Riflessioni

Perché la vita non è un gioco

di Barbara Volpi, Psicologa, Psicoterapeuta, PhD in Psicologia Dinamica e Clinica Sapienza-Roma |

Sbagliando s’impara e così si cresce, ci si forma, si da senso alle esperienze di vita, che ognuno nel proprio spazio vitale assapora, e che oggi condivide nei social.

La rubrica Bambinidigitali, a cura della dott.ssa Barbara Volpi – Psicologa, Psicoterapeuta, Specialista in Psicologia Clinica, PhD in Psicologia Dinamica e Clinica Sapienza di Roma – ha l’obiettivo di analizzare i rischi e i pericoli che corrono i minori in rete. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

La vita non è un gioco. Non si apre lo scenario su chi è più forte, su chi è più debole, su chi vince, chi perde, chi è vittima e chi carnefice, così a caso. Non si calpesta il rispetto, la passione, il valore e non si spara all’altro per errore. Non siamo dentro ad un videogioco ma nell’asprezza vivida della vita, che a volte ci ricorda in modo ineluttabile e colori forti, che il forzare il tiro nella perseveranza dello sbaglio, il commettere errori può sfuggire di mano, far male e farci male, tanto da intraprendere la strada del non ritorno. Si sbaglia, si corregge, ci si corregge, e si ricomincia nella vita, non si gioca o si continua a giocare usando stratagemmi di invincibilità puerile, quando ormai il tempo del gioco è ben lontano.

Il bambino commette errori, nel suo desiderio di conoscere e formarsi può sbagliare, può cadere, pronto a rialzarsi per correre nelle braccia dei genitori, il più delle volte per essere sorretto, altre per essere sgridato, e sempre per essere indirizzato verso la riparazione dell’errore che si struttura sulla comprensione dello stesso.  Abbracci, confini, regole che vengono dai grandi e che hanno fatto dei grandi eroi riflessi, in modo indelebile, negli occhi sgranati di tanti bambini.

Sbagliando s’impara e così si cresce, ci si forma, si da senso alle esperienze di vita, che ognuno nel proprio spazio vitale assapora, e che oggi condivide nei social. Spazi vitali che si connettono e formano il caleidoscopio esistenziale delle tante micro esperienze di ciascuno, che nella connessione delle macro, creano la società nella quale viviamo e che ognuno di noi, nel suo piccolo, contribuisce a realizzare.

Nel gioco si perde, si uccide, si fa del male, ci si diverte, ci si distrae, nell’evoluzione patologica ci si estranea e dissocia, ma la vita, al di fuori continua a scorrere inesorabilmente. Nella vita non si colpisce l’altro per errore e allora, se vogliamo tanto parlare di errore forse dovremmo iniziare a chiederci tutti dove abbiamo sbagliato, dove sbagliamo e cosa dovremmo fare per correggere e riparare errori di non ritorno così devastanti. La comprensione dell’errore oggi è difficile ma nel rewind temporale dovremmo chiederci tutti, famiglie, insegnanti, educatori, società, dove eravamo quando quei bambini sono caduti, cosa non abbiamo visto, cosa non abbiamo voluto vedere, cosa abbiamo e non abbiamo fatto, soprattutto per imparare dall’errore e non permettere la distruzione di vite per errore.