Il piano

Banda ultra super mega larga? No, di più? Così non si andrà da nessuna parte

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Un governo può sostenere fattivamente questo o quel progetto, ma non può parteggiare senza se e senza ma per un progetto sostenuto da un’azienda nazionale contro un progetto sostenuto da un’altra azienda nazionale.

L’oggetto del contendere è, come è noto, quello della rete in banda ultralarga.

Non esiste ancora, se non per mozziconi sparsi qua e là per l’Italia, con architetture peraltro discutibili e problematiche collaterali aperte da anni.

Eppure tutti dicono di aver la soluzione in mano.

La strada da percorrere è invece tanta e le difficoltà ambientali e politiche enormi.

Il metodo scelto dai contendenti è quello dell’esibizione del muscolo, della minaccia del canino a labbro alzato, del ringhio nel buio della notte.

Da ambo le parti.

E quali sono queste parti?

Da un lato Telecom Italia, l’incumbent che ha una rete in rame e che ha un piano di investimento per lo sviluppo della fibra.

Dopo mesi di guida incerta e con enormi difficoltà di relazioni con il governo, si ritrova nella condizione peggiore degli ultimi anni.

Due giorni fa (il giorno prima della presentazione del piano ENEL) Bloomberg dirama sui canali internazionali la minaccia, attribuita a Telecom Italia, di licenziare 15.000 dipendenti nel caso in cui il governo continuasse a sostenere (in modo scorretto secondo Telecom Italia) il progetto ENEL.

Un errore tattico.

E’ un po’ come dire: se ENEL andrà avanti con il suo progetto ci farà male a tal punto che saremo costretti ai licenziamenti.

Ma allora vogliamo mercati protetti?

Sarebbe stato meglio dire: “Se ENEL andrà avanti ci confronteremo e vincerà il migliore: è la competition bellezza!”.

Tant’è che Vivendi, suo principale azionista, è stata costretta ad una smentita asimmetrica (quindi non proveniente da Telecom Italia) sui canali internazionali della Reuters questa volta, in cui ha dichiarato di non voler licenziare nessuno, di voler stare in Italia per un progetto di lunga durata e di voler collaborare con il governo.

Il tutto a un paio d’ore dall’inizio della presentazione del progetto ENEL a Palazzo Chigi.

Una situazione senza dubbio difficile.

Dall’altro ENEL, che inaspettatamente un anno fa decide di entrare in campo con l’obbiettivo di fare una rete in fibra ottica da offrire agli operatori di telecomunicazioni.

Enel punta a farla molto facile: dal momento che dovremo sostituire i contatori elettronici con quelli digitali, approfitteremo per infilare nei cavidotti la fibra ottica e i costi saranno di gran lunga inferiori.

Un modo abbastanza semplificato di guardare alle problematiche ben più complesse della costruzione di una rete in fibra ottica: un progetto che ha invece in sé criticità tecnologiche, politiche, industriali, regolatorie, amministrative.

Chi maneggia con superficialità queste problematiche si ritroverà con una montagna di problemi sul tavolo nei prossimi mesi.

In mezzo, si fa per dire, il governo che ha deciso in modo del tutto irrituale, di mettere il cappello sul progetto ENEL.

Dicevamo in modo irrituale, perché un governo deve lavorare per il sistema paese.

Un governo può sostenere fattivamente questo o quel progetto, ma non può parteggiare senza se e senza ma per un progetto sostenuto da un’azienda nazionale contro un progetto sostenuto da un’altra azienda nazionale.

Il fatto che l’ENEL sia per ¼ di proprietà pubblica aggrava la circostanza, ovviamente.

Altra cosa sarebbe stata se ENEL avesse presentato il proprio progetto nella propria sede alla presenza del Premier: tutto sarebbe rientrato nella norma.

Non è un bel vedere neanche per gli investitori internazionali che potrebbero essere interessati al progetto ENEL sulla fibra.

E allora cosa succederà?

Nulla.

Si scalderanno i muscoli.

Si mostreranno i sorrisi sul tavolo e si daranno i calci sugli stinchi sotto il tavolo.

Telecom rimarrà con le sue difficoltà da affrontare.

Il progetto ENEL si troverà di fronte tutti i problemi su cui fior di esperti e addetti ai lavori oggi soprassiedono.

Infine, tra qualche settimana o tra qualche mese si registrerà il Game Over, per ricominciare un’altra partita…a meno che…

…A meno che qualcuno non decida di fermare a mezz’aria le pallottole e riporti il tutto sul piano di una pacata negoziazione, che è ciò di cui le aziende hanno bisogno e che il governo dovrebbe assecondare.

“Non fare prigionieri” e avvelenare i pozzi dopo il transito del proprio esercito può lasciare dietro di sé soltanto macerie e quelle macerie, come la storia ci insegna, possono richiedere anche molti anni di ricostruzione.

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