Report

Asstel, ricavi degli operatori Tlc ancora in flessione del 3% nel 2022. ‘Serve una nuova politica industriale’

di |

L’Italia delle telecomunicazioni non riesce ad invertire un trend negativo che va avanti ormai da 12 anni e anche nel 2022 chiude con ricavi degli operatori in flessione del 3%.

L’Italia delle telecomunicazioni non riesce ad invertire un trend negativo che va avanti ormai da 12 anni e anche nel 2022 gli operatori chiudono con ricavi in flessione del 3% a 27,1 miliardi di euro. E’ quanto emerge dal report annuale di Asstel che fotografa stato della filiera delle tlc, che si è tenuto oggi e che certifica la fotografia di una industry sempre più in difficoltà, come ha detto il presidente di Asstel nel suo intervento Massimo Sarmi: “Mentre le Big tech costruiscono servizi globali, le telecomunicazioni gestiscono ambiti locali a livello di singoli paesi”, ha detto Sarmi. E questo pesa nella competizione globale, dove i mercati più avanzati dei servizi che si basano sulle infrastrutture di rete sono dominati dalle Big tech. Se le Mobile private network 5G avanzano nel mondo, gli operatori sono presenti nel 70% dei casi, ma devono vedersela con la concorrenza di colossi come Amazon Web Services, Azure e Google che anch’esse offrono reti private su banda libera (negli Usa) o specifica (ad esempio in Germania) a livello globale.

Leggi anche: Asstel, Butti: ‘Tlc in crisi? Serve una nuova visione paneuropea’ 

Asstel-Assotelecomunicazioni e le Organizzazioni Sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil hanno presentato oggi il Rapporto sulla Filiera delle Telecomunicazioni in Italia – edizione 2023 – elaborato grazie alla collaborazione con gli “Osservatori Digital Innovation” della School of Management del Politecnico di Milano. Il Forum Nazionale delle Telecomunicazioni in Italia Edizione 2023 “Connessi per l’Italia Persone, infrastrutture e servizi per il futuro del Paese” è stato patrocinato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale e  si è tenuto alla presenza del Presidente del BEREC, Konstantinos Masselos, del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale, Alessio Butti e del Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Claudio Durigon.

Ricavi in flessione del 3% nel 2022

Aggiunge Sarmi: “I ricavi degli Operatori TLC, nel nostro Paese, sono diminuiti del 3%, come effetto di una riduzione del 4% del segmento mobile e del 2% di quello fisso, mentre in Francia, Germania e Spagna si è registrato un incremento dei ricavi grazie alla crescita dei ricavi business e alla differenziazione dei canoni delle offerte in funzione del livello di servizio. Gli Operatori italiani hanno messo in campo programmi di contenimento dei costi, ostacolati dall’inflazione crescente e dall’elevato costo di approvvigionamento energetico. Nel 2022, inoltre, è diminuito lievemente il valore dei CAPEX infrastrutturali per gli Operatori italiani, attestandosi, comunque, nell’intorno dei 7 miliardi di euro. L’effetto netto di questi andamenti è una riduzione del saldo di cassa (EBITDA -CAPEX), pari a 0,7 miliardi di euro nel 2022 e che, considerando anche il pagamento della maxi-rata per le frequenze 5G, 4,5 miliardi di euro, diventa addirittura negativo. Questo indicatore mette in evidenza come la marginalità del Settore sia assorbita dagli investimenti necessari per lo sviluppo dell’infrastruttura e il supporto alla trasformazione digitale del Paese».  

Ha poi concluso il Presidente: “Per la sostenibilità e lo sviluppo industriale della Filiera sono fondamentali da un lato la sfida della trasformazione digitale, la costruzione delle competenze necessarie, accanto a nuove strategie di business, dall’altro la realizzazione di una nuova politica industriale dedicata per accompagnare le trasformazioni in atto e la modifica del quadro normativo per ridurre i costi e la burocrazia nonché per una rapida diffusione delle infrastrutture e dei nuovi servizi. Questa consapevolezza sta maturando anche a livello Europeo, come emerge dalle più recenti iniziative comunitarie. Un’infrastruttura di telecomunicazioni all’avanguardia è un pilastro fondamentale per l’innovazione e la crescita del Paese”.

Sindacati, trend negativo dura da 10 anni

“Anche quest’anno la fotografia dello stato del settore non si discosta dal trend negativo che perdura da almeno un decennio. L’anomalia continua ad essere costituita da una domanda che cresce, sia in quantità che in qualità, mentre i ricavi arrancano. Il minimo è ribadire che gli attuali assetti di mercato sono gravemente squilibrati sul lato dell’ossessiva attenzione al consumatore e perdono di vista gli interessi generali del Paese.

Un prolungato contesto di questo tipo frena gli investimenti e l’industria delle TLC rischia di trasformarsi da fattore abilitante dell’innovazione a freno dello sviluppo. Permane l’assenza di una politica industriale di raccordo delle diverse azioni in campo, si fa quel che si può, comprando tempo senza però avere una reale prospettiva di rilancio duraturo. Penso che la novità più significativa del tempo presente non sta nei numeri del Rapporto, ma in quello che quei numeri stanno provocando.

In effetti è in corso un profondo riassetto delle principali aziende del settore. Purtroppo, il tratto distintivo di queste iniziative non ci fa ben sperare, lo stato di necessità sembra farla da padrone e il modello prevalente dell’Europa che conta si sta sempre più allontanando da noi. Tutto questo peggiora la condizione del lavoro di oggi e pregiudica il lavoro di domani, con buona pace dei propositi di innovazione e di crescita economica e sociale”, commenta Fabrizio Solari, Segretario Generale SLC-CGIL.

I dati presentati oggi descrivono un quadro della Filiera TLC molto complesso. La sfida per la sostenibilità della Filiera nel suo insieme passa dalla sua trasformazione attraverso l’individuazione di nuove tendenze tecnologiche e nuove strategie di business che dovranno essere accompagnate da una nuova politica industriale. Siamo alla vigilia della presentazione della piattaforma contrattuale e guardando il contesto di difficoltà oggettiva della Filiera siamo consapevoli che sarà una sfida particolarmente complessa che però, come componente sindacale, dobbiamo intraprendere per dare risposte alle persone che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di una Filiera strategica per il Paese.

Abbiamo la necessita di creare forti competenze digitali per includere i nativi digitali nella Filiera e allo stesso tempo trovare soluzioni per non escludere la fascia di lavoratrici e lavoratori più maturi. Determinante diventa quindi un significativo investimento sulla formazione permanente, anche per offrire nuovi gradi di occupabilità alle persone.

Il Fondo di Solidarietà della Filiera TLC è uno strumento essenziale per favorire il raggiungimento di questo obiettivo. Per questo è necessario che il Fondo venga messo in condizione di operare fin da subito anche attraverso un contributo economico pubblico.

L’appello è quello di lavorare insieme, Istituzioni, Sindacati e Asstel per gli interessi primari del Paese senza pregiudizi, valorizzando il nostro modello di Relazioni Industriali partecipativo, che da sempre rappresenta un fattore abilitante del cambiamento, che diventa ancora più importante in funzione del prossimo rinnovo del CCNL TLC e delle sfide che interessano tutte le imprese della Filiera a partire da quelle del CRM/BPO“, ha dichiarato Alessandro Faraoni, Segretario Generale Fistel Cisl.

“La Filiera TLC è arrivata a un bivio drammatico. I numeri presentati oggi lo dimostrano in maniera evidente. Allo stesso modo anche sul lavoro abbiamo dovuto registrare un lungo periodo caratterizzato da modelli difensivi, che hanno visto un forte utilizzo di ammortizzatori sociali e razionalizzazioni, elementi che hanno inciso sia sulla contrattazione aziendale che sulla necessità di avviare l’indispensabile ricambio generazionale. Per questo, come già fatto lo scorso anno rinnoviamo la richiesta, ancora una volta, dell’apertura di un tavolo con il Governo per affrontare i tanti temi su cui abbiamo necessità di confrontarci per individuare soluzioni utili al rilancio del Settore.

E’ necessario dare corso, insieme alle Istituzioni, ad un intervento strutturale che possa dare stabilità alla Filiera rilanciando un asset strategico per il sistema Paese e tutelando oltre 200mila lavoratori che operano nel variegato mondo delle Telecomunicazioni cominciando dal mondo del CRM/BPO. Questo Settore merita delle regole che vadano nella direzione di dare una prospettiva industriale con una forte attenzione al mondo del lavoro e alle persone che ci lavorano, cosa che ad oggi non è ancora avvenuta“, commenta Salvo Ugliarolo, Segretario Generale Uilcom-Uil.

La proposta

“La trasformazione in atto della Filiera TLC richiede l’implementazione di nuovi modelli di organizzazione del lavoro, il rafforzamento e l’ampliamento delle competenze dei lavoratori, il coinvolgimento dei giovani in un’ottica di evoluzione generazionale. Sono questi i fattori chiave per contribuire allo sviluppo economico e sociale del Paese, dotando soprattutto i giovani delle skill necessarie, attraverso un dialogo costante con le Istituzioni scolastiche, accademiche e gli ITS Academy, per essere pronti al mondo del lavoro di oggi e di domani, per rispondere ai nuovi modelli di business che le imprese stanno sviluppando, grazie anche all’impulso dei fattori abilitanti digitali come i Big data, il Cloud, l’IoT, la Cybersecurity, l’Intelligenza Artificiale e il 5G“, concludono il Presidente di Asstel, Massimo Sarmi e i Segretari Generali delle Organizzazioni Sindacali di Categoria, Fabrizio Solari (SLC-CGIL), Alessandro Faraoni (FISTEL-CISL), Salvo Ugliarolo (UILCOM-UIL).

“Abbiamo il compito di accompagnare il processo di evoluzione del lavoro e riteniamo che il futuro della Filiera passi anche per la creazione di percorsi formativi “permanenti”, in chiave di upskilling e di reskilling.Resta fondamentale un pieno sostegno da parte delle Istituzioni agli investimenti pubblici e privati in Ricerca e Sviluppo, agli investimenti in formazione delle competenze e al rafforzamento dell’istruzione professionale e STEM. Sono queste le sfide che ci vedono impegnati, e per affrontarle è necessario poter disporre anche di strumenti come il Contratto di Espansione che in questi anni ha dimostrato la sua capacità di accompagnare l’evoluzione del lavoro in linea con le trasformazioni in corso. Sarebbe, quindi, determinante che il Governo rifinanzi questo strumento in ragione della sua capacità di favorire il cambio generazionale e i necessari percorsi di aggiornamento delle competenze dei lavoratori in coerenza con la trasformazione digitale delle imprese. Inoltre, crediamo che il Fondo di Solidarietà TLC, istituito con il Decreto del Ministero del Lavoro, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze 4 agosto 2023 sia un ulteriore strumento essenziale per accompagnare le azioni di formazione, riqualificazione e riorganizzazione rese necessarie dai processi di innovazione tecnologica. Il Fondo sarà attivo dal 1° gennaio 2024 e per consentirne fin da subito, per il primo triennio di attività, il pieno perseguimento dei propri obiettivi è necessario un sostegno economico pubblico aggiuntivo al finanziamento da parte di imprese e lavoratori. Per questo è determinante un dialogo costante con le Istituzioni per dare forma a strumenti che rispondano concretamente ai bisogni dei lavoratori e delle imprese”.

Tim: Urso, ‘si profila rete nazionale che agirà in regime concorrenza’

Per il settore delle telecomunicazioni “l’ultimo anno è stato un punto di svolta rispetto ai decenni precedenti” con le decisioni assunte dl governo in tema di connettività e di rete: lo sottolinea il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso a margine del forum Asstel alla Luiss.

“Non a caso in questo meeting un anno fa avevo annunciato che avremmo preso delle misure significative e lo abbiamo fatto sia per quanto riguarda il progetto di banda ultra larga, sia per l’operatività degli attori che nel nostro paese devono realizzare la connettività del paese. E lo abbiamo fatto per quanto riguarda anche l’operazione Tim con un’azione che profila la realizzazione di una rete nazionale che, ovviamente, persisterà in un regime di concorrenza “. Il governo, dice ancora Urso, ha agito anche “per quanto riguarda quello che ritengo fosse un tabù, ovvero i limiti elettromagnetici, perché finalmente ci siamo incamminati sulla rotta che l’Ue ha indicato oltre venti anni fa” innalzandoli.

Il settore delle Tlc “è stato predisposto nuovamente e finalmente dopo tanti anni al centro dell’azione di politica industriale ed economica del nostro Paese”, ha detto Urso, aggiungendo: “Penso che questo ci possa consentire di fornire servizi sempre più adeguati alle necessità delle nostre città, delle nostre famiglie e delle nostre imprese per superare e vincere la sfida della transizione digitale e green su cui l’intero nostro sistema economico è impegnato”.

Tlc: Gubitosi, ‘settore diviso, poco supporto istituzioni in ultimi 20 anni rispetto a OTT’

Sulla digitalizzazione c’è stato “un grande interesse con il Pnrr poi con la crisi in Ucraina” l’interesse è calato per cui “è fondamentale quello che sta facendo Asstel” in un comparto in cui “bisogna cooperare” visto che è “un settore storicamente diviso e tende, pur di non far beneficiare i competitors, a continuare a soffrire”. A sottolinearlo è stato il presidente dell’Università Luiss Guido Carli, Luigi Gubitosi, aprendo i lavori del Forum Nazionale delle Comunicazioni 2023 dal titolo “Connessi per l’Italia – Persone, infrastrutture e servizi per il futuro del Paese”.

Le Tlc “sono un settore che ha avuto un supporto modesto, non c’è stato un supporto da parte delle autorità negli ultimi 20 anni” specialmente se pensiamo ai nuovi competitors OTT” ha osservato inoltre il presidente della Luiss ed ex top manager di Tim.

Pil: Bonomi, ‘fase di grave incertezza per imprese, previsione crescita dimezzata’

“Stiamo vivendo momento complesso” con “una fase grave di incertezza per le imprese” e anche la “previsione della crescita del Pil è dimezzata”. A ricordarlo è il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.

La fase di incertezza, ha argomentato Bonomi, è dovuta alle “gravissime tensioni geopolitiche, guerre con risvolti drammatici e che non si possono ignorare, una guerra dentro l’Europa, in Ucraina, e una guerra in Mo che è più vicina di quello che pensiamo. Sono guerre dai risvolti umani gravissimi ma che avranno anche inevitabilmente un impatto sulle nostre economie, non fosse altro per l’incertezza che possono determinare”.

“Non possiamo dimenticare inoltre le conseguenze drammatiche delle avversità climatiche sui nostri territori per i cittadini e per le imprese. Insomma è una fase di incertezza anche per le imprese che devono programmare investimenti” ha detto Bonomi rilevando che il Centro Studi di Confindustria “ha stimato una crescita a ribasso per il 2024 con un più 0,5% di Pil di fatto una previsione dimezzata ma ormai in linea con quasi tutti gli istituti di previsione”. Pesa senz’altro l’aumento repentino dei tassi da parte delle Banche Centrali ma anche un forte rallentamento del commercio mondiale” ha affermato il numero uno di Viale dell’Astronomia.

Tlc: Calderone, formazione continua è priorità assoluta

Le Tlc sono “un settore strategico per la trasformazione digitale del Paese” che affronta “sfide di un mercato complesso e in evoluzione che hanno ricadute sulla vita di migliaia di lavoratori che contribuiscono in modo significativo al prodotto interno lordo”. Lo scrive il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, nel saluto al Forum Asstel. E osserva: “Le sfide della filiera sono emblemantiche di quelle che affronta in generale il mondo del lavoro in Italia: una concorrenza crescente a livello globale, la necessita’ di formare e riqualificare la forza lavoro, il ricambio generazionale. Inoltre c’e’ una ulteriore doppia sfida, che concerne da un lato le competenze da sviluppare e dall’altro i nuovi modelli di lavoro”.

In questo contesto “estremamente competitivo”, ha proseguito, “ritengo che la formazione continua sia un priorità assoluta, e siamo al lavoro per potenziarla in una stretta sinergia tra gli operatori pubblici e privati, tra scuola università e imprese. Ne va non solo del futuro del settore, dei lavoratori e dei giovani, ma anche del futuro del Paese”. 

Sky: Duilio, ‘il nostro investitore Usa crede nell’Italia e investe’

“Abbiamo la fortuna di avere un investitore americano che crede nell’Italia e investe e si aspetta un ritorno di questi investimenti. I ritorni sono spesso in tempi molto lunghi: nel broadband ogni euro investito ha un payback di 24-36 mesi nel migliore dei casi”. A sottolinearlo l’amministratore delegato di Sky Italia Andrea Duilio. Con riferimento al lancio di Sky Wifi Duilio ha messo l’accento sugli investimenti della società: “Stiamo investendo moltissimo sul mondo broadband, oltre 300 milioni, abbiamo investito su Sky Glass per migliorare l’esperienza e abbiamo investito in contenuti e produzioni digitali” ha concluso.

Bisio (Vodafone): digital single market, consolidamento e frequenze 5G gli ambiti di intervento per le tlc

“Il ruolo delle piattaforme digitali è importantissimo: ormai le reti sono delle grandi piattaforme su cui l’Edge Cloud, l’AI generativa, l’IoT, il quantum computing serviranno tutti i settori, dalla sanità alla pubblica amministrazione, al manufacturing, ai trasporti”, ha detto Aldo Bisio, AD Vodafone Italia.

“Il miglioramento dell’indice DESI in Europa porterebbe a un incremento del PIL enorme e a milioni di nuovi posti di lavoro, quindi ci sarebbe un grande sviluppo da parte dell’economia europea. E la digitalizzazione è un grosso booster. C’è però un investment gap, nessuno è più pronto a investire nelle telecomunicazioni in Europa. Lo scorso anno il settore ha bruciato più di 24 miliardi di equity. Non ci sono più capitali per le tlc in Europa, a meno di potere vedere ritorni adeguati sugli investimenti”, prosegue Bisio.

“Noi vediamo tre ambiti di intervento. Il digital single market: la grande frammentazione dei mercati europei costruisce complessità e inefficienze. Ci vuole poi una in-country consolidation, vanno cioè consolidati un po’ tutti i mercati. Ci sono 97 operatori, 587 operatori virtuali in Europa, una frammentazione che genera e programma il fallimento del settore – aggiunge – Gli investimenti nel 5G sono investimenti a intensità di capitale ancora crescenti: è stato calcolato che per sostenere gli investimenti nel 5G ci vuole una quota di mercato intorno al 30% e che con una quota più bassa non si riesce a ripagare il 5G. Ultimo ambito di intervento è lo spettro frequenziale: non c’è 5G se l’Europa non provvede a un ridisegno complessivo dei meccanismi di assegnazione efficiente dell’utilizzo dello spettro, abbandonando tendenze che in passato hanno cercato di fare cassa nel breve termine ma poi hanno zavorrato i conti degli operatori, facendoci arrancare verso la corsa per dare a tutti i cittadini europei 1 Gigabit e il 5G ovunque”.

Tlc: Corti, mercato difficile, o si consolida o scompare un big in Italia

“Nelle telecomunicazioni gli spazi di manovra sono molto stretti: i costi salgono, i prezzi scendono. In un mercato mass market, maturo, con molta concorrenza e con offerta in eccesso la dinamica naturale è la discesa del prezzo, che termina quando uno degli operatori o si consolida o scompare. O si consolida o uno dei grandi scompare, perché ha una struttura dei costi più rigida, chi è entrato dopo è più flessibile”. Lo ha detto Gianluca Corti, amministratore delegato di WindTre, nella tavola rotonda con i ceo dei principali gruppi di tlc italiani nel corso del Forum Asstel. Corti ha citato la forte competizione dei prezzi e le regole europee tra i fattori che rendono difficile operare. “L’Europa – ha proseguito – ha consentito al più grande operatore delle tlc, Whatsapp, di non seguire nessuna delle regole che seguiamo noi: ci ha massacrato il mercato degli sms e quello delle chiamate internazionali”.

Open Fiber, Gola: serve switch off da rame o domanda fibra non decolla

“La fibra va utilizzata non può essere autostrada senza auto. Il mercato Ftth è in un momento non brillante: siamo al 57% di case in cui è possibile richiedere un accesso Ftth per clienti”. Lo ha sottolineato il neo amministratore delegato di Open Fiber, Giuseppe Gola. “Su 20 milioni di case con rete fissa disponibile in cui è possibile arrivare a un collegamento Ftth in tempi brevi oggi sono 4 milioni i clienti Ftth. Perché c’è un problema di domanda”.

“Nel lungo periodo un teorico switch off della rete in rame verso la fibra può portare efficienza sul sistema di 1 miliardo di euro di costi l’anno con forte riduzione del consumo di energia. Bisogna cominciare ad andare in questa direzione altrimenti la domanda in Ftth rimane non spinta”, ha aggiunto.

Tim, Labriola: bene governo ma non c’è tempo, dobbiamo accelerare

“L’ottimismo deriva dal fatto che oggettivamente negli ultimi anni mai nessun governo come quello attuale sta cercando di indirizzare le questioni. Poi possiamo discutere sulla modalità però almeno c’è un piano e si sta sta cominciando a parlare. L’unica accortezza è non c’è tempo e dobbiamo accelerare”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola.

 Quello che è successo a Tim è il risultato di tutto quello che è stato raccontato (al Forum Asstel ndr). Partiamo da una situazione macroeconomica a livello europeo con un sistema di regole che non facilita un percorso di investimenti. Il costo degli investimenti è salito. Siamo un mercato eccessivamente competitivo. Abbiamo 5 operatori mobili, fate una somma dei ricavi dell’anno, deglo Opec e dei capex e non avremmo un operatore sano dal punto di vista finanziario”, ha aggiunto Labriola.

“Dobbiamo essere finanziariamente sostenibili. Oggi nessuno di noi è finanziariamente sostenibile e quello che ha dovuto fare Tim è l’unica strada percorribile”, ha detto l’ad.

“Abbiamo chiuso un trimestre crescendo di 300 milioni anno su anno. Non succedeva da 5 anni e sono spariti sotto per gli interessi passivi sul debito, ma io devo continuare a investire”, ha detto Labriola.

RISULTATI – RAPPORTO SULLA FILIERA DELLE TELECOMUNICAZIONI 2023 

I dati del Rapporto 2023 hanno evidenziato che anche il 2022 è stato un anno di crescita per i volumi di traffico dati (+10% per il traffico dati fisso, +31% per quello mobile), ma anche di ulteriore peggioramento dei ricavi del settore. Il contesto iper-competitivo ha comportato un ulteriore calo dei prezzi e dei ricavi degli Operatori di Telecomunicazioni: questi ultimi si sono ridotti di 0,8 miliardi di euro raggiungendo 27,1 miliardi, il valore più basso di sempre. Complessivamente, dal 2010 al 2022, i ricavi complessivi hanno fatto registrare un calo del 35%: il radio-mobile del 44%, le comunicazioni fisse del 26%. Tale calo è superiore a quello degli altri principali paesi europei. Inoltre, nel 2022 Paesi limitrofi come Francia e Germania registrano trend positivi grazie alla crescita dei ricavi business e alla differenziazione dei canoni delle offerte in funzione del livello di servizio (es. diverse velocità di download/upload nei pacchetti a fronte di un prezzo unico in Italia). I primi sei mesi del 2023, secondo gli ultimi dati Agcom, evidenziano però una ripresa dei ricavi del mercato fisso (+3,4%), mentre per il mercato mobile continua il segno negativo (-3,5%).

Gli altri segmenti della Filiera mostrano quasi tutti dinamiche positive, coerentemente con la trasformazione infrastrutturale in corso: 

  • i ricavi complessivi degli attori che si occupano di realizzare e gestire le torri per le comunicazioni (per qualunque industry) arrivano a valere 2,2 miliardi di euro, registrando una crescita del 16% rispetto al 2021;
  • il mercato complessivo dei fornitori di apparati di rete (comprensivo, quindi, sia dei ricavi generati in Italia sia di quelli all’estero, in qualsiasi settore) registra un valore di 4,3 miliardi di euro ed una crescita del 9%, registrando una crescita più forte di quanto realizzato nel 2021. La crescita si può ricondurre sia all’aumento dei ricavi provenienti da settori diversi dalle TLC (che registrano un +35%) sia ai ricavi dal settore TLC, che, seppur con tassi più contenuti, crescono del 5% anche grazie ai lavori di infrastrutturazione per il paese promossi dal PNRR;
  • la vendita dei terminali in Italia vede una crescita del 2%, sostenuta dall’incremento dei prezzi degli smartphone a fronte di una riduzione dei volumi di vendita. Il valore complessivo del mercato sfiora i 5,6 miliardi di euro nel 2022;
  • il mercato degli Operatori di Customer Management rimane stabile e vale circa 2,1 miliardi. La componente legata al settore Telecomunicazioni vede però il proprio valore in diminuzione rispetto a quello che accade in molte altre industry. Tale dinamica è stata accentuata anche dalla progressiva uscita di scena di alcuni attori da questo mercato e dall’internalizzazione delle attività da parte di un grande committente. 

Investimenti

Nonostante le dinamiche di mercato, proseguono gli investimenti degli Operatori TLC in particolare per la costruzione delle reti a banda ultra-larga, radio e in fibra. Nel 2022, gli investimenti di circa € 7,0 miliardi confermano l’incidenza del 26% sul fatturato totale degli Operatori TLC, percentuale stabile da ormai 3 anni. Inoltre, ad aggravare ulteriormente le casse degli Operatori, ci sono i 4,5 miliardi di euro relativi al pagamento dell’ultima maxi-rata per l’acquisto delle frequenze 5G. Anche in prospettiva, gli investimenti sono destinati a essere rilevanti, per raggiungere gli obiettivi del Digital Decade Policy Program.

Secondo i dati DESI 2023, la copertura VHCN (Very High Capacity Network – reti FTTH, FTTB, cable docsis 3.1) a metà 2022, pur crescendo di quasi 10 punti percentuali rispetto all’anno precedente, rimane distante dalla media europea: 53,7% Ita vs 73,4% Eu. Tuttavia, il gap si riduce se si considera solo la copertura in fibra e non quella docsis, assente in Italia, che permette la trasmissione dati attraverso il cavo televisivo: in questo caso la media Eu si ferma al 56,5%, valore non distante da quello registrato in Italia. Gli investimenti infrastrutturali degli Operatori continuano anche nel 2023: dalle prime stime la copertura VHCN delle abitazioni è cresciuta di circa il 10%, raggiungendo a settembre 2023 un valore tra il 50% e il 60%. Il valore di penetrazione delle reti FTTH (ossia il numero di clienti attivi sulle abitazioni coperte) in Italia è nettamente inferiore a quello di Paesi limitrofi (come Francia e Spagna) e simile a quello della Germania (dove, però, il valore assoluto delle abitazioni coperte con FTTH è ridotto avendo l’alternativa del cavo).

5G

Sempre secondo quanto emerge dalle analisi DESI 2023 – che considerano la copertura ottenuta con il cosiddetto Dynamic Spectrum Sharing, il 5G in Italia copre il 99,7% delle zone abitate, presentando il nostro paese tra quelli con la maggiore copertura 5G in Europa, superando nettamente la media EU che è pari a 81,2%. Non bisogna però fermarsi alla prima lettura: i valori della Commissione Europea considerano, infatti, la copertura ottenuta con il cosiddetto Dynamic Spectrum Sharing (condivisione dinamica dello spettro, o DSS). Considerando la copertura 5G Non Stand Alone (NSA), in Italia a settembre 2023, secondo le stime elaborate su dati pubblici degli operatori, si raggiunge più del 70% della popolazione, con una crescita di circa il +10% rispetto a settembre 2022. A livello di disponibilità 5G (ossia la percentuale di utenti con telefoni 5G e tariffe 5G attive che trascorrono la maggior parte del tempo connessi a reti 5G) emerge una forte disparità tra i diversi Paesi a livello mondo: l’Italia si posiziona nella parte bassa della classifica, con un valore pari al 14%.

Le difficoltà economiche del settore sono ben rappresentate dalla dinamica del saldo di cassa disponibile per gli Operatori TLC (EBITDA – CAPEX): nel 2010 questo valeva 10,5 miliardi di euro disponibili per il servizio del debito finanziario, per il pagamento delle imposte e per la remunerazione degli azionisti; nel 2022 si registra per la prima volta un valore negativo pari a -3,8 miliardi di euro, segno che la marginalità del settore non è sufficiente a far fronte ai flussi di cassa necessari a sostenere gli investimenti. Questo risultato risente soprattutto della maxi-rata di 4,5 miliardi di euro pagati per le licenze 5G e della riduzione dell’EBITDA, frutto di un aumento dei costi e di una continua contrazione dei ricavi. Al netto delle licenze, il valore sarebbe comunque in diminuzione e pari a 0,7 miliardi di euro.

Sviluppo industriale

Per lo sviluppo industriale del Settore è quindi fondamentale che le TLC si muovano su quattro pilastri: l’attuazione di nuove strategie di business, come ad esempio l’ingresso in nuovi mercati digitali (reti private 5G, Cloud, Cybersecurity, Big Data&Analytics) e la valorizzazione del core business; la trasformazione della Filiera in termini di trend tecnologici e di costruzione delle competenze necessarie; la realizzazione di una nuova politica industriale che accompagni le trasformazioni di business e i trend tecnologici in atto; un aggiornamento della regolamentazione di settore per una rapida diffusione delle infrastrutture e dei nuovi servizi. Per quanto riguarda gli ultimi due punti l’Italia è all’avanguardia, rispetto alle iniziative Europee, in materia di semplificazione amministrativa, di cybersicurezza e di tutela dei diritti d’autore. A livello nazionale però sono necessari ulteriori interventi a sostegno della filiera e azioni che favoriscano il completamento di quelli già adottati. In particolare, Asstel ha richiesto da tempo una serie di interventi: l’introduzione di misure per la mitigazione strutturale del costo dell’energia, per rispondere ai forti rincari rispetto ai valori registrati negli anni ante-crisi pandemica; l’introduzione di misure per l’efficienza energetica, come l’accesso ad adeguati sistemi di incentivazione e a strumenti per l’autoproduzione da fonti rinnovabili; una rapida adozione delle misure di adeguamento dei limiti elettromagnetici; una semplificazione delle procedure autorizzative per la realizzazione delle reti, consolidando le semplificazioni già introdotte in un unico testo attraverso il decreto legislativo correttivo del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (CCE); la definizione di strumenti per massimizzare la collaborazione TLC – Big Tech; l’estensione all’offerta di reti e servizi di telecomunicazioni dei benefici previsti dalle misure del Piano 5.0 così da favorire gli investimenti utili a realizzare una infrastruttura di rete sicura, necessaria a supportare la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese, nella direzione della transizione ecologica indicata dal legislatore.

Nuovi modelli di lavoro

La trasformazione in atto della Filiera TLC richiede l’implementazione di nuovi modelli di organizzazione del lavoro, il rafforzamento e l’ampliamento delle competenze dei lavoratori, il coinvolgimento dei giovani in un’ottica di ricambio generazionale. Sono queste le sfide su cui sono principalmente impegnate le aziende associate.

La formazione continua dei dipendenti (con programmi strutturali di upskilling e reskilling) e l’aumento dell’engagement sono le principali sfide per le direzioni Risorse Umane delle imprese della Filiera TLC. In particolare, le competenze più critiche da sviluppare internamente e da ricercare nel mercato sono: Cybersecurity e Data Protection, Intelligenza Artificiale e Machine Learning, Big Data Analytics. Per far fronte alla necessità di personale altamente qualificato, diventa fondamentale l’attività di formazione. Tra gli Operatori TLC nelle attività di upskilling e reskilling nel 2022 sono state coinvolte circa 57mila persone pari a quasi il 97% del totale addetti (di cui il 3% in iniziative di reskilling), in crescita rispetto al 94% del 2021. Mediamente nel corso del 2022, ciascun lavoratore coinvolto ha seguito circa 6 giornate di formazione anche grazie agli strumenti normativi, in aumento rispetto alle 4/5 previste. Anche tra gli altri attori della Filiera TLC la percentuale di lavoratori coinvolti in attività di formazione è elevata: quasi un addetto su due.

Recruiting esterno

Una strada parallela alla formazione interna è il recruiting esterno. In questo caso, si riscontrano difficoltà legate a una carenza in Italia di persone con competenze in alcune discipline: per la formazione terziaria nelle materie STEM (Università + ITS) si prevede infatti un mismatch annuale tra domanda riferita a tutti i settori produttivi e offerta di circa 6.200 persone nel periodo tra il 2023 e il 2027. Questa problematica è sentita anche dalla Filiera: infatti, dal 76% delle imprese associate viene evidenziata una mancanza sul mercato delle professionalità richieste e solo il 14% delle imprese associate ritiene il sistema scolastico qualitativamente e quantitativamente adeguato.

Quella delle competenze digitali non è l’unica sfida della Filiera per quanto riguarda il mercato del lavoro. In questo scenario il cambiamento dei modelli di organizzazione del lavoro acquista maggior centralità. Ormai la totalità delle aziende implementa soluzioni di Smart Working e a conferma della maturità sul tema, il 67% delle aziende della Filiera TLC dichiara di aver già adottato modelli Hybrid&Smart, più flessibili, adattivi e personalizzati, fondati sui risultati per un miglioramento del work-life balance e della produttività. Questi modelli sono quelli che favoriscono l’adozione di servizi digitali e la digitalizzazione delle imprese. Grazie all’implementazione di iniziative di questo tipo, si registrano inoltre benefici aggiuntivi: secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano si possono riscontrare benefici per dipendenti e imprese sia di natura economica (con un risparmio di 3.400€ a lavoratore) sia ambientale (con un risparmio sulle emissioni di CO2 pari a 480kg a lavoratore). Ora è necessario lavorare per un consolidamento dello strumento nella prospettiva di supportare e valorizzare questa modalità di organizzazione del lavoro attuando soluzioni di lavoro ibrido, sperimentando nuovi equilibri tra presenza fisica e virtuale. 

Fondo di solidarietà

Rispetto a questo quadro Asstel e le Organizzazioni Sindacali hanno individuato nella definizione del Fondo di Solidarietà per la Filiera TLC una risposta per accompagnare le azioni di formazione, riqualificazione e riorganizzazione rese necessarie dai processi innovazione tecnologica e di trasformazione. Il Fondo sarà attivo dal 1° gennaio 2024 e per consentirne fin da subito e per il primo triennio di attività il pieno perseguimento dei propri obiettivi è necessario un sostegno pubblico economico aggiuntivo al finanziamento da parte di imprese e lavoratori.

Sempre nell’ottica di accompagnare l’evoluzione del lavoro nella Filiera TLC è necessario rifinanziare il Contratto di espansione e rafforzare il Fondo nuove competenze.

Guardando poi al ruolo del CCNL TLC è necessario avviarne una evoluzione – coerente con la trasformazione in atto in tutti i segmenti della Filiera – sia del perimetro che del modello, che si concentri su: competenze, produttività e nuovi modelli di organizzazione del lavoro.

In questo contesto una particolare attenzione riguarda le attività di CRM-BPO, per le quali va definita un’area distintiva all’interno del CCNL TLC che ne colga le specificità, unitamente al riconoscimento del CCNL TLC quale contratto di riferimento per tali attività e all’implementazione di un modello di certificazione.