelta è quella giusta, perché consente di integrare diverse soluzioni. Per arrivare a tale risultato serve una semplificazione burocratica concreta. Dal realizzare il catasto delle infrastrutture a decidere chi le poteva usare, le criticità erano tante. C’è un sistema esteso di infrastrutture che possono essere integrate e caricate di fibra per la domanda di futura. Il prezzo della banda è calato del 5-10% e continua a scendere. La tv stessa sta trasformandosi in chiave on demand, con tecnologie 4K che richiedono banda”, ha precisato Mazzini.

C’è un investimento pubblico che agevola il soggetto privato a offrire servizi. Gli operatori non spendono nulla e questo prima non era possibile. La stessa idea di concorrenza si sta modificando a favore dei piccoli operatori sul territorio. In Emilia Romagna questo ha permesso a 500 mila persone di avere accesso alla BUL. Presto diventeranno 3 milioni. Le scuole rientrano in questo progetto: 860 scuole connesse. Data la connessione si deve provvedere ad un filtraggio ottimale dei contenuti in funzione del tipo di soggetto con programmi di protezione dei minori”, ha quindi concluso il direttore di Lepida.

Abbiamo 1800 punti WiFi e nel 2020 arriveremo a 4000. Con un SSD unico tutti possono collegarsi in ogni luogo. Se poi si arriva da altre regioni l’accesso avviene direttamente al sistema WiFi federato. Per tutti una navigazione libera, gratuita e veloce.  La rete capillare significa nuova socialità, sanità diffusa da remoto, utenti prosumer, la PA sarà presente virtualmente ovunque”.

Finalmente il Governo è entrato in azione e si sta recuperando il tempo perduto. Era indispensabile arrivare ad un processo virtuoso di infrastrutturazione del Paese. Partendo dalla PA si doveva intervenire sul territorio e aprire il processo ad altri soggetti”, ha detto Roberto Spagnuolo – Direttore Generale Laboratori G. Marconi.

Le prime autostrade degli anni 60 erano a due corsie, senza pensare agli sviluppi futuri, quando i veicoli sarebbero stati molti di più. La congestione è stato il risultato di tale mancanza di lungimiranza e la stessa cosa si è verificata con la rete. Spesso scavando si andava a realizzare un lavoro che qualcuno aveva già fatto in precedenza. Si volevano mettere dei tubi quando già c’erano. Questo significava fare il doppio lavoro e spendere altri soldi inutilmente – ha affermato Spagnuolo – e registrare e censire tali tubazioni per sviluppare un catasto delle infrastrutture è un lavoro fondamentale per implementare più rapidamente il Piano BUL”.

Razionalizzare e gestire il sottosuolo è un dato utile a risparmiare gli impatti sul territorio, ad esempio quando si scava, con il conseguente disagio per la viabilità di zona. Così si pianifica lo sviluppo del territorio, si gestisce in automatico permessi e pratiche, si supporta la progettazione civile nelle attività di soccorso ed evacuazione. Ma significa anche conoscere il territorio urbano, dove c’è più presenza di infrastrutture, dove c’è la più alta densità abitativa e altre info utili a chi vuole investire”, ha quindi concluso il DG Marconi.

Il piano BUL è stato approvato assieme al Piano crescita digitale. Questo perché infrastruttura e servizi dovevano crescere assieme e allo stesso tempo di doveva lavorare sul percorso di crescita culturale, da orientare verso il digitale. Non solo per i cittadini, ma per gli stessi imprenditori. Il nostro tessuto economico è fatto soprattutto di PMI e questo significa difficoltà di formazione, di ricerca, di innovazione.

Altri 1,3 miliardi saranno spesi proprio per favorire l’avvicinamento dei cittadini e le famiglie alle nuove tecnologie, per un’inclusione digitale completa e inclusiva. La BUL è l’infrastruttura del secolo e non si può rimanere indietro, perché significa perdere il treno dell’innovazione e della competitività.

La seconda edizione di After Futuri Digitali si svolgerà nel 2018 a Reggio Emilia. Per la terza si è già prenotata la Città di Bologna nel 2019.