Tv e VOD

Audiovisivo, la riforma Ue per punti

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La Direttiva sui servizi media audiovisivi è stata aggiornata per adattarla all’esplosione dei servizi digitali. Ecco in sintesi cosa prevede.

Il 25 maggio la Commissione Ue ha presentato la revisione della Direttiva Ue sui servizi media audiovisivi (Direttiva SMA), aprendo a un nuovo approccio alle piattaforme online per raccogliere le nuove sfide poste dal digitale.

Oggi su Twitter il Commissario Ue alla Digital Economy, Günther Oettinger, ha detto chiaramente che la Ue vuole combattere la radicalizzazione e che la Direttiva così come è stata rivisitata sarà ‘un’importante base’ per contrastare l’odio. Oettinger ha così rilanciato nella giornata in cui il Commissario Ue Věra Jourová ha avviato i lavori del Gruppo di Alto Livello contro il razzismo, la xenofobia e altre forme di intolleranza.

Ma vediamo i punti chiave della nuova Direttiva sui servizi media audiovisivi, presentati oggi su Twitter da Oettinger.

Un media framework per il 21° secolo

Perché?

 

Per un miglior bilanciamento delle regole per broadcaster tv, fornitori di servizi di video on-demand e piattaforma di video sharing.

Obiettivi:

  1. Migliore tutela dei minori;
  2. Promozione delle opere europee;
  3. Più indipendenza per i regolatori.

Contesto

  • Il tempo medio di visione della tv è in calo specie tra i giovani dove si è ridotto del 7,5%, la metà dello spettatore medio.
  • Gli spettatori si stanno sempre più spostando dalla tv tradizionale al mondo digitale. La direttiva adesso introduce una maggiore flessibilità normativa e allo stesso tempo tutela i consumatori per i servizi on-demand. Tutto questo in modo che l’innovazione non venga soffocata.
  • La condivisione di video nel traffico internet dei consumatori passerà dal 64% del 2014 all’80% del 2019.
  • I canali televisivi puntano sempre più ai mercati stranieri.

Nel 2013 il 20% delle revenue dei broadcaster è stato investito nella produzione di programmi originali contro l’1% per i servizi on-demand.

  • L’industria deve farei conti con regole frammentate sulla condivisione dei contenuti europei sul mercato Ue.
  • In media, il 31% dei servizi VOD disponibili in uno dei Paesi Ue ha sede in un altro Stato membro.
  • Il bisogno di maggiore indipendenza dei regolatori dal governi e dall’industria.