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Ultrabroadband, contatori e fibra ‘elettrica’: sinergie sì ma business (e conti) separati

fibraottica

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L’attività di installazione dei nuovi contatori intelligenti 2G (smart meter) di seconda generazione da parte di Enel Distribuzione va separata “chiaramente” (dal punto di vista regolatorio e contabile) da quella di Enel Open Fiber, il ramo d’azienda che si occuperà della posa della fibra spenta da affittare all’ingrosso agli operatori Tlc. E’ quanto si evince dal parere dell’Aeegsi (Autorità Garante per l’energia elettrica, il gas e i servizi idroelettrici) sui contatori di nuova generazione,  messo a consultazione fino al 27 giugno, nel quale si legge che “le attività per la fibra ottica dovranno essere rendicontate separatamente rispetto a quelle di distribuzione e di misura”.  Insomma, business perimetrati e ben distinti fra contatori e fibra ‘elettrica’.

Eventuali sinergie infrastrutturali per velocizzare la diffusione dell’ultrabroadband, nel quadro dell’attuazione della Strategia nazionale per la Banda Ultralarga raccomandate dalla Ue e recepite dal Dlgs 33/2016, dovranno quindi evitare “discriminazioni e trasferimenti incrociati di risorse tra attività e tra comparti in cui operano gli esercenti”. L’orientamento è “garantire la neutralità della gestione delle infrastrutture essenziali per lo sviluppo di un libero mercato energetico e impedire trasferimenti incrociati di risorse tra i segmenti delle filiere”, si legge nel provvedimento dell’Autorità per l’Energia Elettrica.

Ciò significa che nell’ambito del medesimo gruppo non saranno possibili “in ottica di unbundling contabile e funzionale….trasferimenti incrociati di risorse tra attività e tra comparti in cui operano gli esercenti”.

Il punto 3.20 del provvedimento sembra tagliato su misura per Enel: “…Il quadro regolatorio mira pertanto ad assicurare anche l’assenza di sussidi incrociati, nell’ambito di gruppi societari verticalmente integrati, tra le attività svolte dall’impresa distributrice e remunerate tariffariamente (quali la distribuzione e la misura di energia elettrica) e le altre attività svolte dall’impresa distributrice stessa o da società appartenenti al medesimo gruppo societario verticalmente integrato, incluse le attività non oggetto di regolazione (come la posa della fibra ndr)”.

In altre parole, Enel non potrà utilizzare i proventi derivanti dalla tariffazione elettrica di Enel Distribuzione per finanziare le altre attività del gruppo “non regolate” (come la posa della fibra da parte di Enel Open Fiber).

E viceversa Enel Open Fiber, quando si dovesse aggiudicare le gare per la banda ultralarga nei Cluster C e D (aree a fallimento di mercato), non potrebbe utilizzare i fondi pubblici per finanziare il business collaterale dei contatori.

Le tariffe di unbundling sono e restano ovviamente regolate dall’Agcom.

Per quanto riguarda, infine, eventuali benefici economici per il distributore elettrico derivanti da sinergie con altri servizi (fibra ottica ndr) l’Autorità “intende prevedere forme di condivisione con i clienti del servizio elettrico”. In altri termini, è chiaro che agganciare la fibra nella rete elettrica comporterà dei costi per Enel, ma se oltre ai costi emergerà un beneficio economico per l’azienda una percentuale potrà essere condivisa con i consumatori in una percentuale da stabilire, ma che potrebbe essere anche del 50%.

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