L'attacco

Asta 5G, Vittorio Colao ‘Autorità ha spezzettato le frequenze, meno risorse per investire’

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L'ex Ceo di Vodafone Group Vittorio Colao contro i criteri di gara dell'asta 5G: 'Se fossi io un governante direi che lo Stato dovrebbe incassare un ammontare giusto bilanciato onesto, perché sono risorse pubbliche quindi è giusto che vengano vendute all’asta'. 

L’ex Ceo di Vodafone Group Vittorio Colao intervistato a 24Mattino di Maria Latella e Oscar Giannino su Radio 24 attacca la configurazione della recente asta 5G, che ha fruttato 6,55 miliardi alle casse dello Stato. L’asta è costata 2,4 miliardi di euro a Vodafone, la stessa cifra sborsata peraltro da Tim. “L’autorità in Italia ha deciso di spezzettare le frequenze in una maniera che è risultata estremamente costosa per gli operatori – ha detto l’ex CEO del Gruppo Vodafone Se fossi io un governante direi che lo Stato dovrebbe incassare un ammontare giusto bilanciato onesto, perché sono risorse pubbliche quindi è giusto che vengano vendute all’asta. Ma io come governante avrei interesse che ci fosse il migliore utilizzo delle frequenze, la migliore capacità, per permettere ai piccoli business, alle case, alle scuole di avere una piattaforma moderna su cui poi innovare. Il risultato di questa asta italiana è che ci saranno meno risorse in Italia per investire, e ci saranno più risorse nelle tasche del ministro dell’economia”.

Parlando della Brexit, Colao ha detto che “Il Regno Unito è in un momento complicato a causa della Brexit, il paese sta vivendo uno psicodramma, spero che le persone di buona volontà, aldiquà e aldilà della Manica, tengano conto degli interessi della gente nel definire questo processo”.

Colao ha poi confermato di aver ricevuto l’offerta di diventare ministro: “Ma avevo un lavoro bello e importante da completare – ha detto – dipendevano da me più di 100mila persone; credo che gli impegni di lavoro vadano conclusi. Io in politica? Penso che i manager siano tipicamente bravi a bilanciare le scelte ma non sono animali politici, non siamo orientati alla creazione del consenso, siamo orientati a decidere, a fare. Io credo che serva l’integrazione del lavoro tra chi è manager e chi è politico, però poi la politica è politica e la gestione è gestione. Entrambe le categorie dovrebbero, e stanno forse un po’ cambiando: i manager troppo orientati all’efficienza e al prezzo di borsa soffocano le aziende nel lungo termine, i politici troppo orientati al consenso di breve, poi non danno una prospettiva al Paese. Bisogna allungare gli orizzonti”.

Infine, parlando del settore tecnologico, Colao ha concluso dicendo che “Ci troviamo di fronte a un momento di ridiscesa sulla terra dei titoli tecnologici. I mercati si domandano, ragionevolmente, se per i regolatori di tutto il mondo queste piattaforme, queste grosse società, non cominceranno a rappresentare un ostacolo all’innovazione e alla concorrenza. E si domandano quante ore al giorno si possano passare sui social network, quanto valga la pubblicità su queste piattaforme, e se un Iphone possa costare più di 1300 euro”.