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AssetProtection. Le leggi fondamentali della stupidità umana

Chi si occupa di sicurezza ha genericamente il compito di preservare direttamente o indirettamente il valore degli asset materiali ed immateriali, la salute delle persone e l’efficacia anche a lungo termine di servizi e processi. E sia per esperienza personale dei professionisti, sia perché è un chiaro indirizzo delle più rilevanti normative internazionali, il primo importante passo è quello di analizzare il contesto interno ed esterno nel quale si è chiamati ad operare. In quest’ambito ci si trova a dover fare i conti con questioni non solamente tecnico-organizzative e politico-economiche ma anche di carattere antropologico, sociale e psicologico. Dimensioni, queste, più legate alle persone.

Sul tema della persone abbiamo cercato di identificare le differenti variabili che hanno effetto sulla sicurezza ma sino ad ora abbiamo probabilmente sottovalutato il fattore stupidità.

Carlo Cipolla, nel 1988 identificò con un breve saggio Le leggi fondamentali della stupidità umana. E per chi non abbia mai sentito nominare l’autore, sottolineo che stiamo facendo riferimento ad uno storico specializzato in economia, non ad un cabarettista.

Con particolare rigore e al contempo chiarezza, il Cipolla configura un modello semplice sul quale ragionare. Dato un punto O di intersezione tra gli assi cartesiani, misurando sull’asse delle x il guadagno o la perdita personale (tenendo conto anche di fattori immateriali come la soddisfazione) e sull’asse delle y il guadagno o la perdita per gli altri, è possibile individuare quattro aree nelle quali si collocano gli sprovveduti, gli intelligenti, i banditi e gli stupidi. Nella Terza (ed aurea) Legge Fondamentale si definisce chiaramente che “una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita”.

L’estrema difficoltà nella gestione dello stupido consiste nell’imprevedibilità delle azioni che compirà, in quanto fondate su regole non conformi a quelle della comune razionalità. Ed anche nel momento in cui si acquisisce consapevolezza dell’attacco sferrato dallo stupido, risulterà estremamente difficile organizzare una difesa razionale, perché l’attacco, in se stesso, è sprovvisto di una qualsiasi struttura razionale. Costituisce un ulteriore aggravante il fatto che le azioni compiute dagli stupidi siano fondate sull’inconsapevolezza: lo stupido non sa di essere tale e ciò conferisce alle sue azioni una portata estremamente ampia.

Seppur questo breve saggio sia stato diffuso per la prima volta come regalo natalizio per gli amici stretti e gli enunciati siano trattati con un registro tragicomico formale, non dovremmo trascurarne l’importanza e la possibilità di trarne uno spunto concreto.

Alla base delle caratteristiche di imprevedibilità e potenza delle azioni degli stupidi risiede la difficoltà di prevedere un sistema valoriale differente da quello che comunemente utilizziamo. Su questo passaggio il Cipolla è chiaro. Quando fa riferimento alla misurazione di benefici e perdite per gli altri sull’asse delle y, specifica anche che “è assolutamente indispensabile riferirsi al sistema di valori” degli altri piuttosto che a quello individuale.

Ecco cosa volevamo intendere quando, in altri pezzi pubblicati in questa rubrica, abbiamo parlato di sistemi o procedure a prova di stupido. Se, per inconsapevolezza della stupidità umana, prendessimo in considerazione una scala di valori errata e conseguentemente producessimo un danno per noi stessi e per gli altri, dimostreremmo di essere caduti anche noi nel quadrante in basso a sinistra.

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