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Banda ultralarga, Cardani ‘Risultati incoraggianti’. Tim-Open Fiber, upgrade del rame è identico alla fibra?

I risultati ottenuti finora in Italia sulla copertura in banda ultralarga, fissa e mobile, “sono incoraggianti” mentre sulla diatriba in corso fra Tim da un lato e Governo e Open Fiber dall’altro sui bandi per le aree a fallimento di mercato, l’ultima parola “spetta alla magistratura”. Questo in sintesi il messaggio del presidente Agcom Angelo Marcello Cardani, sentito ieri in audizione al Senato sulla realizzazione del piano banda larga e ultralarga nel nostro paese.

Per quanto riguarda poi il tema caldo degli investimenti di Tim nelle aree bianche, il presidente ha espresso in maniera informale il punto nodale della questione e il suo punto di vista personale, visto che la materia non è competenza dell’Autorità: gli investimenti di Tim sarebbero possibili a patto che non implichino la costruzione di una rete identica a quella di Open Fiber. Il che non è, dal momento che dal punto di vista tecnologico l’intervento di Tim riguarda l’upgrade della rete in rame esistente, mentre Open Fiber lavorerà ex novo alla realizzazione di una rete in fibra. Due prodotti diversi fra loro e non sostitutivi l’uno dell’altro.

Video dell’audizione del 18 luglio in Senato di Angelo Marcello Cardani sul piano banda larga e ultralarga

Upgrade del rame identico a nuova rete in fibra?

Il presidente Cardani ha sottolineato che bisogna chiedersi “se la presenza di un altro attore di per sé rovina completamente il gioco. Queste sono aree in cui la presenza di più di un operatore butta fuori dal mercato tutti meno uno? C’è veramente spazio per un solo operatore? Bisognerà vederlo. Si parla di aree bianche ma non credo che l’entrata di un secondo operatore, sia esso Telecom o altri, si riferisca alla totalità delle aree: ci saranno interventi limitati scelti accuratamente in funzione anche di strategie di impresa. L’intervento di Telecom insiste molto sul fatto che loro sono già presenti con la rete in rame, che richiede interventi, allora una volta che uno ci applica capitale umano dei pezzi possono essere migliorati e si può sostituire il rame con la fibra. Questo crea un prodotto effettivamente sostitutivo del precedente? Gli interventi di ammodernamento sulla rete in rame rendono questo prodotto identico, dal punto di vista dell’utilizzatore, alla nuova rete in fibra? Molte volte lo sono apparentemente ma non lo sono nella realtà”.

Tim, Open Fiber, Fastweb, Flash Fiber: investimenti privati in fase positiva

Per quanto riguarda il mercato, “Il settore privato attraversa una fase positiva di rilancio degli investimenti infrastrutturali”, ha detto Cardani, ricordando i piani di investimento degli operatori: Tim annuncia investimenti per 5 miliardi nella rete fissa e mobile in Italia, nel triennio 2017-2019, con l’obiettivo di coprire il territorio con connessioni ultrabroadband – ha detto il presidente Agcom – Open Fiber annuncia una copertura in Ftth di circa 9,5 milioni di unità immobiliari in 250 città, per un investimento pari a 3,7 miliardi di euro entro il 2021. Fastweb prevede un’espansione del piano ultrabroadband per il 2020, con il fine di raggiungere 13 milioni di famiglie e imprese in banda ultralarga in 500 città. Fastweb e Tim hanno realizzato una joint venture, Flash Fiber, per lo sviluppo congiunto di reti”.

Insomma, gli operatori si stanno muovendo soprattutto nella copertura su fisso, mentre sul mobile il nostro paese storicamente non ha mai avuto grossi ritardi.

 

Risultati incoraggianti, resta il gap fra zone urbane e rurali

“I risultati finora ottenuti sono incoraggianti”, ha aggiunto Cardani, sottolineando poi che, con riferimento alla connettività, i rapporti ufficiali europei riportano che “i risultati dell’Italia per quanto concerne la banda larga mobile sono leggermente superiori alla media dell’Ue (85 abbonati per 100 persone), ma i progressi realizzati nell’ultimo anno in materia di connettività sono dipesi principalmente dai miglioramenti della copertura Nga, passata dal 41% della popolazione nel 2015 al 72% nel 2016, in particolare nelle zone urbane, percentuale che tuttavia resta inferiore alla media dell’Ue”. Tuttavia, l’Italia continua a essere in ritardo leggero nella media nazionale (72% contro il 76%), ma elevato nelle aree rurali (16% contro il 40% Ue).

Il digital gap fra zone urbane e periferiche del paese resta molto marcato.

“L’Agcom svolge un ruolo fondamentale di promozione della concorrenza e degli investimenti attraverso la regolamentazione del mercato. La regolamentazione prevede o asseconda l’innovazione tecnologica. Gli effetti sia degli aiuti di Stato che dell’intervento regolamentare, sempre sinergici, hanno dato i loro frutti”, ha voluto sottolineare ancora il presidente dell’Authority, spiegando che “a fine 2016, su un totale di circa 16 milioni di linee a banda larga, oltre il 50% ha velocità pari o superiore a 10 Mbit/s. Su base annua, le linee con velocità pari o superiore a 30 Mbit/s crescono di 1,1 milioni di unità, arrivando oggi a superare i 2,3 milioni di accessi. Gli accessi con velocità compresa tra 10 e 30 Mbit/s sono aumentati di 2 milioni di unità, arrivando a superare i 5,7 milioni di accessi. Gli accessi con velocità inferiore a 10 Mbps sono diminuiti di oltre 2,5 milioni”.

 

Tim-Open Fiber, parola ai giudici

Parlando della diatriba in atto fra Tim e Open Fiber sui bandi Infratel per la fibra nelle aree bianche, premesso che non è competenza dell’Agcom, il presidente ha detto che “Come cittadino la mia opinione è che le norme, che sono tutte di derivazione di direttive europee, possono essere usate fino in fondo o solo a metà, perché non sono tutte cogenti. La formulazione del bando forse avrebbe potuto essere più stringente, d’altra parte è anche difficile immaginare che chi dichiara il suo disinteresse poi agisce in modo diverso”, ha detto Cardani. “Dato che tutti questi comportamenti sono basati su norme, ma che usano il condizionale, credo che l’unica autorità che può dare una parola definitiva sia la magistratura, altrimenti ognuno si tiene le sue opinioni e tutti ritengono di aver agito nel giusto. Se serve una parola finale sia la magistratura a darla”.

“Nel digitale partecipano varie autorità indipendenti – ha precisato – Noi cerchiamo di rispettare le rispettive competenze, noi abbiamo competenze importanti ma abbastanza limitate”.

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