Spettro radio

Asta 5G, pubblicato il regolamento Agcom. Riserve sui 700 Mhz, cambiano i lotti in banda 3.6-3.8 Ghz

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Agcom ha approvato le procedure di gara per il 5G. Previste riserve per nuovi entranti in banda 700 Mhz. Il Mise organizzerà entro settembre, dalla quale sono attesi 2,5 miliardi di euro per le casse dello Stato.

Asta 5G, l’Agcom ha approvato le procedure di gara per l’assegnazione e le regole di utilizzo delle frequenze pioniere in banda 700 Mhz, 3.6-3.8 Ghz e 26.5-27.5 Ghz che il Mise organizzerà entro settembre, dalla quale sono attesi 2,5 miliardi di euro per le casse dello Stato, di cui 1,2 miliardi già quest’anno.

80-80-20-20 la nuova configurazione dei lotti in banda 3.6-3.8 Ghz

La delibera 231/18/CONS, relatori i consiglieri Antonio Nicita e Francesco Posteraro, è stata approvata dal Consiglio dopo la consultazione con gli operatori e rispetto alle ipotesi della prima proposta messa a consultazione dall’Autorità differisce sul “confezionamento” dei lotti in banda 3.6-3.8 Ghz, che saranno due da 80 Mhz e due da 20 Mhz, con la previsione di un cap di 100 Mhz.

La banda 3.6-3.8 Ghz sarà disponibile da subito e per questo i fari dell’asta sono puntati su questa banda pioniera, che fa gola a tutti gli operatori perché di fatto sarà la prima su cui viaggeranno i servizi innovativi (connected car, e-health ecc.) che apriranno l’era dell’IoT.

“Nei comuni più piccoli – sotto i 5mila abitanti –  l’Autorità prevede, con la banda 3.6-3.8 Ghz, obblighi di copertura complementari a quelli previsti con il progetto BUL in corso, per evitare duplicazioni di interventi e consentire la massima copertura delle aree rurali o a bassa intensità abitativa”, si legge nella nota dell’Agcom.

C’è da dire che la decisione dell’Agcom sui lotti a gara ha tenuto conto dei vincoli tecnologici fissati a livello internazionale, secondo cui sono necessari almeno 80 Mhz (secondo l’Itu il minimo necessario è 100 Mhz) di banda contigua per garantire una capacità sufficiente di spettro radio per fornire servizi 5G che hanno bisogno di bassissima latenza e altissima velocità per funzionare.

Ma c’è da dire anche che il cap di 100 Mhz sulle frequenze in banda 3.6-3.8 Ghz – le più interessanti messe a gara perché disponibili da subito, cumulabili peraltro con quelle della banda 3.4-3.6 Ghz) – potrebbe favorire l’en plein da parte di due soli operatori (Tim e Vodafone?). Sarebbe sufficiente che si aggiudicassero un lotto da 80 Mhz e un lotto da 20 Mhz a testa per lasciare a bocca asciutta i nuovi entranti (Iliad, Open Fiber, Fastweb e anche Wind Tre), potenzialmente interessati ad entrare da subito nell’arena del 5G, ma che su questa banda (diversamente dai 700 Mhz) non possono contare su riserve ad hoc. Un cap fissato a 80 Mhz avrebbe forse potuto favorire una maggior contendibilità delle frequenze in banda 3.6-3.8 Ghz, ma d’altra parte la configurazione dei lotti adottata dall’Agcom potrebbe presumibilmente spingere a forti rilanci. Il che si tradurrebbe in maggiori entrate per le casse dello Stato.

Vedremo.

Fastweb: ‘3.6-3.8 Ghz, scelte di Agcom non facilitano ingresso nuovo entrante’

Intanto in serata arriva la nota critica di Fastweb, che “accoglie con sorpresa le regole fissate da Agcom per l’asta delle frequenze ed in particolare quelle fissate per lo spettro 3.6-3.8, indispensabile per lo sviluppo del 5G – si legge nella nota – Le scelte di Agcom non facilitano l’accesso di un nuovo entrante e favoriscono indiscutibilmente l’accaparramento di questa parte di spettro da parte degli operatori mobili con una dote frequenziale già consolidata, con l’effetto di rallentare il deployment di una rete 5G in Italia. Fastweb rimane fortemente determinata a implementare la propria strategia 5G con l’obiettivo di offrire ai propri clienti la migliore qualità sul fisso e sul mobile e si riserva di valutare la propria reazione al riguardo”.

3.6-3.8 Ghz: Superate le tre opzioni in consultazione

La configurazione definitiva dei lotti a gara in banda 3.6-3.8 Ghz (80-80-20-20) supera quindi le tre opzioni ipotizzate in precedenza e messe a consultazione, che prevedevano:

  • 2 lotti da 100 Mhz, che di fatto sarebbero stati l’ideale da un punto di vista tecnico (100 Mhz contigui) ma sarebbero il viatico per un duopolio iniziale del 5G, perché soltanto due operatori avrebbero potuto aggiudicarsi le risorse a gara.
  • Mettere a gara 4 lotti da 50 Mhz ognuno. Una buona soluzione dal punto di vista della concorrenza, che avrebbe potuto vedere quattro player diversi aggiudicarsi un lotto singolo. In questo caso, però, sarebbe rimasto il problema della performance, a meno che non fossero subentrati accordi successivi di spectrum sharing fra detentori delle frequenze o cessione di capacità in ottica wholesale per fornire la capacità necessaria ai fornitori di servizi.
  • La terza opzione contemplata dall’Agcom in un primo tempo prevedeva due lotti a gara da 80 Mhz ciascuno, più un lotto da 40 Mhz. In questo caso, intermedio dal punto di vista della concorrenza, i player che si sarebbero potuti aggiudicare le frequenze a gara sarebbero stati tre.

Banda 700 Mhz

Per la banda 700 Mhz, la più pregiata che sarà disponibile dal 2022 dopo la liberazione da parte dei broadcaster televisivi, sono previsti 6 blocchi da 5 Mhz accoppiati. “Al fine di favorire la concorrenza potenziale nei servizi l’Autorità ha previsto di riservare ad un nuovo entrante un lotto di gara composto da due blocchi su sei di frequenze in banda 700 Mhz”, si legge nella nota. Certamente, la banda 700 è la più pregiata, ma di fatto risulta meno interessante (almeno nell’immediato) della banda 3.6-3.8 Ghz visto che sarà disponibile fra qualche anno.

Nicita (Agcom): ‘Riserve per nuovi entranti sui 700 Mhz’

Intervistato da Radiocor, il commissario Antonio Nicita ha spiegato quali sono state le scelte dei lotti nelle varie bande. “Dal punto di vista concorrenziale, abbiamo fatto la scelta di riservare ben 2 lotti su 6 nella banda 700 ad un soggetto nuovo entrante nel mercato mobile che non possieda frequenze, oppure all’operatore remedy taker della fusione Wind/H3G (si tratta di Iliad ndr), come già richiesto dall’antitrust europeo e nazionale – ha detto Nicita – Dal punto di vista infrastrutturale, abbiamo puntato sulla banda 3,6-3,8, costruendo due lotti asimmetrici da 80 MHz e due lotti da 20 MHz, combinabili fino ad un cap a 100 MHz su tutta la banda 3.4-3.8, con relativi obblighi di accesso proporzionati alla dimensione del lotto. Chiunque può raggiungere il cap da 100Mhz nella banda, inclusi operatori che usufruiranno della proroga nella porzione 3.4-3.6, a condizione che poi, al 2023, restituiscano le risorse in eccesso. Come si vede si tratta di un design modulare aperto a varie combinazioni e che disincentiva allineamenti collusivi”.

Per quanto riguarda la banda 3.6-3.8 Ghz, secondo Nicita “non esistono ‘operatori piu forti’ in un’asta competitiva aperta in cui la leva principale è la concorrenza per il mercato nell’allocazione di risorse scarse, né che il meccanismo concorrenziale sia garantito dalla mera numerosità di operatori, data la scarsità delle risorse da allocare in modo ottimale – ha detto il commissario – Tutti possono concorrere e la concorrenza seleziona, purché sia salvaguardato il valore di mercato di risorse pubbliche limitate, le quali determinano la scala minima efficiente d’entrata sui relativi mercati. Non dimentichiamo poi che la banda prioritaria per lo sviluppo del 5G comprende anche la banda gemella, ovvero la 3.4-3.6 che sarà prorogata al 2029 e nella quale sono già presenti operatori con dimensioni più limitate che possono comunque partecipare all’asta e che sono presenti numerosi cap e obblighi di copertura e, in alcuni casi, anche di condivisione”.

Banda 26 Ghz

Nella banda 26 Ghz il regolamento Agcom propone un modello innovativo di sharing, “nel quale ciascun aggiudicatario di un lotto potrà usare le frequenze di tutti gli altri lotti laddove non utilizzate dagli altri aggiudicatari”, si legge nella nota. Il regolamento, infine, favorisce lo sviluppo di nuovi attori, tra cui operatori che realizzano esclusivamente l’infrastruttura fisica, nonché service o partner provider, “che collaborano con l’operatore titolare delle frequenze per offrire servizi 5G innovativi (ad esempio servizi dedicati a specifici settori e applicazioni verticali quali l’Energy Health, la smart mobility e, in generale, all’IoT, attraverso adatta connettività, fornita, ad esempio, con c.d. “slice o fette di rete)”.