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Banda ultralarga, 5G, PSN, PA e Sanità digitale. Il testo delle audizioni di Butti

Butti Alessio

Signor presidente,

Onorevoli deputate e deputati, 

Vi ringrazio per l’invito a riferire in questa sede sulle linee programmatiche relative all’attuazione dei dossier che mi sono affidati. 

Il Parlamento è la nostra casa. E colgo l’occasione odierna per ribadire l’impegno a mantenere una comunicazione costante con le Commissioni competenti.

Questa prima occasione mi consente pertanto di fare il punto sull’avanzamento delle azioni previste dal PNRR, per le parti di mia competenza. 

Vorrei concentrarmi in particolare su 3 punti:

Il mio mandato governativo copre 6 grandi aree: 

(1) la connettività e, più in generale, le politiche strategiche per la realizzazione e il miglioramento delle reti di telecomunicazioni; 

(2la digitalizzazione delle PA e dei servizi pubblici;

(3) le competenze digitali; 

(4l’avanzamento dei dossier strategici che compongono l’Agenda digitale europea; 

(5il rilancio delle azioni per l’innovazione digitale; 

(6) e, per finire, gli investimenti per le imprese innovative 

Entro quindi nel merito dei 6 punti.

  1. LA CONNETTIVITA’

Inizio dal capitolo connettività, che è la principale condizione abilitante per portare a termine tutti gli interventi in tema di digitalizzazione.

La connettività è infatti il pilastro:

  1. Per garantire a tutti le opportunità di sviluppo, personale e professionale, che la rete offre;
  2. Per sostenere l’innovazione dei processi produttivi, per favorire la crescita e la competitività internazionale delle nostre aziende;
  3. Per semplificare e rendere più veloci i rapporti tra PA e cittadini. 

Il capitolo connettività si compone essenzialmente di 3 grandi dossier: 

  1. innanzitutto quello per la realizzazione della Rete Nazionale,
  2. quello relativo al 5G
  3. e quello che include gli interventi atti a realizzare connessioni in fibra per i cittadini, scuole, ospedali e isole minori

Inizio dal Progetto per la realizzazione della cosiddetta “Rete Nazionale”

Su questo punto abbiamo ereditato una situazione complessa. Il governo conferma i propri obiettivi nell’interesse dell’Italia, delle sue aziende, dei suoi cittadini e consumatori

e cioè:

In questo quadro, l’interlocuzione con le autorità europee sarà fondamentale.

Vorrei anche essere estremamente chiaro su un altro punto. 

Il PNRR deve essere realizzato, indipendentemente dal tema della Rete Nazionale e dalle discussioni sul futuro degli operatori di telecomunicazioni in campo. 

Rimanendo sul tema connettività, un secondo capitolo è il 5G, per il quale abbiamo a disposizione una somma consistente di circa 2 miliardi di euro

Provo a mettere ordine sullo stato pregresso di questo settore e su quanto intendiamo fare da qui ai prossimi mesi. 

Nella stesura iniziale del PNRR è stata prevista una copertura in 5G di 15mila kmq, il 5% del territorio nazionale, equivalente più o meno a 1⁄3 di tutte le aree non coperte dal 4G

La scelta politica dei nostri predecessori è stata quella di concentrarsi su parte delle aree urbane densamente abitate e sui “Corridoi UE”, per un totale di circa 440 kmq. A seguito dell’esito negativo del primo bando pubblico, in quello successivo hanno scelto di non rendere obbligatori tutti questi 440 kmq

Per recuperare il tempo perduto e avanzare rapidamente nel raggiungimento delle milestones definite dalPNRR, stiamo approntando un piano strategico che si fonda su 2 pilastri:

  1. Il primo pilastro è quello degli interventi del ‘pubblico a favore del privato’. Vogliamo anzitutto coprire con il 5G nuove aree, in particolare i Distretti industriali, Parchi naturali, le Aree agricole e le Aree montane e boschive e vogliamo anche ampliare il perimetro di intervento su “Corridoi UE” sulle strade extra-urbane.

Per farlo possiamo sfruttare le risorse avanzate, pari a circa 900 milioni di euro, pubblicando nuovi bandi.
Realizzeremo questi interventi in collaborazione con il MIMIT, con gli operatori TLC e, naturalmente, con la Commissione UE, trattandosi tecnicamente di aiuti di Stato che devono essere autorizzati da Bruxelles.

Qui ci muoviamo in netta discontinuità rispetto al governo precedente, che aveva accantonato questi interventi. Noi invece crediamo sia possibile abilitare servizi innovativi basati sulla tecnologia 5Gsviluppati su richiesta di soggetti pubblici per adempiere a funzioni essenziali, a vantaggio di tutta la collettività. 

Tra gli esempi ci sono le attività di controllo del territorio, in particolare la prevenzione di eventi calamitosi, la sicurezza delle infrastrutture critiche, la logistica per ottimizzare la movimentazione delle merci, l’educazione a distanza e la sanità pubblica. 

Concludo questa ricognizione con un aggiornamento sui piani “Italia a 1 Giga”“Scuola connessa”,“Sanità connessa” e “Collegamento isole minori”.

Questo intervento, unitamente a quelli annunciati dai privati e a quelli già avviati dallo Stato nelle Aree bianche, dovrebbe consentire di raggiungere tutte le famiglie italiane, in congiunzione con collegamenti ad alte prestazioni.

I fondi disponibili per le connessioni delle scuole sono circa €260 milioni, mentre quelli per le strutture sanitarie pari a circa €500 milioni.

La verità è che oggi, in considerazione dei ritardi sin qui accumulati, non siamo ancora in grado di dire se gli interventi in corso saranno effettivamente completati entro giugno 2026, come programmato a suo tempo, e questo vale anche per il capitolo relativo al “Collegamento con le isole minori”, che si dovrebbe concludere a fine 2023, in linea con le scadenze del PNRR. 

Vediamo allora quali sono le principali criticità.

Allo stato attuale i due aggiudicatari di contributi pubblici hanno dichiarato ad Infratel che non riusciranno a raggiungere il target dell’1% dei numeri civici a piano entro il 31.12.2022. Infratel Italia, anche su nostra sollecitazione, ha chiesto chiarimenti ad ambedue gli operatori sui dati di avanzamento comunicati, in modo da poter esercitare appieno il proprio ruolo di controllo su quanto dichiarato. 

Ad oggi TIM ha consegnato progetti afferenti a 69 Comuni di cui 64 appartenenti alla lista dei Comuni del piano della prima milestone e appartenenti ad una differente milestone

 I piani prevedevano di avviare i primi Comuni all’interno del periodo ottobre-dicembre 2022 per un totale di 124 Comuni e 29.373 civici. 

Alla luce delle incongruenze nella comunicazione dei dati da parte dell’operatore, Infratel ha rinnovato la richiesta di chiarimenti qualche giorno fa, esattamente lo scorso 7 dicembre. 

Se i dati dichiarati dall’operatore dovessero essere confermati, avremo al 31.12.2022, per TIM il raggiungimento dello 0.63% dei civici assegnati (18.559) rispetto al target dell’1% dei civici (pari a29.372).

Quanto ad Open Fiber, l’operatore ha consegnato progetti afferenti a 79 Comuni di cui 74 appartenenti alla lista dei Comuni del piano della prima milestone e 5 appartenenti ad una differente milestone. I piani prevedevano di avviare i primi Comuni all’interno del periodo ottobre-dicembre 2022 per un totale di 116.

Alla luce delle incongruenze nella comunicazione dei dati da parte dell’operatore Infratel ha rinnovato la richiesta di chiarimenti, anche in questo caso, come per TIM, lo scorso 7 dicembre 2022. 

Se le previsioni dichiarate dall’operatore dovessero essere confermate, avremo al 31.12.2022 per Open Fiber il raggiungimento dello 0.61% dei civici collegati (24.000) rispetto ad un target dell’1% dei civici (pari a 39.349)

È evidente che gli operatori, TIM e Open Fiber, hanno progettato un numero di Comuni nettamente inferiore rispetto a quanto dichiarato nel piano trimestrale (TIM64 su 124Open Fiber74 su 116). 

Con questi dati la centralità del progetto rischia di venir meno e questo va evidenziato per chiarire eventuali responsabilità.

Secondo i dati fornitici da Infratel, i piani di backauling e coperture sono in linea con il raggiungimento delle milestone previste. 

Il target originariamente previsto per dicembre 2022 sarà conseguito a febbraio 2023, restando invariati i target per il 2023 e gli anni successivi. 

Sono attualmente in corso le attività di progettazione degli interventi in collaborazione con le Regioni ed il Dipartimento per la Trasformazione Digitale. Sempre secondo quanto riportato anche da Infratel, non si ravvedono qui criticità rispetto al raggiungimento della milestone

Il Piano è sostanzialmente in linea con il target. 

Passo ora al secondo punto, quello della digitalizzazione delle PA. 

Inizio con rapido aggiornamento sulle misure di digitalizzazione delle PA territoriali

Ad oggi:

La digitalizzazione risponde al principio On-Off: se digitalizzi solo una parte del servizio non puoi dichiararlo come digitalizzato, né puoi contare sull’efficienza, la economicità, la tracciabilità e la trasparenza dei sistemi a procedure digitalizzate.

Senza il completamento delle procedure digitalizzate, i segmenti realizzati hanno poco valore. 

Per rispettare questo principio ineludibile dobbiamo cambiare mentalità. Dobbiamo cambiarla noi in seno al governo e al mio dipartimento. E dobbiamo far sì che questo cambiamento avvenga anche nel modus operandi degli amministratori locali.

Credo fino a un certo punto alla moral suasion. Credo che si debbano trovare dei sistemi di obbligo applicativo delle soluzioni di trasformazione delle vecchie procedure analogiche in nuove procedure digitalizzate.

Ma anche qui dobbiamo capire che il trasferimento su cloud non può avvenire per una parte dei documenti. Dobbiamo digitalizzare, farlo velocemente e poi trasferire su cloud. Abbiamo speso tanto denaro e tanto tempo. Ora occorre portare a compimento le operazioni di digitalizzazione. 

In questo ambito, il nostro obiettivo è migliorare le sinergie tra tutti gli attori coinvolti nel processo:

  1. amministratori comunali 
  2. fornitori, 
  3. soggetti privati 
  4. e naturalmente le strutture di governo. 

Proprio a tal fine, due settimane fa abbiamo rinnovato la partnership con ANCI, predisponendo la firma di un accordo che mette a disposizione risorse economiche e: 

Ne approfitto per segnalarvi che, oltre ad ANCI, per la digitalizzazione dei Comuni abbiamo anche attive:

Questo per quanto riguarda la digitalizzazione del territorio. 

Passando ora ai servizi pubblici, vi elenco i principali interventi già realizzati o pronti a partire suinteroperabilitàanagrafi piattaforme.

Grazie al completamento dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), abbiamo dato la possibilità alla totalità dei cittadini residenti in Italia e a parte di quelli residenti all’estero:

Il Dipartimento ha anche attivato, in accordo con il Ministero dell’Interno, iniziative che guardano al futuro dell’ANPR, secondo quanto previsto dall’art. 62 del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD). 

Ne cito due particolarmente importanti: 

Proseguendo sul fronte delle piattaforme, è terminata la sperimentazione della Piattaforma Digitale Nazionale Dati, nella quale sono stati coinvolti INPSAgenzia delle EntrateMinistero dell’Interno, Ministero delle Infrastrutture, la Regione Emilia Romagna e 3 amministrazioni comunali individuate da ANCI, ovvero Milano, Firenze e Torino.

La piattaforma è ora operativa ed è aperta a tutte le amministrazioni che intendono aderire. Per favorire l’adesione dei comuni sono in via emanazioni appositi avvisi.

Vi è poi la Piattaforma Referendum Digitale, per la quale si sta realizzando l’integrazione in ANPR delle informazioni relative all’iscrizione nelle liste elettorali. Ciò favorirà l’adesione e il sostegno da parte dei cittadini ai quesiti referendari e alle leggi di iniziativa popolare, con una maggiore inclusione delle persone con disabilità. 

Con il Ministero dell’Interno si sta valutando la possibilità di sostituire le tessere elettorali cartacee con un documento digitale. 

Vorrei comunicarvi anche che il Dipartimento sta realizzando alcuni schemi pilota per il Wallet dell’identità digitale. Pensiamo, ad esempio, alla Patente digitale e alla Tessera Sanitaria digitale sull’ AppIO. In tal modo i cittadini potranno avere sempre con sé questi documenti in formato digitale.

Ho appena citato l’AppIO. 

Vorrei allora condividere con voi gli ultimi dati relativi a questa applicazione e alla piattaforma PagoPA, entrambe utili per l’erogazione e la fruizione dei servizi pubblici digitali.

Qualche numero:

Gli utenti attivi mensili sono quasi 6 milioni, mentre il numero di enti (comuni, regioni, scuole, strutture sanitarie) che espongono servizi sono 7.236 sulla platea dei 14.000, che rappresentano l’obiettivo del PNRR per il 2026.

PagoPA, utilizzata ormai da circa 41 milioni di persone fisiche e oltre 2 milioni di imprese. Nel complesso, stimiamo che saranno oltre 330 milioni le transazioni effettuate nel 2022 per un controvalore economico di circa €60 miliardi di euro

Infine, i Comuni aderenti alla piattaforma sono 7.884.

C’è poi il capitolo dell’Identità Digitale, cruciale ai fini dell’accesso e fruibilità dei servizi digitali.

Lo SPID è oggi in possesso di 33,2 milioni di cittadini, pari al 43% della popolazione italiana, mentre la Carta d’Identità Elettronica è stata a oggi adottata da 32,4 milioni di cittadini, pari al 42% della popolazione italiana. 

Su interoperabilità, cloud e sicurezza cibernetica, l’aggiornamento più importante è che in questi giorni si sta concludendo l’asseverazione da parte di un esperto indipendente dell’avvenuta attivazione del Polo Strategico Nazionale (PSN), l’infrastruttura cloud che tutela i dati e i servizi, critici e strategici, delle pubbliche amministrazioni italiane. 

Con l’attivazione del PSN andiamo a completare la prima milestone della Missione 1, Componente 1 del PNRR

Questa infrastruttura garantisce che i sistemi, i dataset e le applicazioni della PA possano essere ospitati in centri dati con elevati standard di qualità per sicurezza, capacità elaborativa, scalabilità, interoperabilità e sostenibilità ambientale. 

Le sedi individuate per ospitare i data center sono Acilia e Pomezia nel Lazio, insieme a Rozzano e Santo Stefano Ticino in Lombardia.

Rimangono tuttavia aperte le criticità sulla minaccia alla sovranità digitale nazionale rappresentata dal Cloud Act americano, che eserciterebbe la propria giurisdizione anche sul territorio italiano. 

Sul tema, Paesi come Francia, Germania e Spagna hanno adottato misure che non risulta siano state considerate dal precedente governo o se considerate sono state evitate per ragioni che dovremo evidentemente approfondire, cercando eventualmente tutte le misure di superamento ritenute necessarie.

Altro passaggio che conclude la parte relativa alla digitalizzazione dei servizi pubblici, è quello della sanità digitale. 

Ne fanno parte sia il completamento del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), sia l’utilizzabilità dei servizi di Telemedicina attraverso il Servizio Sanitario Nazionale.

Dunque, procedendo per ordine di interventi:

La Missione 6, Componente 2, Investimento 1.3.1 del PNRR prevede il completamento del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) come unico punto di accesso alla sanità online e i servizi sanitari in remoto da diffondere sul territorio nazionale attraverso il progetto di Telemedicina.

Il progetto è strutturato attraverso due componenti: 

Tutto questo con il pieno coinvolgimento delle Regioni per quanto di loro competenza.

In questo ambito delicato per i dati, attiveremo presto un dialogo con l’Autorità per la Protezione dei Dati Personali, per discutere i due decreti attuativi che riformano la normativa secondaria del FSE, in coerenza con la nuova normativa primaria, e danno copertura normativa all’Ecosistema Dati Sanitario (EDS) per consentire il transito dei dati a partire dal 2023. 

Il tema delle competenze riguarda sia la funzione pubblica che la popolazione. 

Per quanto riguarda la prima, grazie alle nuove risorse introdotte in virtù delle assunzioni previste dal PNRR(parliamo di oltre 175mila risorse per il 2022 e 174mila per il 2023) inseriremo conoscenze e competenze adeguate anche in chiave di trasformazione digitale. 

Quanto alle competenze digitali della popolazione, l’azione ricade nel contesto del progetto Repubblica Digitale, che è parte integrante della strategia nazionale per le competenze digitali, con l’obiettivo finale di far crescere le stesse almeno nel 70% della popolazione entro il 2026. 

Le tre misure principali per l’accrescimento e la diffusione delle competenze digitali di base promosse dal Dipartimento sono:

Quanto al nostro lavoro in ambito di Agenda Digitale Europea, ribadiamo la dovuta collaborazione con la Commissione europea su molti dei temi trattati e l’impegno a condurre in porto le altre iniziative internazionali.

Identità digitale, governo dei dati, sicurezza cibernetica, servizi e prodotti digitali sono tutte aree applicative che devono muoversi in assonanza con le indicazioni delle autorità europee.

È mio preciso impegno rafforzare il confronto con le autorità europee su tutti i temi cruciali che dovremo continuare ad affrontare, non solo in chiave di realizzazioni di PNRR, ma anche e innanzitutto sul piano del confronto e della convergenza su soluzioni che dovranno sempre più essere valutate e sviluppate in un contesto di tipo continentale.

Concludo questa ricognizione con un cenno alle azioni di rilancio dell’innovazione digitale. 

Tutte le azioni di cui vi ho fin qui parlato hanno un obiettivo comune: rendere il nostro Paese moderno, competitivo, attrattivo per gli investimenti e innovativo. 

Tra questi, vorrei citare in particolare quello sulla mobilità intermodale locale e nazionale con sperimentazione di Servizi MAAS e di Mobilità Aerea Avanzata.

Attualmente i progetti nel settore della mobilità sono in fase di sperimentazione. Ma prestissimo ci consentiranno di rivoluzionare la mobilità urbana, migliorando tanti aspetti del vivere quotidiano, dalla famiglia, al lavoro, fino alle attività produttive. 

Nelle scorse settimane abbiamo avviato a questo proposito un dialogo costruttivo con ENAC

È infine nostra intenzione rilanciare “Sperimentazione Italia” il programma che consente a startup, imprese, università e centri di ricerca di poter sperimentare un proprio progetto innovativo attraverso una deroga temporanea alle norme vigenti. Se l’esito della sperimentazione risulta positivo verrà richiesta una modifica normativa per rimuovere l’impedimento e i dati raccolti contribuiranno a consentire l’adozione tecnologica a livello Paese.

Con l’applicazione di Sperimentazione Italia, il “Laboratorio Italia” può auspicabilmente compiere un passo verso lo sviluppo di un percorso semplificato e rapido che apre la porta alle sperimentazioni di tecnologie emergenti e di iniziative ad alto valore tecnologico con impatti positivi per cittadini, PA e imprese.

CONCLUSIONE

Abbiamo sfide cruciali davanti a noi, da gestire in condizioni complesse. 

Abbiamo da un lato gli obiettivi del PNRR e dall’altro i ritardi accumulati nei mesi passati in alcuni ambiti progettuali, innanzitutto sul settore della connettività, ritardi che creeranno certamente dei problemi.

Quindi grandi sfide e concrete difficoltà che dovranno essere affrontate, con una strategia operativa, con la consapevolezza e con il contributo di tutti. 

La partita si dovrà giocare sul piano dell’innovazione ma anche della trasparenza, due parole che ritengo inseparabili. 

A queste ne aggiungo una terza: informazione, perché occorre mettere gli enti e i cittadini nelle condizioni di potersi avvalere dei servizi messi a disposizione dal nostro Dipartimento.

Se lo faremo, daremo all’Italia una concreta opportunità di modernizzazione e di crescita.

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