L'opinione

Banda ultralarga accelera con Open Fiber. Frosini ‘Difficile ipotizzare che Tim acquisisca il principale competitor’

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Intervista a Tommaso Edoardo Frosini, già Vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Professore ordinario di Diritto pubblico comparato e di Diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Il Ministro dell’Innovazione Tecnologica e della Transizione Digitale Vittorio Colao punta al 2026 per “connettere” tutta l’Italia in banda ultra larga. Una strategia che non può prescindere dall’utilizzo della tecnologia FTTH, ovvero la rete completamente in fibra ottica, che ha consentito di assottigliare il profondo gap rispetto alla UE, anche nelle aree rurali più remote del Paese.

La corsa per ridurre il gap 

Un’analisi di McKinsey rivela che l’Italia è seconda solo alla Francia sia in termini di copertura delle aree rurali in FTTH (28% contro il 31%) e vanta elevati tassi di crescita anno su anno (+47% contro +59%). Nel 2020, Open Fiber ha dato un grande contributo a ridurre questo gap, classificandosi al terzo posto in Europa per connessioni, con 1,9 milioni di unità collegate, dopo la spagnola Telefonica e la francese Orange.

Dall’altra parte, Tim ha comunicato di aver connesso in FTTH nel 2020 una quota pari a 339mila unità immobiliari.

Sul tema della corsa a digitalizzare il Paese e dei diritti alla connessione intervista di Teleborsa a Tommaso Edoardo Frosini, già Vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Professore ordinario di Diritto pubblico comparato e di Diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

A proposito del posizionamento del nostro Paese, l’esperto riconosce che “da una situazione drammatica come quella della pandemia possono nascere grandi opportunità” per l’Italia e che il rapporto DESI 2020 “mostra un’inversione di tendenza, in particolare grazie all’operato di Open Fiber”. “C’è però ancora molto da fare. – avverte – I fondi messi a disposizione dall’Europa sono tanti, ma bisogna investirli bene”.

Puntare sui voucher

Frosini cita i voucher per spingere la domanda di connettività nelle zone in cui sono disponibili reti all’avanguardia e al collegamento in fibra ottica delle aree bianche e grigie ancora da coprire, ma anche delle cosiddette nuove aree bianche“, ovvero a “quelle zone che gli operatori privati avevano dichiarato di aver interesse a coprire, ma che non sono state ancora coperte”.

L’esperto parla anche di una “inaccettabile disparità di accesso” ai servizi digitali, che crea di fatto “cittadini di serie A e serie B”, ricordando che l’accesso alla Rete e la libertà di espressione online “sono stati riconosciuti come diritti umani fondamentali dalle Nazioni Unite già nel 2012″, ma oggi appare cruciale anche per il lavoro, lo studio, le relazioni sociali. .

L’Italia ha fatto passi in avanti negli ultimi anni sulla connettività ultraveloce, soprattutto a partire dalla fondazione di Open Fiber, ma resta ancora tanto da fare in termini di copertura e di sostegno alla domanda”, afferma Frosini.

Voucher soltanto per l’FTTH

A proposito dei voucher lanciati dal Governo Conte, l’esperto afferma che “sarebbe un bene che venga esteso il più possibile il perimetro dei beneficiari, in particolare vista l’estensione della didattica a distanza”, ma “è importante però che il sostegno sia indirizzato verso la migliore tecnologia disponibile, ossia l’FTTH dove presente, anche in considerazione dei target UE della Gigabit Society. “Un intervento di sostegno della domanda che includa anche le connessioni con velocità inferiori a 100 Mbps – afferma – avrebbe l’effetto di ritardare ulteriormente l’adozione di tecnologie più veloci e favorire la permanenza di linee obsolete”.

E la rete unica?

“Non è ancora chiaro quale sarebbe il perimetro e la governance di un’eventuale nuova società”, spiega Frosini, ricordando che l’UE ha adottato nell’ultimo ventennio “politiche fortemente contrarie ai monopoli” ed una “regolamentazione di favore per gli operatori infrastrutturali puri, wholesale only, che sono spinti per loro a natura a investire per mettere a disposizione dei propri clienti, a parità di condizioni, un’infrastruttura all’avanguardia”. E considerando che l’avvento di Open Fiber ha generato una “spinta alla concorrenza” ed “una forte accelerazione”, l’esperto sottolinea che “sarebbe difficile ipotizzare uno scenario in cui l’ex monopolista possa sostanzialmente acquisire il suo principale competitor“.