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Auto elettrica e costi ricarica. Poggi (Enel X Way): “Grazie alla tariffa flat si risparmia il 53% rispetto a benzina e diesel”

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Prezzi di carburanti in salita, ricarica elettrica ancora conveniente

Sappiamo ormai benissimo che tutti i prezzi dei carburanti per le nostre auto e non solo sono aumentati terribilmente negli ultimi due anni e continuano a farlo, anche se con minor spinta. La speculazione che non manca mai e la carenza di forniture di gas e petrolio hanno terremotato i mercati e oggi fare un pieno di benzina e diesel (per non parlare del metano) è un vero e proprio sacrificio economico.

E non può che continuare così, visto che dal prossimo 5 dicembre scatterà l’embargo al petrolio russo, che l’offerta di combustibili fossili si sta riducendo (va ricordato che qualche giorno fa l’Opec+ ha deciso di tagliare la produzione di 2 milioni di barili al giorno), che la domanda di petrolio non accenna a diminuire e che le forniture estere sono contese da tutti i Paesi europei.

Certo è aumentato anche il prezzo dell’energia elettrica, lo sappiamo bene, con ricadute negative sul costo delle ricariche di vetture a batteria, ma non allo stesso modo dei carburanti tradizionali.

Secondo l’indagine di un noto servizio di comparazione tariffe e di servizi marketing, ripresa dal quotidiano La Repubblica, in Italia oggi si spende il 161% in più rispetto ad un anno fa per ricaricare la batteria di un’auto elettrica. Ne consegue che oggi converrebbe fare un classico pieno di benzina e diesel piuttosto che una ricarica.

Poggi (Enel X Way): “Ricaricare un’auto elettrica costa il 53% in meno di un pieno di benzina e diesel”

Luigi Antonio Poggi

Secondo Luigi Antonio Poggi, responsabile dello sviluppo dell’Ecosistema della mobilità elettrica di Enel X Way, non è del tutto vero quello che è stato riportato e per diversi motivi: “Nell’analisi si dimentica di citare lo sforzo degli operatori come Enel X Way nel mantenere il costo della ricarica dei veicoli elettrici conveniente, grazie a tariffe flat con pacchetti mensili in abbonamento a prezzi molto convenienti e a varie misure a seconda delle percorrenze tipiche”.

Per una auto media nella forchetta 10,5-12 €/100km troviamo sia benzina, gasolio e metano che la ricarica elettrica in ambito privato e in ambito pubblico, con modalità a consumo “pay-per-use, ma grazie alle tariffe flat di Enel X Way si può viaggiare invece spendendo solo 5,5 € per 100 km, risparmiando decisamente”, ha spiegato Poggi dal suo profilo LinkedIn.

Elettrificazione e rinnovabili, così si trasforma la mobilità in chiave green

Risparmi consistenti quelli offerti oggi dalla mobilità elettrica, del 53% in meno rispetto a benzina e gasolio (entrambi a circa 11,7 €/100km), del 48% in meno sul metano e del 14% in meno rispetto al GPL.

L’emobility inoltre offre un ulteriore vantaggio insuperabile, avere la stazione di ricarica direttamente a casa, che può essere alimentato da un impianto a fonti energetiche rinnovabili, che di per sé abbatte straordinariamente i costi: “Ricaricando ad esempio l’80% dell’energia in ambito privato, grazie ad un impianto solare fotovoltaico, il costo per 100 km crolla a 2,3 euro, con un risparmio, rispetto a diesel e benzina, dell’80%. Se la ricarica è al 100% il risparmio anche sarò del 100%”, ha spiegato infine Poggi.

In tutto questo non va dimenticato che grazie all’intervento del Governo è stato prorogato fino al 18 novembre prossimo il taglio delle accise sui carburanti, che si traduce in un risparmio alla stazione di servizio di più di 30 centesimi litro (senza questa misura dal 1° novembre si pagherebbero 2,2 euro al litro per il diesel e più di 2 euro per la benzina).

Uno stato di cose questo che già genera una disparità di trattamento tra chi guida auto a benzina e diesel (che peraltro inquinano) e chi guida auto elettriche. Per quale motivo non è possibile intervenire sul costo dell’energia elettrica alla ricarica, mettendola al sicuro dagli improvvisi squilibri dei prezzi?

Grazie alle auto elettriche si riducono anche le emissioni di CO2

Ecco allora che fonti rinnovabili e mobilità del futuro vanno di pari passo in un’evoluzione economica e tecnologica che le vedono fortemente correlate, con un impatto assolutamente positivo sui nostri portafogli e sulla qualità dell’aria che respiriamo. Non dimentichiamo mai che più di 300 mila persone muoiono ogni anno in Europa per l’inquinamento atmosferico generato dalle emissioni nocive delle nostre auto.

Emissioni che dal 1990 ad oggi sono già crollate del 70%, ma non abbastanza, secondo gli esperti. Una grande mano la stanno dando proprio le auto elettriche. Stando ai nuovi dati dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), nel 2020 le emissioni di gas climalteranti sono scese del 12%, su base annua, risultato diretto dell’incremento di veicoli elettrici sulle strade d’Europa.

Si potrebbe obiettare che in realtà è l’effetto dei lockdown, ma non dobbiamo dimenticare che il blocco delle attività che si è avuto in Italia (e la quarantena a casa per tutti noi) non si è avuto nel resto d’Europa, dove le persone hanno continuato a muoversi.

Secondo l’agenzia, la riduzione di emissioni inquinanti va attribuita soprattutto alla crescita della quota di immatricolazioni di veicoli elettrici, passata da appena il 3,5% del 2019 all’11,6% del 2020 (sommando vetture completamente elettriche, il 6,2%, e ibride plug-in, 5,4%), quasi il triplo, per un totale di oltre un milione di modelli.

Non solo vite umane, ma anche elevati costi economici per la collettività. In totale, l’impatto dell’inquinamento atmosferico costa alla società, secondo recenti stime della Commissione europea, tra 231 e 853 miliardi di euro l’anno, di cui 8 miliardi solo per i giorni di lavoro persi. Anche l’economia dell’Unione europea subisce direttamente l’impatto, con danni agli edifici, agli ecosistemi, alle rese delle colture e alle foreste, per un ammontare di decine di miliardi all’anno.

Le città italiane soffocano di inquinanti, nuove misure Ue in arrivo

Basti pensare che in Italia ben 13 Città Metropolitane hanno registrato il superamento dei imiti fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sia per quanto riguarda il PM10 (15 microgrammi/metro cubo) che per il PM2.5 (5 microgrammi/metro cubo) e l’NO2 (10 microgrammi/metro cubo).

Ad esempio, il PM10 ha una media annuale, che oscilla dal +36% di Perugia, passando per città come Bari (+53%) e Catania (+75%), fino ad arrivare al +121% di Torino e +122% di Milano. Situazione ancora più critica per quanto riguarda il PM2.5, dove lo scostamento dai valori OMS oscilla tra il +123% di Roma al +300% di Milano.

La nuova proposta della Commissione sulla qualità dell’aria fisserà nei prossimi mesi nuove norme dell’Unione per ridurre sensibilmente gli inquinanti in atmosfera entro il 2030, per poi azzerarli completamente entro il 2050.

I vantaggi dovrebbero essere immediati. Già entro la fine del decennio, i benefici lordi totali per la società sono stimati tra 42 e121 miliardi di euro, a fronte di un costo totale di 5,7 miliardi di euro per le misure di mitigazione e i relativi costi amministrativi.

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