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Automobili, giù il mercato europeo: il covid-19 abbatte la domanda, chiesto stop IVA per sostenere le elettriche. I dati Paese per Paese.

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Il mese di febbraio 2020 ha segnato una caduta del mercato europeo delle automobili, con un generale -7,2% rispetto all’anno scorso. Il coronavirus, però, c’entra poco in questo risultato, perché il mese scorso l’epidemia non era ancora arrivata nel vecchio continente, al massimo la guardavamo da lontano mietere vittime in Cina.

Secondo stime drammatiche di Federauto, il coronavirus rischia di costare molto caro al mercato dell’automobile in Italia: “se va bene, prevediamo per il 2020 una flessione del 10%”.

Le notizie della chiusura degli stabilimenti di FCA e Volkswagen in Europa (si tratta con i sindacati negli Stati Uniti) non fanno che peggiorare lo scenario generale, con ripercussioni negative sui mercati. FCA, ad esempio, subito dopo l’annuncio dello stop totale della produzione in Europa ha perso il 14,5% in borsa.

L’analisi della caduta

Secondo gli analisti dell’Unrae, l’Associazione delle case automobilistiche estere, “l’outlook per il 2020, già negativo prima dell’inizio del dramma sanitario che il mondo intero sta vivendo, rischia di diventare insostenibile per la situazione economica e sociale che ne scaturisce, gravissima, e senza precedenti”.

I dati di febbraio, già piuttosto negativi, ancora non hanno subito l’effetto pandemia e soprattutto l’ulteriore effetto della contrazione dei consumi, in particolar modo lato privati. Consumi che sono già diminuiti in maniera decisa in questo primo trimestre dell’anno e febbraio lo ha confermato.

In Italia la domanda di automobili da parte dei privati è letteralmente caduta, segnando un pesante -19%. Non va meglio nel resto d’Europa: -16,1% in Germania, -15,5% in Francia, -11,0% in Spagna, -7,4% nel Regno Unito, solo per prendere i principali mercati nazionali, dove praticamente si concentra il 68,9% delle immatricolazioni europee.

Il consuntivo dei primi due mesi del 2020 – ha affermato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – passerà comunque alla storia come lo spartiacque tra l’auto prima del coronavirus e l’auto dopo il coronavirus”.

L’industria automobilistica europea occupa quasi 14 milioni di persone e potrebbe fungere da traino alla ripresa economica, visto il suo peso sul Pil e l’effetto moltiplicatore dei suoi ingenti investimenti, circa 60 miliardi di euro ogni anno.

La leva della mobilità sostenibile

In tutti i Paesi europei, però, continua a crescere l’interesse verso le automobili ecologiche e a bassissimo impatto ambientale, quindi ad alimentazione alternativa. “Le associazioni rappresentative dei produttori e anche quelle dei consumatori chiedono l’adozione di incentivi per le auto ecologiche”, si legge in un’analisi del Centro Studi Promotor.

Si chiede sostanzialmente l’eliminazione dell’Iva sulle elettriche ad altre forme di interventi, con un maggior impegno per la realizzazione delle infrastrutture di ricarica, dato che l’offerta di auto elettriche è ora molto ampia ed in grado di soddisfare una gamma molto grande di esigenze.

L’Unrae puntualizza che uno dei rischi maggiori per l’industria automobilistica Europea è di non raggiungere gli sfidanti obiettivi di abbattimento delle emissioni di CO2 in vigore a partire da quest’anno, “con il risultato di dover pagare onerose multe a causa dell’interruzione delle catene di fornitura dei componenti elettrici per i veicoli a basse emissioni, a fronte di volumi di mercato falcidiati, una situazione insostenibile dal punto di vista finanziario”.

Mercato auto elettrica in 5 Paesi

In Italia, a febbraio, le auto elettriche ibride sono cresciute del +91%, con 18.000 unità immatricolate in rappresentanza dell’11% del mercato. Le auto elettriche 100% a batteria, invece, hanno registrato un eccellente incremento delle vendite calcolato in un +900%, con 2.500 unità e una quota dell’1,5%.

In Germania, nello stesso periodo, c’è stato il balzo delle alimentazioni alternative, con gli ibridi al 12,5% di quota e 30.000 immatricolazioni (+98,1%), di cui 8.354 plug-in. Le auto elettriche immatricolate sono salite al 3,4% di quota e 8.154 unità (+75,4%). L’associazione degli importatori VDIK prevede per quest’anno una forte spinta alle vendite di auto elettrificate, ma si temono forti ripercussioni dell’epidemia coronavirus ancora tutte da valutare.

In Francia, le alimentazioni alternative hanno registrato le migliori prestazioni, con le ibride salite all’11% di quota (dal 5,3%), con 33.108 unità immatricolate; le elettriche salgono al 6,8% di quota, con 20.403 immatricolazioni.

In Spagna, le auto ad alimentazione alternativa hanno scalato il mercato al 16,4% di quota, con le ibride (+72%) al 12,6%, mentre le elettriche (+85%) salgono all’1,7% di quota.

Le ibride elettriche in Gran Bretagna, infine, hanno registrato un aumento del 71,9% a 4.154 unità e le ibride plug-in (PHEV) sono cresciute al 49,9% a 2.058 unità. Secondo L’associazione di categoria SMMT, l’eventuale rimozione dell’Iva consentirebbe un aumento del 50% delle vendite di auto elettriche a 935.000 unità entro fine 2024.

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