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Autarchia energetica ‘made in Italy’: il progetto “Autens” di comunità energetiche locali, fonti rinnovabili e intelligenza artificiale

Si parla tanto di sovranismo negli ultimi anni. Un termine generico, che trova applicazione in ambiti diversi, tra cui anche quello energetico. Ad esso, inoltre, si può affiancare anche un altro termine, ancora più generico e novecentesco: “autarchia”.

Se per sovranismo si intende la propensione, riconosciuta come di popolo, alla riconquista di una presunta sovranità nazionale perduta, da contrapporre al mondo globalizzato o post globalizzato, caratterizzato invece da dinamiche economico-politico-sociali fortemente sovranazionalizzate, con autarchia si suggerisce la possibilità dell’autosufficienza e dell’autonomia rispetto al mondo esterno.

Si può partire da qui per presentare il progetto “Autens”, acronimo di “Autarchia energetica sostenibile”, totalmente finanziato dall’Università di Pisa nell’ambito del programma PRA 2020.

Il progetto “Autens”: tra fonti rinnovabili, smart communities e soluzioni ICT

Un progetto che punta alla creazione di comunità energetiche autonome, in cui l’approvvigionamento energetico è garantito al 100% da fonti rinnovabili, e che promuove un adattamento progressivo della domanda di energia alle risorse disponibili al momento.

Un processo, quest’ultimo, che potremmo affiancare alla necessità di una decrescita dei consumi energetici, in piena corsa alla decarbonizzazione.

Nel paradigma attuale – ha spiegato in una nota stampa Giuseppe Anastasi, professore ordinario di Ingegneria informatica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e responsabile scientifico del progetto – a fronte di un fabbisogno di energia (ad esempio, produzione oraria di acqua calda a una certa temperatura), si progetta un sistema energetico che lo soddisfi, cercando al tempo stesso di massimizzare le cosiddette 4E, ovvero le prestazioni energetiche, exergetiche (quanto dell’energia prodotta è effettivamente convertibile in lavoro meccanico), economiche e ambientali”.

Nella prospettiva dell’autonomia energetica – ha aggiunto Anastasi – è necessario invece rovesciare questo paradigma e prevedere uno scenario in cui sarà necessario adattare le richieste di energia degli utilizzatori (anche negoziando i consumi per usi civili con quelli per uso industriale) con le risorse energetiche disponibili, in termini sia di consumi complessivi che di distribuzione oraria”.

Per raggiungere questi obiettivi di massima sostenibilità energetica e ambientale, è necessario supportare anche la nascita di smart communities locali, che devono per forza di cose modificare i propri comportamenti di consumatori di risorse energetiche, andando a promuovere modelli più resilienti e orientati alla decrescita dei consumi.

Il progetto prevede infatti la formazione di “comunità energeticamente autarchiche”, anche sulla scia del decreto firmato dal Ministro Patuanelli nei giorni scorsi, che aggreghino gruppi di edifici di vario tipo (abitazioni, edifici commerciali e industriali) e siano provviste di sistemi elettrici e termici alimentati da sole fonti rinnovabili prodotte localmente e che lavorano in sinergia.

Autarchia, nuove tecnologie e impegno culturale delle comunità

Per quanto riguarda le nuove tecnologie, oltre alle scienze sociali, “Autens” necessità di una progressiva integrazione di Information and communications technologies (Ict) e di sistemi di intelligenza artificiale.

Il progetto si propone anche la realizzazione di alcuni dimostratori per misurare le prestazioni di componenti come i pannelli solari ibridi termici/fotovoltaici, gli impianti a pompa di calore geotermica, gli accumuli a cambiamento di fase, e l’implementazione di un sistema di monitoraggio e controllo con algoritmi di machine learning”, ha dichiarato Marco Raugi, professore ordinario di Elettrotecnica presso il Dipartimento dell’Energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni e presidente del Centro interdipartimentale di ricerca sull’energia per lo sviluppo sostenibile (CIRESS) dell’Università di Pisa.

Un progetto, infine, che chiede molto impegno e un’assunzione di responsabilità da parte dei cittadini, delle Istituzioni e del mondo imprenditoriale.

Si deve partire dal presupposto che l’energia non può più essere disponibile in ogni momento e per tutti e che la domanda si deve adattare alla produzione attuale e a tutte e richieste della propria “comunità”.

Qualcosa che ricorda molto da vicino quanto sta accadendo in Svezia, con le reti energetiche intelligenti, l’autoproduzione domestica di energia elettrica (da fonti rinnovabili) e i quartieri carbon neutral.

Bisogna poi fare i conti con il fatto che le risorse del pianeta non sono infinite e che modelli di sviluppo basati su una disponibilità sempre crescente di energia non sono compatibili con le risorse limitate del pianeta.

Per questo motivo, secondo il team di ricerca di “Autens”, la formazione di comunità energetiche, che in modo autosufficiente soddisfino ai propri bisogni, può aiutare a superare questa contraddizione storica.

La sfida ultima e non facile è quella di modificare le abitudini di consumo degli appartenenti alle comunità, in modo radicale, in nome della sostenibilità e dell’adattamento alle disponibilità del pianeta.

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