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AssetProtection. Privacy a Scuola: la lettera di un genitore alla preside

Eco-scuola

A volte succede che le migliori iniziative, anche se illuminate e di rilevanza sociale importante, falliscano miseramente. E nella maggior parte dei casi è l’alterazione dei meccanismi di comunicazione adottati con le parti interessate a sovvertire l’ordine tra benefici e rischi del progetto. Se poi ci finiscono in mezzo il tema della privacy e dati sensibili di minori, il pasticcio è fatto!

A questo proposito riportiamo la lettera di un genitore, inviata alla preside di un istituto scolastico, nella quale sono presenti alcuni spunti di riflessione sul tema.

“Pur avendo compreso l’importanza del progetto proposto dall’associazione ed apprezzandone fortemente il valore sociale, ho maturato alcune riserve circa la gestione delle opportune comunicazioni da parte dell’Istituto Scolastico con noi genitori, in riferimento a quest’iniziativa.

Ritengo fondamentale che ci sia una stretta collaborazione tra tutte le parti coinvolte (Istituto scolastico, organizzazioni no-profit e genitori) per garantire un’adeguata sicurezza delle informazioni sensibili – in particolare l’aspetto della riservatezza – che riguardano i nostri bambini. I principi che configurano la vigente normativa sulla Privacy, specie in queste situazioni, sarebbe fondamentale si evolvessero, con l’impegno di tutti, acquisendo una natura sostanziale oltre che formale.

Per questa ragione sono certo che l’Istituto Scolastico saprà interpretare alcuni disguidi, verificatisi nei giorni scorsi, come spunto di miglioramento. Mi riferisco al fatto che è stata distribuita a noi genitori (inserita nello zainetto dei nostri figli) un’informativa al trattamento di dati sensibili dei bambini, richiedendo il nostro consenso, proveniente da una terza parte (l’associazione) per alcuni di noi sconosciuta. Le finalità del trattamento, senza la documentazione – distribuita solo in un secondo momento – a chiarimento delle attività, risultavano quindi incomprensibili ed ingiustificabili.

Infine, non risultando chiaro neanche dalla documentazione successivamente condivisa se le attività collettive (che riguardano i bambini che parteciperanno al progetto) vengano svolte durante l’orario delle attività scolastiche, La prego, avvalendosi della scrupolosa collaborazione del corpo docenti, che le stesse siano oggetto di un’adeguata organizzazione, con lo scopo di non ingenerare nei bambini che non parteciperanno, nessuna percezione discriminatoria: ‘perché la mia amichetta partecipa a quell’attività di gruppo e io invece no?’.

Resto a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento si rendesse necessario circa questa mia nota a Lei rivolta, sottolineando che la stessa è finalizzata a consolidare un atteggiamento collaborativo e volto al miglioramento piuttosto che ad uno accusatorio e ostativo.

 

Cordiali saluti”.

Adesso non resta che aspettare per vedere quale comportamento deciderà di adottare la preside dell’istituto.

Farà di questa lettera carta straccia, senza nemmeno rispondere, pensando che quanto scritto sia per lei solo una perdita di tempo perché ha problemi più importanti sui quali concentrarsi?

Oppure sentirà l’obbligo formale di dover rispondere, pur considerando tutta la faccenda una grande seccatura, per giunta pericolosa per la sua posizione?

Oppure infine, farà tesoro di quanto successo e si renderà promotrice in prima linea di un aspetto certamente importante (quello della privacy) che riguarda anche – e soprattutto – la scuola?

Per il momento, ci lasciamo quindi con un appuntamento in sospeso nella rubrica AssetProtection.

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