Lo studio

Automotive, i brand non contano più: la differenza sta nell’esperienza digitale del conducente

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Documento IBM sulla trasformazione digitale dell’industria automobilistica: per arrivare alla diffusione di veicoli autonomi, connessi, elettrificati e condivisi, con l’IA e la personalizzazione delle applicazioni, serve una manifattura di qualità, con competenze e riqualificazione del personale.

La trasformazione digitale dell’industria automotive cambierà anche il mercato di riferimento, sia a livello locale, sia globale. Entro una decina di anni, il semplice brand potrebbe perdere peso nell’immaginario collettivo, a vantaggio della qualità dei servizi offerti e soprattutto dell’esperienza utente.

Sappiamo benissimo che tra qualche anno le auto connesse in rete e a guida autonoma rappresenteranno la nuova frontiera della mobilità e di tutto il mondo dei trasporti (soprattutto in chiave di mobilità elettrica o eMobility). Qui, secondo il nuovo studio IBM “Automotive 2030: Racing toward a digital future”, si giocherà la partita più importante per la trasformazione digitale, perché i consumatori di domani potrebbero dare molta più importanza all’utilizzo dell’auto, che al suo mero possesso, rivalutando di conseguenza la qualità dell’esperienza e appannando progressivamente il mito intramontabile del marchio.

In tutto il mondo le case auto si stanno preparando a un settore in cui meno del 50% considererà il proprio marchio un fattore competitivo differenziante“, ha affermato Ben Stanley, Global Automotive Research Lead Institute for Business Value, IBM.
Nel prossimo decennio, man mano che le auto si evolveranno in macchine in rete governate dal software, il concetto di marchio automobilistico dovrà affrontare una rivoluzione che vedrà emergere come prioritaria l’esperienza digitale dell’utente all’interno del veicolo, rispetto alle caratteristiche di guida“.

La digital reinvention condurrà l’industria automobilistica verso veicoli autonomi, connessi, elettrificati e condivisi basati su differenti ecosistemi di piattaforme“, ha invece commentato Dirk Wollschläger, direttore generale Global Automotive, Aerospace & Defense Industries, IBM.
Questi ecosistemi saranno composti da un mix di aziende tecnologiche, agili e ad alte prestazioni, appartenenti a diversi settori, ognuna delle quali porterà la propria specializzazione e il proprio valore“.

Maggiore rilevanza assumeranno i dati, ovviamente, e con essi le diverse tecnologie digitali ed informatiche impiegate nella smart mobility di domani, soprattutto in città. Secondo lo studio IBM, che ha intervistato in tutto il mondo 1.500 dirigenti dell’industria automotive e 11.550 consumatori, l’83% degli intervistati comprende il valore strategico dei dati nel proprio settore.

Informazioni strategiche che possono alimentare qualsiasi cosa, dall’efficienza operativa ai nuovi modelli di business, alle esperienze digitali rivolte al consumatore, come l’integrazione con altri dispositivi, servizi personalizzati e la capacità di collegarsi ad altri aspetti della vita di una persona.
 Tuttavia, solo il 18% dei rispondenti afferma di operare oggi su una piattaforma di dati digitale.

La digital reinvention dell’automotive industry porterà però anche nuovi costi per le imprese, soprattutto in termini di formazione e riqualificazione del personale.

Affinché i veicoli possano offrire esperienze digitali personalizzate, e intelligenza artificiale e guida autonoma diventino caratteristiche standard, si legge nella nota IBM allegata allo studio, i costruttori di automobili dovranno possedere le nuove competenze critiche necessarie.
Con una forza lavoro diretta di oltre otto milioni di persone, l’industria dovrà spendere oltre 33 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni per portarla alla velocità del digitale.