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Attacco terroristico a New York, Theresa May vuole processare i giganti del web, La povertà in Argentina supera il 31%

Attentato terroristico a New York, ferite quattro persone oltre all’attentatore

12 dic 11:01 – (Agenzia Nova) – Un uomo di 27 anni, immigrato dal Bangladesh, Akayed Ullah, ha fatto esplodere oggi alle 7.30 del mattino (le 13.30 ora italiana) un ordigno esplosivo artigianale in una delle aree piu’ frequentate della citta’ di New York, Port Authority, la stazione centrale degli autobus a Manhattan. Quattro persone sono rimaste ferite, nessuna e’ in pericolo di vita. Immediatamente catturato, l’uomo e’ stato portato all’ospedale Bellevue per ustioni alle mani e all’addome. Lo riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”, precisando che il sindaco della metropoli, Bill De Blasio, ha confermato che si e’ trattato di un attacco terroristico. L’attentatore avrebbe detto al Federal Bureau of Investigation (Fbi) di aver agito per vendetta per i bombardamenti Usa in Siria e in Iraq. Ullah, che ha operato da solo, indossava un ordigno artigianale di sua costruzione, una sorta di tubo che conteneva esplosivo che e’ scoppiato solo in parte. L’uomo, che vive a Brooklyn, lavorava come tassista. Per il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, si tratta di un “lupo solitario” e al momento non ci sarebbero diretti collegamenti con mandanti dello Stato islamico. Il fallito attentato e’ ora sotto la lente di una task force anti-terrorismo che vede la collaborazione dell’Fbi e della Polizia di New York. Il presidente Donald Trump e’ stato informato dell’accaduto. Il dipartimento per la Sicurezza nazionale (Dhs) ha comunicato su Twitter che verranno prese “azioni adeguate” per proteggere la “nostra gente e il nostro paese” e che l’amministrazione continuera’ ad adottare “significative misure di sicurezza per evitare che i terroristi entrino nel paese” e reclutino persone all’interno dei confini Usa. “Combatteremo con aggressivita’ e porteremo i terroristi davanti alla giustizia”, conclude il post. L’amministrazione del presidente Trump ha emesso divieti di ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di paesi a maggioranza musulmana (Muslim Ban), bocciati da alcune corti, dal 4 dicembre scorso la Corte suprema, ha rovesciato le sentenze dei livelli inferiori della magistratura. Trump ha ora la possibilita’ di vietare l’ingresso negli Usa ai cittadini di otto paesi di cui sei a maggioranza musulmana che potrebbero mettere a rischio la sicurezza nazionale. I paesi sottoposti a divieto sono Siria, Libia, Iran, Yemen, Ciad e Somalia a cui sono stati aggiunti Venezuela e Corea del Nord per affrancarsi dall’accusa di discriminazione religiosa. Il Bangladesh non figura nella lista. Risale all’inizio delle scorso novembre un altro tentativo di attacco terroristico a New York eseguito dal cittadino uzbeco Sayfullo Saipov, di 29 anni, che e’ piombato sulla folla con un furgone uccidendo otto persone e ferendone 13. Il gesto dell’uomo era stato rivendicato con ritardo dallo Stato islamico. Un ritardo che sembrava confermare la tesi degli investigatori che Saipov era un “lupo solitario” che, in autonomia, ha lanciato nella parte sud di Manhattan un furgone contro ciclisti e pedoni. Ferito e arrestato dalla polizia, nel suo cellulare erano stati rinvenuti almeno 90 video e oltre 4000 immagini di propaganda dello Stato islamico.

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Gran Bretagna, la premier May sollecitata a processare i giganti del web

12 dic 11:01 – (Agenzia Nova) – I giganti del web ed i social media dovrebbero essere puniti con multe o adirittura essere processati penalmente se rifiutano di rimuovere da internet i contenuti a sfondo razzista, estremista o che rigardano abusi sui bambini: a raccomandarlo alla premier britannica Theresa May e’ il Comitato sugli standard della vita pubblica, una commissione indipendente che consiglia il primo ministro sui temi etici, nel rapporto che presentera’ al governo domani mercoledi’ 13 dicembre. Lo riferisce il quotidiano “The Times”, che e’ venuto in possesso di una copia del testo, secondo cui i social media dovrebbero essere trattati alla stregua di editori ed essere ritenuti responsabili dei contenuti illegali che essi pubblicano su internet. Il Comitato etico, presieduto da Lord Bew e cosituito da membri nominati da tutti i partiti, era stato incaricato dall’escutivo di indicare le linee-guida di una legislazione capace di porre argine all’ondata di fake news, di insulti e diffamazioni ed alle campagne di odio che hanno preso d’assalto il web nel corso dell’ultima camagna elettorale in Gran Bretagna. Sebbene il rapporto non dia specifiche indicazioni sulle sanzioni a cui i giganti di internet potrebbero andare incontro se non ottemperassero alle nuove regole allo studio, secondo il “Times” e’ implicito che i loro responsabili potrebbero essere processatio penalmente in base alla legge che il governo ha gia’ annunciato di voler adottare. Il quotidiano inglese in particolare punta il dito contro YouTube e FaceBook, accusandoli di ospitare contenuti chiaramente antisemiti ed inneggianti all’estremismo islamico, o video di abusi sui bambini. La premier May in passato aveva anticipato di voler costringere i social media a rimuovere nello spazio di poche ore qualsiasi contenuto a favore del terrorismo ed aveva spiegato di star lavorando a questo scopo di concerto con gli altri paesi del G7; le ministre degli Interni Amber Rudd e della Cultura Karen Bradley stanno mettendo a punto un piano che potrebbe essere annunciato dopo Natale. “Se le raccomandazioni del Comitato etico saranno recepite”, ha detto al “Times” l’esperto giuridico Tony Jaffa, “le societa’ tecnologiche diventeranno direttamente responsabili per i materiali che pubblicano sui loro siti web e quindi dovranno modificare sostanzialmente le attuali procedure per la rimozione di contenuti vietati, altrimenti rischiano cause civili o addirittura processi penali”.

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Argentina, secondo l’Universita’ Cattolica la poverta’ e’ al 31,4 per cento

12 dic 11:01 – (Agenzia Nova) – Un terzo della popolazione argentina, circa 13,5 milioni di persone, si trova in situazione di poverta’. E’ quanto riporta l’Indice elaborato dall’Osservatorio sul ritardo sociale dell’Universita’ Cattolica di Buenos Aires (Uca) diffuso oggi dalla stampa locale. La poverta’ colpisce maggiormente le fasce di minore eta’: in base all’inchiesta il 48,4 per cento dei minori di 14 anni vivono in famiglie povere. In termini nominali si tratta di 5,2 milioni di bambini, un quinto dei quali vivono in famiglie che non possono garantirgli un’alimentazione di base. Secondo il rapporto, il fatto che la meta’ dei bambini argentini viene educata e cresce in famiglie che non possono procurarsi i beni e servizi essenziali e’ un fattore che tende a riprodurre la condizione di poverta’. L’indice della Uca mette in evidenza anche il fattore della disuguaglianza tra i diversi settori e segnala che il 10 per cento della popolazione piu’ povera percepisce il 2 per cento del totale delle entrate mentre il 10 per cento piu’ ricco ne capta il 32 per cento. Sempre in questo senso il 10 per cento piu’ ricco guadagna in media tra le 15 e le 18 volte di piu’ del 10 per cento piu’ povero. “Nonostante si sia registrato un miglioramento dell’economia questo non si riflette nell’indice di poverta’” ha affermato il direttore dell’Osservatorio Uca, Agustin Salvia, “in Argentina continua ad esserci un terzo della popolazione in condizione di poverta’ strutturali”, ha aggiunto. “I risultati dimostrano che gli effetti redistributivi auspicati da alcuni politici non hanno raggiunto gli strati piu’ bassi e danno conto che per questi ci sono maggiori difficolta’ ad uscire dalla loro condizione”, ha spiegato Salvia. “Se compariamo il 2015 con il 2017 ci sono meno poveri ma abbiamo un maggior indice di indigenza e ad ogni modo i poveri sono piu’ poveri del 2015” ha aggiunto l’accademico argentino.

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Usa, senatori del Partito repubblicano divisi sui tagli alla sanita’ prima delle elezioni del 2018

12 dic 11:01 – (Agenzia Nova) – I senatori del Partito repubblicano statunitense (Gop) sono divisi sull’opportunita’ di tagliare la spesa sociale nei mesi precedenti le elezioni di meta’ mandato (mid-term) che si terranno a novembre 2018. Il senatore repubblicano John Thune sarebbe dell’avviso, secondo il quotidiano “Washington Post”, di rinviare la riduzione della spesa di lungo termine sui programmai sociali al prossimo anno. Sul piano legislativo l’agenda dettata dal presidente Donald Trump prevedeva la riforma delle misure contro la poverta’, come i buoni alimentari, i contanti per l’assistenza ai poveri e l’abrogazione della riforma sanitaria del suo predecessore, Barack Obama. Molti repubblicani, soprattutto coloro che ambiscono a ricandidarsi, sembrano cauti nell’immaginare di tagliare le spese per la sanita’ che offrono innanzitutto copertura sanitaria agli anziani. Vi sono poi repubblicani che vogliono raccogliere un consenso bipartisan attorno alla decisione di tagliare la spesa medica, una soluzione che sembra irrealistica date le affermazioni dei rappresentanti del Partito democratico “se vogliono battaglia, l’avranno”, ha dichiarato il senatore Robert Casey.

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Spagna, per Biden Putin uso’ la sfida secessionista per destabilizzare l’Europa

12 dic 11:01 – (Agenzia Nova) – Joe Biden, ex vice presidente degli Stati Uniti, ha descritto la sfida secessionista della Catalogna nei confronti del governo spagnolo come un’altra pedina nella strategia internazionale del presidente russo Vladimir Putin contro la democrazia occidentale. “Per salvaguardare il suo sistema cleptocratico, il Cremlino ha deciso di portare la lotta oltre i confini della Russia per attaccare quella che percepisce come la piu’ grande minaccia esterna alla sua sopravvivenza: la democrazia occidentale “, questo quanto dichiarato da Biden e riferito dal quotidiano economico spagnolo “Abc”. Gli strumenti destabilizzanti nelle mani del Cremlino sarebbero “operazioni di disinformazione e attacchi informatici”. Sempre secondo Biden, durante la campagna elettorale statunitense del 2016 e quella francese del 2017 i servizi segreti russi inviarono mail private contenenti informazioni rubate a organizzazioni come WikiLeaks. La Russia avrebbe inoltre adottato misure simili per influenzare le campagne politiche in diversi paesi europei, inclusi i referendum nei Paesi Bassi sull’integrazione dell’Ucraina nell’Unione europea, le riforme del governo in Italia e il processo indipendentista catalano contro la Spagna.

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Bae ottiene un contratto per la vendita dei caccia Typhoon al Qatar, ma come impattera’ sui futuri accordi?

12 dic 11:01 – (Agenzia Nova) – Le azioni Bae Systems hanno registrato un balzo importante ieri lunedi’ 11 dicembre alla Borsa di Londra alla notizia dell’accordo per la vendita al Qatar di 24 cacciabombardieri “Typhoon” firmato l’altroieri, domenica, a Doha dal ministro della Difesa britannico Gavin Williamson e dal suo collega qatariota Khalid bin Mohammad Al Attiyah: al programma di costruzione partecipano per un terzo ciascuno il gruppo britannico della difesa, il gigante aeronautico franco-tedesco Airbus e l’azienda italiana Leonardo (ex Finmeccanica, ndr). L’accordo comprende anche l’armamento con missili “Brimstone” e “Meteor” costruiti da Mbda, una compagnia anch’essa detenuta paritariamente da Bae Systems, Airbus e Leonardo, nonche’ la fornitura dei radar e dell’elettronica difensiva prodotti da Leonardo nei suoi stabilimenti britannici di Luton ed Edimburgo: includendo l’addestramento di tecnici e piloti qatarioti ed il supporto logistico, il contratto ha un valore complessivo di circa 6 miliardi di sterline (quasi 7 miliardi di euro, ndr). Il quotidiano “The Telegraph” nota tuttavia che l’acquisto dei “Typhoon” da parte del Qatar non e’ motivato dalle sue effettive necessita’ militari quanto piuttosto dal desiderio di quel paese di stringere i propri legami con i paesi occidentali per uscire dall’isolamento diplomatico in cui si trova: e cio’, secondo il “Telegraph”, potrebbe avere un impatto negativo sulla sperata vendita di un secondo lotto di cacciabombardieri prodotti da Bae Systems all’Arabia Saudita, che appunto ha rotto le sue relazioni diplomatiche e commerciali con il Qatar a causa del sostegno offerto da quest’ultimo al movimento radicale islamico dei Fratelli musulmani.

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Francia, inizia oggi a Parigi l’incontro sul clima organizzato da presidente Macron

12 dic 11:01 – (Agenzia Nova) – Ampio spazio sui quotidiani francesi al “One planet summit”, l’incontro internazionale previsto per oggi a Parigi a due anni dalla Cop 21, durante la quale furono firmati gli accordi internazionali del clima. L’iniziativa e’ stata promossa dal presidente francese Emmanuel Macron, con il sostegno delle Nazioni unite e della Banca mondiale, e vedra’ la partecipazione di 4mila esperti, 130 paesi rappresentati a livello ministeriale e un migliaio di giornalisti. “Le Figaro” indica che l’obiettivo del summit e’ quello di raccogliere finanziamenti per finalizzare i progetti previsti dagli accordi di Parigi. “Les Echos” parla di una cinquantina di aziende francesi che hanno gia’ dato il loro sostegno in un manifesto presentato ieri al Medef, l’organizzazione nazionale degli imprenditori. Il quotidiano economico spiega che queste societa’ hanno deciso di investire almeno 60 miliardi di euro entro il 2020. A questi si aggiungono finanziamenti di 220 miliardi nei progetti contro il riscaldamento ambientale, 15 miliardi per il nucleare e 30 nel gas.

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Francia, il presidente Macron punta sull’Europa per battere i suoi avversari politici

12 dic 11:01 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese Emmanuel Macron vuole “distanziare” i suoi avversari politici su temi riguardanti l’Europa. Lo afferma “Les Echos”, spiegando che Bruxelles sara’ un “buon vettore” per ricomporre il panorama politico nazionale. Il titolare dell’Eliseo approfitta del fatto che sia a destra che a sinistra le posizioni sull’Europa non sono ancora chiare, per questo la Re’publique en marche puo’ compattarsi su questo argomento. L’elezione di Laurent Wauquiez a presidente dei Re’publicains e’ un’ulteriore conferma di questa strategia. Il nuovo leader della destra francese ha da tempo assunto posizioni euroscettiche, ponendosi cosi’ agli antipodi di Macron. Il titolare dell’Eliseo ha gia’ cominciato a preparare il terreno per le elezioni europee del 2019, un test fondamentale per il suo partito, La Re’publique en marche. All’inizio del prossimo anno comincera’ la sua “grande marcia per l’Europa” che lo vedra’ impegnato in tutta la Francia. Il quotidiano economico afferma che per il presidente Macron “il cammino si annuncia arduo”, visto che avra’ bisogno anche del sostegno di partner europei.

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Migrazioni, la Ue paga centinaia di milioni di euro per i rifugiati in Turchia

12 dic 11:01 – (Agenzia Nova) – L’Unione europea ha impegnato altri 700 milioni di euro destinati a centinaia di migliaia di rifugiati particolarmente bisognosi in Turchia. I soldi dovrebbero essere resi disponibili alle persone tramite una carta prepagata, come e’ stato annunciato lunedi’ scorso dalla Commissione europea. La maggior parte degli aiuti, 650 milioni, e’ destinata al cibo e ai beni di uso quotidiano sul posto. L’Ue sostiene inoltre la rete di sicurezza sociale d’emergenza (Essn), che organizza aiuti sul terreno. A beneficiare del programma di aiuti sono 1,1 milioni di persone, di cui circa un terzo sono rifugiate in Turchia. I fondi aggiuntivi permetteranno di continuare il sostegno fino al gennaio del 2019. Gli altri 50 milioni di euro sono destinati a un programma di istruzione dell’Unicef: l’obiettivo e’ aiutare i genitori a mandare i propri figli a scuola in Turchia. Anche questo denaro dovra’ essere pagato sulla carta rilasciata l’anno scorso e che il destinatario potra’ usare come una carta di credito. La Turchia ha ricevuto un totale di 3,4 milioni di rifugiati. L’Ue ha sostenuto l’accordo dei rifugiati con Ankara che per gli anni 2016 e 2017 con circa tre miliardi di euro.

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Ue, gli Stati membri chiamati a decidere sull’Unione della Difesa

12 dic 11:01 – (Agenzia Nova) – La cooperazione militare tra i paesi dell’Unione europea iniziera’ con 17 progetti concreti, stando ai documenti interni alla Ue circolati dopo la riunione dei ministri degli Esteri che si e’ tenuta a Bruxelles nella giornata di ieri. E’ prevista una migliore sorveglianza marittima e lo sviluppo di nuovi veicoli per la fanteria. Occorre inoltre garantire che la Ue possa mobilitare piu’ rapidamente le proprie forze in caso di crisi, una priorita’ particolarmente cara alla Francia. Le basi per una maggiore cooperazione nel settore della Difesa erano state gettate il mese scorso in una riunione congiunta dei ministri degli Esteri e della Difesa dell’Ue. Quella di ieri e’ stata una decisione formale. All’Unione della Difesa parteciperanno 25 dei 28 Stati membri, stando ai documenti consultati dall’agenzia di stampa tedesca “Dpa”. Solo la Danimarca, il Regno unito e Malta non sono incluse. La Danimarca non partecipa tradizionalmente alla politica europea comune di sicurezza e di difesa, mentre il Regno Unito lascera’ l’Ue nel 2019. Malta non intende soddisfare i criteri per l’ammissione, che includono un aumento del bilancio nazionale della Difesa. La cooperazione strutturata permanente, (“Pesco”), dovrebbe portare nel medio termine alla creazione di un’autentica Unione europea della Difesa. L’obiettivo e’ anche quello di rendere l’Unione piu’ flessibile e indipendente dagli Stati Uniti. Per rendere la nuova forma di cooperazione il piu’ efficiente possibile, non tutti gli Stati dovranno necessariamente partecipare a tutti progetti attuati nei prossimi anni. Al contrario, la cooperazione avverra’ su base volontaria e con un ruolo guida affidato di volta in volta a un paese membro. Alcuni dei 17 progetti saranno inizialmente gestiti da solo due, altri da piu’ di dieci o anche da 20 Stati.

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